Votare al referendum è un diritto o un dovere?

Domenica e lunedì si vota per quattro quesiti. Le diverse posizioni sull’esercizio degli strumenti previsti dalla nostra Costituzione. L’invito a votare.
Seggio elettorale

Anche in occasione di questi quattro referendum – uno sul nucleare (scheda grigia), due sulla gestione dell’acqua (schede rossa e gialla) e una sul legittimo impedimento (scheda verde) – l’Italia si sta dividendo. Abbiamo tutti delle persone nella nostra cerchia di conoscenze che non si recheranno alle urne, oppure che al contrario vi si recheranno votando quattro sì, ma anche due sì e due no, un sì e tre no…

 

Il vero responso, però, sarà quello del quorum, cioè del raggiungimento o meno della soglia del 50 per cento più uno di elettori votanti, necessario per rendere valido il voto. Dai referendum abrogativi del 15 giugno 1997 non si raggiunge il quorum. Ricorderemo tutti il caso dell’invito del card. Ruini a non votare per il referendum abrogativo del 12-13 giugno 2005 sulla “procreazione assistita”. La sua proposta evidenziò come anche il raggiungimento del quorum fosse un’arma in mano ai contendenti – in realtà uno strumento usato anche da altri partiti, prima e dopo –. Il cardinale vinse la sua sfida, peraltro apprezzata molto diversamente anche all’interno del campo cattolico.

Oggi Berlusconi, il cui partito peraltro ha lasciato libertà di scelta, dice di essere deciso a esercitare il suo “diritto” di non votare, tre giorni dopo che il presidente Napolitano ha fatto sapere che, invece, lui eserciterà il “dovere” di votare. E i partiti hanno posizioni molto variegate. In realtà la Costituzione non parla di “diritto” di non votare per i referendum, ma semmai lascia intendere come si tratti di una “facoltà”.

 

La Chiesa gerarchica non si esprime direttamente, ma nelle sue più varie componenti prende posizione in modo diverso: dalle Acli che propongono 4 sì così come tante congregazioni missionarie che si esprimono nello stesso modo, alla galassia ciellina che, invece, sembra in gran parte orientata al non voto, come Formigoni ha lasciato intendere. Molto interesse il mondo cattolico e cristiano pone sulla questione dell’acqua e della salvaguardia delle risorse naturali. Papa Ratzinger, parlando a sei nuovi ambasciatori, come sempre ha volato alto: «Adottare in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate, che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per l’uomo, devono essere priorità politiche ed economiche», ha sottolineato. Non interviene direttamente sulla questione del sì o del no, ovviamente, ma indica la visione di lungo respiro, centrata sull’uomo e la sua salvaguardia, nel rispetto della Creazione.

 

Noi di Città Nuova invitiamo coloro che ci leggono ad esercitare il voto dopo essersi opportunamente informati e sapendo che si può votare, e quindi contribuire al quorum, anche solo per alcuni referendum. Andiamo alle urne, a condizione di riscoprire lo strumento costituzionale del referendum, possibilità offerta agli elettori di esprimere il proprio parere popolare. Quindi è innanzitutto un esercizio di democrazia: non è e non deve essere un referendum pro o contro Berlusconi, ma un esercizio della nostra identità di cittadini e di elettori.

 

Andiamo pertanto alle urne: in questo modo coopereremo al consolidamento della nostra democrazia, che in questi ultimi tempi di colpi bassi ne ha ricevuti non pochi. Le nostre società occidentali sono diventate delle “società dei diritti”, perdendo l’altra faccia della medaglia democratica, cioè il dovere, la partecipazione, la cittadinanza attiva. Questo è intrinsecamente un male per le nostre democrazie. L’invito nostro, quindi, è per il voto, ma nel rispetto assoluto anche per chi resterà a casa.

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