Violenza sulle donne: ora basta!

L'impegno a combattere il fenomeno con attività di sensibilizzazione e protezione. Ma tanta strada resta da fare.

Il 25 novembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un fenomeno che non conosce confini. Infatti, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un terzo delle donne e delle ragazze in tutto il mondo subisce violenze nel corso della propria vita. Una stima indubbiamente approssimativa, poiché questo tipo di violenza spesso non viene denunciata a causa del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che avvolge tali atti che, per questo, lascia spesso chi li commette il più delle volte impunito.

Pensiamo anche a forme di violenza che non sono immediatamente percepite come tali. In occidente, oltre alla violenza fisica o sessuale, le donne possono subire anche atti di violenza psicologica ed economica (comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché atti di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o alla famiglia). Nei paesi in via di sviluppo vi sono ancora altre problematiche: ad esempio, una ragazza su tre si sposa prima di aver compiuto i 18 anni d’età, mentre 200 milioni di donne e ragazze hanno subito mutilazioni genitali, una pratica tuttora in uso in circa 30 paesi. Inoltre, quasi tutte le vittime della tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale in Europa sono donne e ragazze.

L’Unione europea (UE) ha adottato una serie di misure per porre fine al fenomeno della violenza sulle donne. Innanzitutto, la direttiva sui diritti delle vittime di violenza contro le donne, che estende e migliora i diritti delle vittime di reati e garantisce alle vittime di violenza sessuale o di genere un sostegno specializzato. In particolare, le vittime più vulnerabili di violenza sessuale, di violenza di genere e di violenza domestica hanno accesso a servizi di sostegno specializzati; tra questi l’accesso ai centri di accoglienza per le vittime che necessitano di un luogo sicuro e di un supporto mirato e integrato, tra cui un sostegno e una consulenza specifici per il trauma subito.

Inoltre, la Commissione europea sta per concludere l’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. La Convenzione di Istanbul è il primo strumento europeo che stabilisce norme giuridicamente vincolanti per prevenire la violenza contro le donne e la violenza domestica, proteggere le vittime e punire i responsabili. Gli Stati aderenti alla Convenzione di Istanbul hanno l’obbligo di agire fino in fondo contro questo tipo di violenza in tutte le sue forme e di adottare le misure necessarie per prevenire, proteggere e intentare azioni penali.

Anche il programma europeo “Diritti, uguaglianza e cittadinanza” contribuisce a combattere la violenza contro le donne e i minori finanziando progetti locali incentrati sulla prevenzione della violenza di genere, sostenendo le vittime e le donne e ragazze a rischio, formando esperti e sviluppando capacità nel settore dei servizi. È infatti necessario sostenere e proteggere le donne vittime di violenza creando un ambiente sicuro che consenta loro di denunciare i crimini commessi nei loro confronti.

L’UE è impegnata a contrastare la violenza sulle donne anche al di fuori dei propri confini. Secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, negli ultimi due anni a oltre 1,5 milioni di donne e ragazze sono stati offerti servizi di protezione e assistenza per i casi di mutilazioni genitali femminili. Le iniziative di prevenzione stanno avendo un impatto positivo: circa tremila comunità, per un totale di 8,5 milioni di persone, hanno annunciato pubblicamente che avrebbero abbandonato questa pratica. Quanto ai matrimoni di minori, l’UE ha intrapreso una serie di iniziative che, miranti a modificare gli atteggiamenti e le prassi riguardanti i diritti delle ragazze, hanno coinvolto oltre 1,6 milioni di persone. Infine, l’UE, in collaborazione con le Nazioni Unite, ha avviato la “Spotlight Initiative”, un’iniziativa globale pluriennale volta ad eliminare ogni forma di violenza contro donne e ragazze, con un investimento iniziale di 500 milioni di €. Più precisamente, nel 2017 e nel 2018, l’UE ha stanziato oltre 62 milioni di € in aiuti umanitari per la prevenzione e il contrasto alla violenza sessuale e di genere in tutto il mondo, nell’ambito della programmazione in materia di protezione e salute.

Federica Mogherini, Vicepresidente della Commissione europea e Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che terminerà il suo mandato tra pochi giorni, ricorda che «la violenza contro le donne avviene ovunque, non c’è un luogo sicuro, neppure la propria casa; le donne ne sono vittima a casa e anche al lavoro, a scuola e all’università, per strada, durante i trasferimenti forzati e la migrazione, e sempre di più su Internet attraverso la violenza online e l’incitamento all’odio». Del resto, «porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze richiede un forte impegno non solo a livello istituzionale e ha bisogno di un ampio coinvolgimento delle organizzazioni internazionali, delle ONG e della società civile in generale e, soprattutto, di tutti gli uomini».

Pertanto, «l’UE resta in prima linea nella mobilitazione internazionale per difendere il diritto di ogni donna e di ogni ragazza di vivere libera e sicura. Lo facciamo per il nostro futuro e per il nostro presente, perché le donne sono il pilastro di società giuste, aperte, sviluppate e democratiche e nulla dovrebbe privarle della libertà di svolgere il loro ruolo in modo libero e sicuro». La sera di lunedì 25 novembre la Commissione europea illuminerà di arancione la sua sede di Bruxelles, il palazzo Berlaymont, per dimostrare il suo sostegno alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne.

Eppure il Parlamento europeo, il 13 febbraio 2019, ha approvato una risoluzione sul regresso dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere nell’UE, considerando che numerosi Stati membri dell’UE non hanno ancora ratificato né recepito la Convenzione di Istanbul e che vi sono restrizioni imposte dagli Stati all’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi. Inoltre, il Parlamento europeo rileva che le vittime della violenza di genere, inclusa la violenza domestica, hanno spesso un accesso limitato alla giustizia e a una protezione adeguata. Proprio la violenza domestica è considerata la forma più diffusa di violenza in taluni Stati membri, con un numero crescente di donne vittime di violenza domestica. Il Parlamento europeo condanna con forza l’aumento della violenza nei confronti delle donne, che si riflette in modo brutale nel numero allarmante di omicidi, e chiede alla Commissione europea ed agli Stati membri di fare di più per garantire la parità di trattamento tra uomini e donne, a partire dalla parità di salario, nonché sostenere economicamente quegli enti che offrono sostegno alle donne vittime di violenza.

L’Italia, che ha adottato la Convenzione di Istanbul, secondo il rapporto di una serie di associazioni di donne, intitolato “Attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia” (2018), ha prestato un’attenzione crescente al tema della violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ma lo ha fatto quasi esclusivamente sul versante normativo ed in particolare sul versante della criminalizzazione delle condotte. Infatti, le donne, trovano ancora vari ostacoli sia con le forze dell’ordine, che con operatori sociali e sanitari, dovuti ancora alla scarsa preparazione e formazione sul fenomeno della violenza, ma soprattutto al substrato culturale italiano, caratterizzato da profondi stereotipi sessisti e diseguaglianze tra i generi, oltre che pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano situazioni di violenza.

In Italia, secondo i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione. Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.

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