Wierer, impresa d’oro

La biatleta altoatesina, con una rimonta da sogno, ha acciuffato il secondo titolo mondiale della sua carriera: un successo che vale doppio, ottenuto tra le nevi di casa
Dorothea Wierer

Domenica 16 gennaio è stato un giorno di grande festa per lo sport azzurro. Una gioia doppia, dato che la vittoria mondiale di Dorothea Wierer è avvenuta a Rasun-Anterselva: si tratta della valle in cui l’atleta faro del biathlon in Italia è nata e cresciuta, un territorio che conosce quindi centimetro per centimetro. Essere profeti in patria è assai difficile: la piccola-grande biatleta altoatesina (è alta 160 centimetri) ieri ci è riuscita, compiendo un ulteriore passo verso l’Olimpo di una disciplina che, grazie ai suoi successi a ripetizione, sta diventando popolare anche nel nostro paese.

La Wierer, un anno dopo il trionfo di Ostersund (Norvegia), si è confermata la più forte al Mondo nella specialità dell’inseguimento: una gara che si snoda su 10 chilometri, con quattro soste al poligono (due in piedi e due a terra per venti tiri complessivi): ogni errore alla carabina comporta un giro di penalità di 150 metri. Il biathlon è questo: un concentrato di freddezza, necessaria quando si tratta di prendere la mira e fare centro, unita alla necessaria esuberanza fisica per fare il vuoto con gli sci ai piedi. Una disciplina in cui fatica e precisione, quindi, vanno di pari passo: è necessario dosare le forze, provando ad essere veloci in pista e lucidi in pedana.

Dorothea ha fatto questo e anche di più, considerando come l’inseguimento di domenica abbia visto le atlete partire con i distacchi accusati al termine della gara sprint di venerdì scorso: un percorso di 7,5 km con due soste al poligono che aveva visto la Wierer giungere settima, staccata di 39 secondi dalla vetta. Il recupero è stato prodigioso: l’azzurra si è comportata bene con gli sci ai piedi, spingendo il giusto e poi facendo la vera differenza al momento di imbracciare la carabina. La gara è stata uno sfiancante testa a testa con la norvegese Roeiseland (vincitrice della sprint il venerdì).

Tutto si è deciso all’ultimo giro: l’italiana falliva il primo sparo, subito seguita dalla rivale. La Wierer si è dimostrata di ghiaccio, non sbagliando i restanti quattro tentativi e ripartendo con un vantaggio sulla scandinava che non sarebbe più stato colmato. I chilometri conclusivi sono serviti da vera e propria passerella per la ragazza di casa che si è potuta godere tutto il tifo che la attorniava, tagliando il traguardo a braccia alzate in un tripudio di folla festante.

Dorothea Wierer
Dorothea Wierer

«Faccio ancora fatica a realizzare – ha detto Doro ai cronisti – sono riuscita a godermi ogni gara come se fossi in allenamento: questo è stato possibile grazie a un’ottima condizione fisica. Sono arrivata al poligono in grande fiducia: non mi sono fatta fregare dal vento, sapevo bene che l’ultima serie sarebbe stata decisiva e non mi sono lasciata abbattere dal primo errore. L’ultimo chilometro – ammette la campionessa mondiale – è stato fantastico, lì ho realizzato che stavo per trionfare nel Mondiale di casa. L’Olimpiade? Ne parleremo tra qualche settimana, fatemi rifiatare. Questo oro mi ripaga di uno stress molto forte: le pressioni quando si gioca in casa sono altissime».

Aspettative assai elevate certo, ma gioia raddoppiata. Non ha prezzo, infatti, il poter esultare accanto a tutta la propria famiglia: ad assistere alla gara c’erano infatti il marito Stefano, i due fratelli di Dorothea Eobert e Richard, assieme alle sorelle Magdalena e Caroline. Mamma Irmgard non ha assistito alla gara per curare le nipotine influenzate, mentre non poteva mancare il padre Alfred, proprietario (e cuoco) di un ristorante a Brunico. A concludere la domenica d’oro, poi, c’è stata la cena a casa della nonna Burgl: un dolce finale per una giornata che rimarrà nella storia.

 

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