Vivere il Vangelo per far più bella la Chiesa

Il saluto della Presidente dell'Opera di Maria, ai francescani del Capitolo Internazionale delle Stuoie (Castel Gandolfo, 18 aprile 2009).
Maria Voce saluta i Francescani
Reverendissimi ministri Generali e Provinciali con i loro consigli,

e fratelli e sorelle tutti in san Francesco,

 

ho accolto con particolare gratitudine l’invito a rivolgere un breve saluto, a nome mio personale e di tutta l’Opera di Maria, a voi, fratelli e sorelle di tutta la famiglia francescana, a conclusione del vostro “Capitolo delle Stuoie” svolto ad Assisi e in attesa ora di incontrarvi col Vicario di Cristo, come 800 anni or sono per la prima approvazione della regola.

 

La nostra gratitudine nasce da due motivi. Il primo: quella di oggi ci sembra l’occasione offertaci dalla Provvidenza per ricambiare, in qualche modo, l’accoglienza riservata a Chiara e a tutta l’Opera di Maria nella basilica superiore ad Assisi il 26 ottobre 2000, durante l’anno giubilare. Quell’incontro è stato un vero momento dello Spirito, un’esperienza di quella comunione tra carismi antichi e nuovi, auspicata da Giovanni Paolo II e per la quale Chiara si è impegnata a lavorare a partire dall’incontro di Pentecoste ‘98.

 

Ma vi è un secondo motivo di gratitudine nei confronti della famiglia francescana che sta ricordando l’approvazione orale della Regola non bollata da parte del Papa Innocenzo III. È l’idea ispiratrice di questo vostro incontro di voler testimoniare al mondo di oggi la fedeltà al carisma di san Francesco e santa Chiara. Ora, l’aver evidenziato con le vostre esperienze e con i vostri approfondimenti il ritorno alle sorgenti del carisma, in particolare a quel “questa è la regola e la vita dei miei fratelli, vivere il santo Vangelo” (FF: 75), lo sentiamo non solo un contributo ad attualizzare quanto emerso nel recente Sinodo, ma anche un dono per tutta la Chiesa e per tutti noi dell’Opera di Maria.

 

Non per niente ad Assisi, Chiara Lubich, nel sottolineare i punti in comune col Movimento francescano, oltre a Dio solo, alla fraternità, all’amore reciproco con la tensione all’unità, aveva evidenziato il “vivere il Vangelo” come norma di vita. “È noto a tutti – sottolineava Chiara – come san Francesco non solo la meditava (la Parola di Dio), ma la viveva sine glossa”[1].

 

Anche la spiritualità dell’unità è sgorgata “come polla d’acqua viva dal Vangelo” e la prima comunità del Movimento è fiorita dalla Parola di Dio, presa sul serio, vissuta radicalmente e partecipata ad altri. Era talmente forte la volontà di vivere tutte le parole del Vangelo che Chiara con le sue compagne ripeteva spesso: “Se per ipotesi assurda tutti i Vangeli della terra venissero distrutti, noi desidereremmo vivere in modo tale che le varie persone, considerando la nostra condotta, possano, in certo modo, riscrivere il Vangelo[2]. Da allora, anche per noi, il vivere la Parola di Dio e il comunicare le esperienze del Vangelo vissuto è diventato quasi lo stile di vita del nostro essere cristiani.

 

Ed è stato – pensiamo – proprio questo penetrare il Vangelo con la vita che ha portato Chiara a scoprire come ogni carisma sia l’incarnazione di una parola del Vangelo e che solo vivendole tutte è possibile testimoniarlo ed essere Chiesa viva. “Gesù è il Verbo di Dio incarnato. – annotava Chiara ancora nel ‘49 – La Chiesa è il Vangelo incarnato. Così è Sposa di Cristo… Ogni Ordine o Famiglia Religiosa è l’incarnazione di una ‘espressione’ di Gesù, di una sua Parola, di un suo atteggiamento, di un fatto della sua vita, di un suo dolore, di una parte di Lui… La Chiesa è un magnifico giardino in cui fiorirono tutte le Parole di Dio, fiorì Gesù, Parola di Dio, in tutte le più svariate manifestazioni[3].

 

Se i diversi carismi possono essere paragonati a fiori sbocciati dal Vangelo, di certo essi conserveranno o ritroveranno la loro freschezza, e quindi saranno pienamente se stessi, nella misura in cui saranno capaci di andare alla radice da cui sono nati, immergendosi nuovamente nel Vangelo “nel quale solo valgono – ricorda ancora Chiara -, ed il quale solo debbono essere”.

 

Per questo ci ha dato particolare gioia questo vostro incontro di Assisi che ha messo particolarmente in luce l’esigenza di rivivere il momento carismatico della vita di Francesco, quando sotto l’azione dello Spirito Santo ha iniziato un nuovo modo di vivere cristiano, secondo quanto scritto nel suo Testamento: “E dopo che il signore mi donò dei frati… l’Altissimo mi rivelò che dovevo vivere a norma del santo Vangelo. Ed io con poche parole semplicemente lo feci scrivere e il signor Papa me lo confermò” (FF: 114-16).

 

La Famiglia francescana fin dalle origini è molteplice. A fianco di Francesco con i suoi frati, c’è Chiara con le sorelle povere, c’è un gruppo di laici, uomini e donne, colti e ignoranti, sposati e non sposati. E Francesco a tutti non chiede altro che la conversione al Vangelo.

Era e rimane questa la caratteristica unitaria di tutta la Famiglia francescana che, in un rinnovato processo di comunione e collaborazione fra le sue diverse componenti, ha voluto in questo capitolo di Assisi testimoniare la gioia di potersi incontrare tra fratelli e sorelle, riconoscendosi figli dell’unico Padre, una vera festa di fraternità che fa risplendere nuovamente da Assisi per tutto il mondo quel “sole” che faceva dire a Dante Alighieri: “Però chi d’esso loco fa parole / non dica Ascesi, che direbbe corto, / ma oriente se proprio dir vuole[4].

 

Che gioia e che gloria aggiunta in Paradiso per Francesco con i suoi frati!

 

Ma lasciatemi immaginare anche la gioia di Chiara Lubich, a cui lo Spirito ha donato il carisma dell’unità.

Da questo carisma è nata l’Opera di Maria e tanti religiosi, di vari istituti, che vi aderiscono, testimoniano che, uniti nel nome di Gesù, sperimentano la Sua particolare presenza e, in Lui e per Lui, riscoprono il proprio fondatore e la ricchezza del proprio carisma, da vivere in comunione con tutti gli altri per essere quel dono d’amore che lo Spirito ha voluto fare alla Chiesa.

 

L’Opera di Maria oggi ha il privilegio di accogliervi e partecipare così intimamente alla vostra festa. A Maria, che è rivestita di tutti i carismi, che è madre della Chiesa e di tutti i suoi figli, che certamente ci abbraccia tutti col suo amore, chiediamo di aiutarci, di illuminarci con lo Spirito Santo suo sposo, di farci tutti una cosa sola, per realizzare la preghiera del suo Figlio.

 

E permettetemi di concludere questo breve saluto con l’augurio che Chiara ha lasciato scritto sul libro degli ospiti del sacro convento al termine dello storico incontro del 2000: “Auguro alla Famiglia francescana di realizzare l’ideale di san Francesco e santa Chiara e cioè l’unità (sorretta dalla povertà) fra loro, con tutte le famiglie religiose del mondo antiche e nuove, nella profonda unità con la Chiesa istituzionale per far felice Gesù, essendo altre Maria![5].

 

Pace e bene a tutti.

 

 



[1] C. Lubich, Il Movimento dei Focolari e la Famiglia Francescana, Assisi 26.10.2000, in Unità e Carismi 6 (2000) 10-17.

[2] Id., La Parola vissuta: via all’unità – “Tre fioretti”, Morges (Ginevra), 29.10.2002.

[3] Id., Appunti inediti riportati in F. Ciardi, I carismi parole di Dio vive,in Nuova umanità 3-4 (1997) 387-407.

[4] Dante Alighieri, La Divina Commedia, Canto XI, 52.

[5] C. Lubich, cit. in F. Ciardi, Dialogo e comunione fra carismi “antichi” e nuovi, in Unità e Carismi 6 (2000) 4.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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