Virus Ebola, quali sono i sintomi?

Continuano a suscitare clamore i casi di malattia che si stanno verificando in Europa e negli Stati Uniti. Ecco le indicazioni del ministero della Salute per riconoscere questa pericolosa febbre emorragica e sapere come si diffonde
Israele
Di virus Ebola e di febbri emorragiche si parla ormai da anni, ma solo dopo che le infezioni hanno coinvolto alcuni Paesi dell'Africa Occidentale (Guinea, Liberia e Sierra Leone) arrivando poi in vari Paesi degli altri continenti, è scattata l'allerta per evitare che questa letale malattia continui a mietere vittime.

 

Per riuscire a mettere sotto controllo l'epidemia, secondo l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, saranno necessari dai 6 ai 9 mesi, nonché interventi seri e coordinati della comunità internazionale.

 

Ma come si riconosce la febbre emorragica provocata dal virus Ebola? Gli esperti del ministero della Salute elencano le caratteristiche della malattia: 

  • comparsa improvvisa di febbre elevata
  • astenia (mancanza di forze) intensa
  • dolori articolari e muscolari
  • inappetenza e mal di stomaco
  • mal di testa
  • mal di gola

seguiti da vomito, diarrea, esantema cutaneo diffuso, singhiozzo, tosse, dolore al petto, difficoltà respiratorie o di deglutizione. Le emorragie, sia cutanee che viscerali, possono comparire in genere al sesto, settimo giorno, soprattutto a carico del tratto gastrointestinale e dei polmoni. Possono essere accompagnate da petecchie, sangue dal naso, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali. Il periodo di incubazione è mediamente di 8-10 giorni con un "range" di 2-21 giorni. Il paziente diventa contagioso tramite le secrezioni biologiche quando comincia a manifestare i sintomi.

Il virus Ebola si trasmette attraverso:

  • il contatto diretto (attraverso cute lesa o mucose) con sangue o altri liquidi biologici (urine, saliva, feci, vomito, sperma) con un soggetto malato
  • il contatto indiretto (attraverso cute lesa o mucose) con oggetti contaminati con sangue o altri liquidi biologici (ad esempio aghi) di un soggetto malato.

La trasmissione del virus tramite allattamento e per via sessuale può proseguire anche dopo la guarigione clinica. Non vi è alcuna certezza sulla trasmissione del virus per via aerea, anche se per chi assiste i malati si suggerisce la protezione (distanza <1 metro) dalle goccioline di saliva. All’inizio, quando è presente solo febbre in assenza di vomito o diarrea o di manifestazioni emorragiche, il rischio di trasmissione è basso; nelle fasi tardive, quanto compaiono manifestazioni emorragiche, il rischio è significativamente più elevato e rimane molto elevato anche dopo la morte.

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