WikiLeaks e la rivoluzione digitale

Le rivelazioni-monstre del sito di indagine e spionaggio su Internet ci pongono domande sull’ampiezza dei cambiamenti provocati dai computer e dalla Rete. Ritornare alla verità è urgente.
Julian Assange

Un direttore di ricerca del Cnr francese, Pierre Garoche, di recente scomparso, mi diceva prima di morire che secondo lui la rivoluzione digitale sarebbe riuscita a far nascere e riprodurre nel cervello persino i sentimenti religiosi. L’ho presa sul ridere, ma ora m’interrogo. Perché la rivoluzione digitale sta inducendo conseguenze imprevedibili sulla vita dei singoli uomini e sulle relazioni sociali del mondo intero, ben più di quanto non abbiano fatto al Rivoluzione francese e la Rivoluzione industriale. Se entrambe avevano influito sia sulla vita personale che su quella sociale dell’umanità, le loro influenze erano state sostanzialmente circoscritte a certe aree privilegiate del globo e anche in queste aree non erano riuscite a penetrare ovunque. Ora la rivoluzione digitale sta arrivando dappertutto, in ogni ambito dell’agire e del pensare umano.

 

Pensiamo all’economia e all’e-commerce, alle transazioni finanziarie istantanee da un lato all’altro del globo, che hanno provocato la recente crisi economica dalla quale stentiamo ad uscire. Oppure pensiamo alle relazioni umane, moltiplicate esponenzialmente e ridisegnate dall’introduzione dei telefonini e dei social network, e dalla quasi sparizione della posta scritta a mano. Oppure pensiamo alle relazioni familiari: una volta erano le famiglie che trovavano il buon partito, ora ci si affida a Internet, mentre le tracce che lasciamo con le nostre carte di credito o le nostre telefonate sono ormai in grado di dire dove siamo e cosa stiamo facendo in ogni istante. E sulla nostra salute? Straordinari passi avanti sono stati fatti nella cura di una quantità impressionante di malattie, mentre la mappatura del nostro Dna apre prospettive affascinanti e inquietanti. Anche il Diritto viene influenzato da queste ricerche, così come le indagini contro le mafie e le corruzioni del mondo intero, grazie all’incrocio delle banche dati delle polizie e dei servizi segreti. Infine, ora con WikiLeaks anche la diplomazia, la politica internazionale e le strategie militari perdono le loro prerogative di segretezza, l’aura di inviolabilità.

 

Scenari apocalittici ma anche affascinanti. Il mondo sta cambiando ad una velocità straordinaria, che sembra sconvolgere finanche le nostre più nascoste esistenze. Ognuno faccia perciò le riflessioni che ritiene opportune, spero non concentrandosi solo sulle definizioni pruriginose di un certo “gossip diplomatico” sbattuto in prima pagina dalle ultime rivelazioni di WikiLeaks.

 

Da parte mia vorrei sottolineare un aspetto forse poco evidenziato nei commenti di queste ore sul ciclone WikilLeaks, sulla «orgia di documenti riservati» (Mario Calabresi) che mettono a nudo non solo la diplomazia statunitense ma anche le piccole-grandi miserie di un mondo come quello della politica che concentra interessi privati e inconfessabili meschinerie. Bisogna secondo me tornare con decisione ad una sentenza evangelica che riprende antiche tradizioni inscritte nelle maggiori tradizioni di pensiero dell’umanità: «La verità vi renderà liberi». Se il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange (nella foto), dice che il suo scopo è solo quello di «favorire la trasparenza», ciò non basta: la trasparenza può inghiottire e far annegare anche il più provetto nuotatore.

 

Bisogna rivalutare, invece, i comportamenti fatti alla luce del sole che, perché “veri”, non temono alcuna delazione, alcuna spiata, alcuna critica. Bisogna tornare alla luce, lasciando le tenebre. Discorso moralista? No, siamo tutti umani, siamo tutti incapaci di perfezione. Discorso morale? Spero di sì, perché siamo tutti umani capaci di tendere alla perfezione. Così potremmo forse riacquistare quella fiducia annichilita dalle rivelazioni di Wikileaks.

 

p.s. Un consiglio a WikiLeaks: non sparate nel mucchio, col rischio di annacquare gli effetti voluti, ma indagate su casi specifici, con risultati alla lunga ben più efficaci.

 

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Il voto cattolico interessa

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons