Vita che rinasce

La struttura di supporto per post-comatosi a Sampierdarena gestita dall'associazione Rinascita Vita onlus, ha la particolarità di essere come una casa-famiglia. Nata dall'iniziativa di Elena Di Girolamo, mira a essere riconosciuta come un fiore all'occhiello nel campo della riabilitazione anche fuori regione

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In via Porta degli Angeli, sulle alture di GenovaSampierdarena, si trova Villa Elena, recentemente inaugurata quale struttura residenziale per pazienti cerebrolesi. Una casa che può ospitare fino a 15 persone, oltre a un servizio ambulatoriale e domiciliare e servizio semiresidenziale diurno. Porta degli Angeli è il nome della strada, ma sarebbe più giusto chiamarla “via che porta agli Angeli”. No, chi scrive non esagera, né tantomeno è preso da animo buonista e compassionevole. Qui, varcata la soglia, ci si imbatte nel personale dal fare straordinario, meraviglioso. Medici fisiatri infermieri. E i pazienti sono i primi a beneficiarne. Ho osservato in anonimato il loro lavoro, ho visto il volto sorridente dei pazienti. «Qui sono rinata», mi ha detto con un filo di voce Lucia. L’attenzione e la cura hanno un sapore particolare, quello di essere in casa propria e di essere curati in famiglia. E forse il perché sta nell’animo di chi ha voluto tutto ciò.

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Si può parlare di genio femminile, di donna coraggio, di mamma che non s’arrende. Perché l’ispiratrice è Elena Di Girolamo, donna e mamma la cui vita è stata tutt’altro che fortunata. Nel 1979 ha perso un figlio per un incidente stradale. Nel 1980, il secondogenito ha riportato gravi conseguenze fisiche sempre per un incidente automobilistico: «Dopo una lunghissima ricerca – ha spiegato – nel tentativo di trovare un centro adatto alla sua riabilitazione, necessaria per i gravi traumi cranici riportati, insieme a un gruppo di familiari e amici, abbiamo fondato ciò che ancora non esisteva». È lei insieme al marito ad aver fondato nel 1995 l’associazione Rinascita Vita onlus, che fornisce assistenza e riabilitazione per pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite con esiti da coma. Oggi segue più di 100 persone al giorno tra assistenza domiciliare, centro diurno e residenziale, ambulatori. Più di 3 mila le famiglie assistite negli anni.

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Se non ci fossero state Elena e le sue figlie Paola ed Emanuela, parenti e amici che l’hanno seguita, in Liguria non ci sarebbero centri del genere. «Le grandi conquiste si ottengono solo con l’amore e la perseveranza», è il suo motto. Elena Di Girolamo con la sua associazione ha sostenuto oltre 2500 persone e ha dato inizio a un percorso straordinario. L’obiettivo primario è quello di prevenire e saturare il senso di abbandono sociale a cui vanno incontro i pazienti e i loro famigliari al momento dell’evento traumatico. Tante strutture e tante persone accompagnate. Questo di Sampierdarena è solo l’ultimo di una serie. L’immobile, appena inaugurato è di proprietà del Comune, ed è stato assegnato a Rinascita Vita tramite un bando. All’inaugurazione l’arcivescovo ha benedetto la nuova realtà sanitaria e ha elogiato la tenacia, la perseveranza e l’impegno della fondatrice di Rinascita Vita e del suo staff: «Lavoro, famiglia e attenzione ai più bisognosi – ha sottolineato l’arcivescovo – rappresentano tre indici per valutare il valore di una società. «L’impegno di Rinascita Vita – ha detto anche riferendosi alla sua esperienza personale – mi fa ritornare in mente l’esperienza vissuta con mia madre che ha trascorso gli ultimi 10 anni della sua vita totalmente inferma. Io sono stato aiutato da molte persone per assisterla al meglio in casa. E posso garantire che la buona volontà, da sola, non è sufficiente senza una vera rete alle spalle. Auguro a questa realtà e a chi vi lavora di avere sempre presente che per ottenere i risultati ci vuole soprattutto l’amore verso il prossimo».

Elena è felice, racconta dei tanti risvegli, di pazienti che iniziano a camminare a parlare dopo tanto tempo: «Da noi spariscono le piaghe da decubito, ma anche le infezioni che le persone contraggono in ospedale. La voce si sparge e i pazienti vengono mandati anche dalle rianimazioni fuori Genova o addirittura dalla Sardegna o dalla tanto rinomata Lombardia, perché hanno sentito come curiamo i pazienti. Vorrei che Rinascita Vita venga conosciuta il più possibile anche fuori dal giro di coloro che sono stati colpiti da un evento che li ha portati da noi, e anche instaurare una collaborazione con il Comune, perché siamo nati per offrire un servizio a persone da 18 a 65 anni, ma oggi ci sono pazienti anche più vecchi che hanno bisogno di un appoggio e spesso è il Comune a gestire la cosa».

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