Voglio darTi ancora un’occasione

Dal dolore della perdita e la repressione dei sentimenti alla rinascita grazie alla condivisione e all’Amore del Padre.
Foto Pexels

Durante l’ultimo anno di studio a Losanna, una sera ricevo una telefonata dalla mamma che mi saluta, e subito aggiunge: «Papà è partito», poi silenzio. Ho pensato “partito”? Che cosa intende per “partito”? Non aveva viaggi in programma…, lasciare la casa e la mamma? No, sarebbe un’assurdità! Poi un altro pensiero, che cerco subito di allontanare, mentre le chiedo di spiegarsi meglio. Quando sento che la voce della mamma è interrotta dalle lacrime, capisco che è proprio così, papà è morto improvvisamente per un malessere.

Mi siedo sul pavimento. Mi dice solo che per tutta la giornata aveva provato a contattarmi senza riuscirci. Non ricordo cosa ci siamo detti ancora, ero in preda a un gran dolore che mi serrava la gola e mi faceva gridare: perché, perché? Per infinite volte. Quando mi sono ripreso, sono uscito da casa per cercare una chiesa, ma, vista l’ora tarda, erano tutte chiuse. Anche il focolarino che abita in città non era in casa. Nelle ore che seguono ricevo varie telefonate, e-mail da parte di amici, dai Focolari, da colleghi. Ma la sensazione d’essere solo non passa. Mi chiedo perché sono stato l’ultimo a sapere che papà è morto. La sera stessa rientro in Ticino.

I giorni successivi si susseguono facendo veglia nella chiesa del paese, ricevendo visite. Dentro di me il dolore è fortissimo, ma cerco di nascondermi dietro quel «va tutto bene» che ripeto a chi incontro, anche per essere d’aiuto alla mamma nell’accogliere le visite. Nelle settimane che seguono, rafforzo la mia maschera fino a farla diventare una corazza che mi avvolge completamente. Le persone attorno a me sono stupite dalla mia apparente serenità; continuo le attività come sempre, ma non c’è più la consapevolezza di farle per amore. Approfitto delle sempre più occasionali visite in chiesa solo per sfogarmi con Dio e dirgli ciò che penso di Lui.

Il guscio che mi avvolge è sempre più duro, io stesso faccio fatica a riconoscermi. Da sempre troppo timido, mi ritrovo improvvisamente estroverso e superattivo e tutto quello che mi è stato donato dai miei genitori, la fede in particolare, è ormai un’ombra nascosta. Mi chiedo: in fondo tutte queste cose a cosa mi hanno portato? In concreto a niente e non mi hanno neppure evitato di soffrire per la morte di papà. Inoltre la salute della mamma sta subendo un crollo.

Negli incontri con gli amici a me più vicini nei mesi successivi mi rendo conto che sto sfruttando il loro amore per cercare di stare a galla, di sentirmi bene. Passano i mesi e durante un incontro uno di loro mi dice che ammira la mia forza d’animo. «Non è vero niente, è solo apparenza», gli rispondo tra le lacrime. Durante quel weekend però ho altre occasioni per poter finalmente essere sincero con gli altri e con me stesso.

Rientrato a casa, sento che qualcosa è cambiato, me ne rendo conto la prima volta che rientro in una chiesa. Riesco di nuovo a recitare il Padre Nostro, soprattutto, quando dice “sia fatta la Tua volontà”. Io e Lui non siamo ancora amici, ma neanche più nemici. Per la prima volta dopo il funerale, vado a trovare papà al cimitero.

Partecipo tempo dopo a un congresso internazionale, il cui tema è “L’unione con Dio”. In un momento di silenzio e solitudine Gli dico: «Voglio darTi ancora un’occasione». L’esperienza che vivo quel primo giorno è indescrivibile, per la prima volta da mesi mi metto nella sincera disponibilità al dialogo e il guscio nel quale mi sono rifugiato si disintegra: la consapevolezza di un Dio che mi ama immensamente mi avvolge, mi sento stupido per aver “perso” tempo, ma sono più consapevole che in ogni momento, anche il più difficile, posso scegliere Lui.

Torno a casa rinato, molte situazioni non sono ancora risolte, ma improvvisamente sembrano avviate al meglio. Mio fratello trova lavoro, mia sorella termina la sua tesi di laurea e prepara il suo matrimonio, mia madre comincia a riprendere la salute. Riconosco in tutto ciò l’Amore di Dio che continua a seguirci. Conclusi gli studi, non riesco a trovare subito lavoro e chiedo un aiuto dal cielo al mio papà: «Tu che ti sei sempre interessato dei miei studi, perché adesso non mi dai una mano a trovare un lavoro, magari come regalo per il tuo compleanno?». Dopo alcune settimane un colloquio di lavoro ha dato inaspettatamente un esito buono, ma, vista la naturale attitudine ai ritardi di papà, l’assunzione è arrivata “solo” il giorno dopo il suo compleanno!

Alberto D.

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