Vittorio Arrigoni: «Restiamo umani»

La vita spezzata di un giovane volontario che ha scelto la non violenza dentro il teatro di una guerra senza fine
Vittorio Arrigoni

 

«Dall’inizio dell’assedio a oggi, più di 300 palestinesi sono morti al lavoro sotto terra per permettere ad una popolazione di quasi 2 milioni di persone di sfamarsi. E’ una guerra invisibile per la sopravvivenza. I nomi degli ultimi martiri sono: Abdel Halim e suo fratello Samir Abd al-Rahman Alhqra, 22 anni e 38 anni, Haitham Mostafa Mansour, 20 anni, e Abdel-Rahman Muhaisin 28 anni. Restiamo Umani.Vik da Gaza city»

 

Così si chiude l’ultimo post datato 13 aprile di Vittorio Arrigoni nel suo seguitissimo blog http://guerrillaradio.iobloggo.com, un luogo sul web che ha permesso a tanti di rimanere collegati con la vita della striscia di Gaza, dove ogni giorno tanti uomini rischiano la vita nelle gallerie sotterranee per procurarsi beni di sopravvivenza. Ha voluto ricordare, fino alla fine, i nomi di altri giovani che non saranno mai ricordati fuori dalla cerchia dei familiari stretti. Attivista non violento, è stato ucciso in modo cruento da gruppi di integralisti, ancora non pienamente identificati.

 

Dichiaratamente di parte, a difesa delle ragioni del popolo palestinese, si faceva scudo umano per proteggere bambini, contadini e pescatori, senza tacere la paura che provava davanti alle situazioni di conflitto estremo come quello già sperimentato da quella ragazza statunitense, Rachel Corrie, travolta nel 2003 dalle ruspe che buttavano giù una casa palestinese. Entrambe, Vittorio e Rachel, militanti dell’International Solidarity Movement, un’associazione che ha suscita sempre grande ostilità da parte degli estremisti, a qualsiasi parte politica o sociale appartengono. Memorabili rimangono le cronache ininterrotte di Vittorio, direttamente da Gaza sotto i bombardamenti cominciati il 27 dicembre 2008. Qualcuno forse distinguerà formalmente tra il lavoro dei giornalisti con patentino e gli altri che pur non mantenendo la distanza dell’oggettività e senza ufficiali certificazioni entrano dentro le piaghe e le contraddizioni della storia, le fanno proprie, le vivono e le raccontano perché sanno di appartenere anche loro ad una comunità più vasta, che tutti accumuna oltre le differenze, che in Medio oriente sono diventate muri.

 

«Restiamo umani» era il saluto di Arrigoni dopo tante cronache terribili di morte mentre, come volontario, aveva deciso, partendo da un paesino della Lombardia, di voler stare accanto ai più piccoli e indifesi per offrire protezione. Per chi lo ha contattato in questi anni, e soprattutto sotto l’assedio di Gaza, è sempre stato disponibile al confronto e alla condivisione, utilizzando in maniera efficace tutti gli strumenti offerti dal web. Su Facebook non aveva negato il contatto ai gruppi che lo osteggiavano e denigravano. In questo desiderio di restare umani ha compiuto gesti anche non politicamente corretti e convenienti come la richiesta, registrata su Youtube, di confronto aperto con Roberto Saviano su alcune affermazioni dello scrittore napoletano a proposito della politica del governo israeliano. «Abbiamo la stessa età, parliamone assieme Roberto» comincia più o meno così il video che lo ritrae con quell’aria di giovane lupo di mare che aveva scelto di assumere.

 

Al posto delle tante immagini della sua fine così atroce, in dinamiche ancora da accertare, se mai sarà possibile arrivare alla verità, è bene ricordare il suo volto nei gesti quotidiani della convivenza umana dentro un contesto che sembra la contraddizione di ogni possibile via di uscita di pace. Eppure la pace è da continuare a ricercare ostinatamente, sperando contro ogni speranza, proprio in questi luoghi che a Vittorio e a tanti hanno chiesto la vita, il dono più prezioso che un uomo possa dare.

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