Violenze e riconciliazioni

7 giorni, 7 notizie poco conosciute: un cardinale nella Corea del Nord; attentato nella Cina musulmana; in Mali parlano le armi e in Congo le diplomazie; due sindaci venezuelani; presidente bis in Lituania; avvicinamento Pakistan-India
Afghanistan

Mercoledì 21 maggio: un cardinale in Corea del Nord
L’arcivescovo di Seul, Andrew Yeom Soo-jung ha varcato la zona demilitarizzata che separa le due Coree per rendere visita ai lavoratori della città di Kaesong, una sorta di città-industria condivisa tra Seul e Pyongyang. È un piccolo segno, ma appare significativo perché il clima politico tra le due Coree è pessimo. Il cardinale, che è anche amministratore apostolico di Pyongyang, ha potuto salutare i cattolici, anche quelli “clandestini” che vivono al Nord.

 

Giovedì 22 maggio: attentato a Urumqi
31 morti e 94 feriti nell’attentato, perpetrato «da terroristi musulmani uyguri» secondo fonti di polizia locali, sono il bilancio di un attentato all’auto bomba nella capitale dello Xinijang cinese. Due veicoli si sono lanciati contro la folla del principale mercato della città di Urumpi imbottiti di esplosivi, ma una sola bomba è deflagrata. Sono decenni che la resistenza degli uyguri alle autorità di Pechino, giudicate ree di occupare un territorio non loro, provoca di tanto in tanto gravi manifestazioni violente. La situazione, in qualche sorta, è simile a quella che vige nel Tibet (nella foto, preghiere per le vittime dell'attentato).

 

Venerdì 23 maggio: Mali di nuovo guerra
Si riaccendono i focolai di guerra in Mali, dopo alcuni mesi di tregua. I tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawas (Mnla) dichiarano di aver ormai sotto il loro controllo la città di Kidal e altre località. Nel capoluogo hanno occupato la sede dell’Onu e dell’amministrazione governativa. La città era stata visitata il giorno prima da primo ministro maliano, che ha dichiarato che la guerra è ricominciata. Ricordiamo che le battaglie erano cominciate nel gennaio del 2012.

 

Sabato 24 maggio: i due Congo in crisi
Scoppia una forte crisi diplomatica tra Brazaville e Kinshasa, cioè tra la Repubblica democratica del Congo e la Repubblica del Congo. L’origine è la decisione di Brazaville, nello scorso aprile, di espellere dal proprio territorio migliaia di cittadini del Paese confinante, considerandoli immigrati irregolari. Ora Kinshasa impone il visto per l’entrata dei cittadini della Repubblica del Congo che viaggiano o soggiornano nel territorio della Repubblica democratica del Congo. Visti che costano da 80 a 240 dollari, da una parte e dall’altra del fiume Congo, che divide i due Paesi. Ma si parla anche di morti e violenze in alcuni centri frontalieri.

 

Domenica 25 maggio: sindaci venezuelani
Continuano le manifestazioni e le violenze in Venezuela, tra le fazioni del presidente Maduro e l’opposizione sempre più intenzionata a chiedere le dimissioni dell’intera classe politica chavista. Un segno della contrapposizione è anche l’elezione di due nuovi sindaci a San Cristobal e a San Diego, rispettivamente Patrizia Ceballos e Rosa Brandonisio. La novità sta nel fatto che le due elette sono mogli di Daniel Caballos e di Enzo Scarano, precedenti sindaci, incarcerati dal governo per non aver contrastato le manifestazioni.

 

Lunedì 26 maggio: conferma in Lituania
È stata rieletta la presidente del Paese baltico, Dalia Grybauskaite, che così avrà altri cinque anni di mandato. Eletta col 58 per cento dei voti col sostegno dei conservatori, pur presentandosi come indipendente, ha battuto il candidato del centrosinistra Zigmantas Balcytis. Da notare che la Grybauskaite ha sempre avuto nella sua carriera politica un solo punto di riferimento ideale: Margareth Thatcher.

 

Martedì 27 maggio: Modi e Sharif
Il vincitore delle recenti elezioni indiane, Narendra Modi, ha cominciato il suo mandato con un gesto altamente simbolico e almeno in parte inatteso: ha invitato alla cerimonia di insediamento il premier del vicino (e spesso nemico) Pakistan, Nawaz Sharif. L’incontro tra i due statisti è stato particolarmente cordiale. È un passo di riconciliazione di gran valore, che si spera possa aiutare a distendere il clima di grande sospetto esistente tra i due Paesi, per via della questione del Kashmir e delle espulsioni di indù da parte di Islamabad. È curioso che un passo del genere sia stato compiuto dal leader del partito Bjp, considerato il partito radicale degli indù.

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