War child: un disco per la pace

Arte

Il dato è agghiacciante: il 66 per cento dei morti nelle guerre contemporanee sono bambini. Per provare a porre un argine a questa assurdità, e nel contempo per offrire un aiuto concreto all’infanzia costretta a vivere in zone di guerra, nel 1993 è nata War child, un’organizzazione umanitaria che si è più volte avvalsa della forza mediatica delle popstar, sia per sostenere le proprie iniziative che per sensibilizzare l’opinione pubblica occidentale.

L’ultima impresa è un disco, uscito all’inizio dell’anno, intitolato War Child Heroes e distribuito in tutto il mondo dalla Emi-Capitol. L’idea è semplice e piuttosto intrigante: accoppiare una quindicina tra le stelle più luminose del pop-rock odierno ad altrettanti classici del rock. Il risultato è un piccolo Bignami di classicità rockettara, a mezza via tra la compilation e il conceptalbum. Ovviamente gli accoppiamenti seguono la logica delle affinità elettive; così ecco Beck alle prese con mastro Dylan, gli Scissor Sisters a cimentarsi coi Roxy Music, i Kooks a fare il verso ai Kinks, i Franz Ferdinand a citare un vecchio classico dei Blondie, gli Elbow ad omaggiare gli U2; e così via.

Le quindici riletture variano a seconda dell’indole dei firmatari: da una moderata iconoclastia fino all’ossequio più rigoroso. Anche se l’album val più per i fini benemeriti, le cover si lasciano ascoltare con piacere e servono anche a ribadire l’ormai assodato appeal trans-generazionale di un genere dato mille volte per defunto eppure ancora in grado di esprimere un modo di leggere e di sentire la realtà. Anche se i decenni ne hanno progressivamente smussato la forza propulsiva, il rock è ancora un modo di essere, e ben lo dimostrano queste canzoni, perfino quando ad interpretarle sono personaggi più vicini ai coriandoli del pop che ai piombini rockettari. Frutto di sei mesi di registrazioni ai quattro angoli del mondo, l’operazione non è dunque pretestuosa (tutti i proventi finiranno – si spera – nelle casse sempre affamate di War child), e serviranno per finanziare i progetti dell’associazione soprattutto in Iraq, in Afghanistan e in Congo.

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