Vita di gruppo

Mio figlio Andrea di sette anni vuole sempre stare solo. Le sue insegnanti insistono affinché venga inserito in un gruppo per aiutarlo a relazionarsi con gli altri. Lei cosa ne pensa?. Livia – Chieti ¦ L’uomo è un essere sociale. La sua realizzazione è possibile mediante il rapporto con gli altri. Lo stare in gruppo dunque è essenziale per lo sviluppo dell’Io e per la crescita della dimensione relazionale e affettiva. Il bambino è in grado di relazionarsi con il mondo circostante sin dalla nascita, come ha dimostrato lo psicologo Stern, mediante le prime reazioni agli stimoli esterni e soprattutto la partecipazione emotiva alle cure primarie della madre. Questa prima capacità relazionale va sviluppata e educata nel corso della vita, favorendo esperienze pro-sociali con altri coetanei e adulti di riferimento. L’inserimento nella scuola dell’infanzia rappresenta una opportunità unica per promuovere, mediante il gioco e le prime attività psicomotorie relazionali, i rapporti con altri bambini così da condividere insieme a loro sentimenti che fanno parte della realtà umana e sociale. In questo modo, il bambino impara a conoscere sé stesso, a partecipare alla vita emotiva di altri, a controllare le proprie paure, a tener conto dei bisogni degli altri. Poi, dalla scuola elementare è fondamentale inserirlo in un gruppo sociale, ludico o sportivo. Ciò lo aiuterà a comportarsi in modo corretto con i coetanei, a gioire insieme ai compagni, ad accettare le sconfitte, a vivere esperienze con e per l’altro. Tutto ciò è talmente importante che non bisogna sacrificarlo per altri impegni. Anche la partecipazione del bambino a gruppi organizzati come gli scout, l’oratorio, i movimenti giovanili, o centri di aggre-gazione sono esperienze positive perché egli può sperimentare valori come la solidarietà, la condivisione, l’altruismo, lo spirito di sacrificio anche attraverso la presenza di educatori o assistenti adulti che rappresentino modelli di riferimento. Tali gruppi organizzano spesso al proprio interno momenti di conoscenza dei bisogni e delle povertà di altri bambini, favorendo una partecipazione attiva e concreta per la creazione di dialoghi basati sulla solidarietà e l’altruismo. Succederà così che il bambino non solo sentirà il piacere di stare in gruppo e di vivere con gli altri, ma proverà anche compassione verso chi è solo e bisognoso, mettendo in moto tutta la sua fantasia e le sue migliori energie.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons