Vogliono togliere una tassa. Che peccato!

Le tante contraddizioni della vicenda Imu e l’urgenza di scelte coerenti contro le crescenti diseguaglianze. Ma l’opinione pubblica si rende veramente conto di cosa accade?  
lusso

«Maledetta Imu!», hanno gridato o almeno pensato milioni di italiani quando si sono trovati a doverla pagare in aggiunta ad una selva di altri appesantimenti fiscali, al culmine del tentativo del governo Monti di risanare i conti pubblici italiani.

E siccome “il troppo stroppia”, si capisce perché il semplice slogan elettorale «Via l’Imu dalla prima casa» sia risultato efficace. Ora siamo al pasticcio per cui il partito che quell’imposta aveva ideato (ma non aveva avuto il tempo di renderla operativa per la caduta del governo Berlusconi nel 2011), e che poi l’aveva votata in Parlamento, ora si è impegnato con l’elettorato a toglierla, mentre l’altro grande partito della coalizione, che dell’opportunità di quella tassa si è sempre dichiarato convinto e che pure a suo tempo l’aveva votata, ora si trova a doverne appoggiare l’abolizione per mantenere la guida del governo.

Il sistema fiscale italiano è stato giustamente criticato dall’Unione europea per il fatto di colpire troppo il reddito (che poi significa soprattutto reddito da lavoro dipendente, più pensioni, perché il resto sfugge) e di colpire troppo poco il patrimonio. 

Teniamo presente anche che la disuguaglianza dei patrimoni è sempre, sistematicamente, maggiore della pur elevata disuguaglianza dei redditi. Avevamo l’Imu intera (dico intera perché senza la prima casa resta poco) che colpiva il patrimonio (certo, una sola parte, quella immobiliare, mentre quella finanziaria riesce sempre a scapolarla), e anche in maniera abbastanza progressiva (ossia chi ha una prima casa di valore doppio paga più del doppio), e adesso per le ragioni politiche sopra citate la vogliamo abolire, per giunta creando problemi alle finanze dei comuni!

Per coprire il mancato introito dell’Iva si pensa, tra l’altro, a ritocchi di tasse qua e là, a cui certo non sfuggiranno le famiglie a basso reddito (non sto parlando della proposta, sacrosanta, di tassare il gioco d’azzardo). Mi chiedo solo se l’opinione pubblica – frastornata dalle battaglie verbali tra gli esponenti politici – ha capito davvero il passo indietro che i nostri eletti stanno decidendo.

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