Haiti, uno dei Paesi più poveri e diseguali delle Americhe, sta raggiungendo un punto di rottura. Le bande armate controllano gran parte del territorio, soprattutto Port-au-Prince, il che ha portato a circa 360.000 sfollati in tutto il Paese. A tutto ciò si aggiunge una grave crisi politica, economica, ambientale e sociale del Paese.

Un agente di polizia in una strada vicino all’Ospedale Generale di Haiti, una struttura attualmente sotto il controllo di bande armate, a Port-au-Prince, Haiti, il 27 maggio 2024. Foto: EPA/Orlando Barria via Ansa
Da mesi le organizzazioni internazionali segnalano come la situazione già instabile dello Stato stia peggiorando a causa dell’aumento della criminalità da parte di bande armate e di un clima di estrema violenza. «Haiti è sprofondata in una grave crisi umanitaria, politica e di sicurezza in seguito all’assassinio del presidente Jovenel Moïse nel 2021 e al rafforzamento da allora delle bande criminali che ora dominano una parte significativa del territorio e l’accesso a infrastrutture chiave come porti e aeroporti», ha osservato Amnesty International a marzo.
Questa violenza ha avuto molteplici conseguenze. Ora, diverse organizzazioni internazionali stanno esprimendo la loro preoccupazione per come la complessa situazione del Paese si stia ripercuotendo sul sistema sanitario. Tanto che negli ultimi giorni sia il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) che Medici senza frontiere (MSF) si sono espressi in merito.
Il rappresentante dell’UNICEF ad Haiti, Brumo Maes, ha spiegato che «la combinazione di violenza, sfollamenti di massa, pericolose epidemie e crescente malnutrizione ha messo in ginocchio il sistema sanitario haitiano». L’agenzia spiega che la recente escalation di violenza a Port-au-Prince «continua a privare i bambini dei servizi sanitari e dei farmaci essenziali». In generale, il sistema sanitario haitiano è stato gravemente colpito, denuncia MSF.
L’associazione sottolinea che i servizi sanitari essenziali non sono facilmente accessibili, in gran parte a causa della chiusura dell’aeroporto internazionale per quasi tre mesi e del blocco dei porti, che non sono ancora aperti. Inoltre, evidenzia, in questa situazione di emergenza le procedure doganali dovrebbero essere molto più flessibili. «È imperativo che i medicinali e le altre forniture possano essere consegnati il più rapidamente possibile», dichiara Mumuza Muhindo Musubaho, coordinatore del progetto di MSF. A questo proposito, l’Unicef spiega che i voli cargo da e per Port-au-Prince hanno una capacità limitata e sono in ritardo.
Inoltre, le diverse agenzie avvertono che ci sono molte difficoltà a muoversi all’interno del Paese anche a causa del clima di insicurezza e violenza. Questo ha portato a carenze critiche. Mentre MSF non è riuscita a importare farmaci e forniture mediche nel Paese dalla metà di marzo, l’Unicef riferisce che i container con forniture vitali sono stati bloccati o saccheggiati, così come molti magazzini e farmacie. Inoltre, «centinaia di container carichi di forniture umanitarie sono bloccati a Port-au-Prince, compresi alcuni container dell’Unicef che trasportano forniture mediche, materne e neonatali».
In generale, tutti gli ospedali del Paese stanno lottando per procurarsi e mantenere le forniture sanitarie essenziali. Come sottolinea l’Unicef, 6 ospedali su 10 funzionano a malapena. Inoltre, più di 30 centri medici e ospedali hanno chiuso «a causa di atti di vandalismo, saccheggi o perché situati in aree insicure, compreso l’Ospedale Universitario Statale di Haiti, il più grande del Paese», ha dichiarato Msf.
Le conseguenze della mancanza di forniture da parte di Msf e di altri operatori sanitari includono il fatto che i pazienti con malattie croniche, come la tubercolosi o l’HIV, sono più a rischio di peggiorare le loro condizioni, data l’importanza di questi trattamenti per la loro vita. Inoltre, le condizioni insalubri dei numerosi insediamenti di sfollati sparsi per Port-au-Prince aumentano il rischio di malattie trasmesse dall’acqua, come il colera. A questo proposito, mancano infrastrutture idriche e igieniche e, con la stagione delle piogge, si moltiplica il rischio di diffusione delle malattie.

Veduta aerea di una donna che spazza nel mezzo di un mercato a Petionville, a Port-au-Prince, Haiti, 26 maggio 2024. Il mercato è pieno di venditori e acquirenti nonostante il terreno fangoso, la spazzatura e le mosche che riempiono il souk. Foto: EPA/Orlando Barria via Ansa
Oltre a tutto questo, il diritto al cibo è chiaramente violato in tutto il Paese. Secondo la Caritas, il 72% della popolazione consuma meno del necessario per mantenersi in salute e 1,64 milioni di persone si trovano in una situazione di emergenza e pericolosamente vicina alla carestia, tra cui 84.921 donne incinte e che allattano. D’altra parte, i prezzi dei generi alimentari di base continuano a salire: da gennaio ad aprile sono aumentati fino al 21%.
Oltre al settore sanitario, la violenza colpisce bambini e giovani in molti altri modi: più di 1.000 scuole sono state chiuse e i bambini vengono reclutati dalle bande armate. La violenza sessuale e di genere è usata anche come metodo di controllo della popolazione, afferma la Caritas.

Motociclisti percorrono via Paolo VI scortati da camion blindati della Polizia Nazionale, a Port-au-Prince, Haiti, 27 maggio 2024. Le bande armate che controllano il quartiere di Bel Air, situato a pochi isolati dalla sede del Governo, hanno creato un corridoio tra quel settore e l’Ospedale Generale che attraversa via Paolo VI. Foto: EPA/Orlando Barria via Ansa
Secondo Ana Piquer, direttrice per le Americhe di Amnesty International, questa crisi è il risultato di «decenni di instabilità politica, estrema povertà, disastri naturali, indebolimento delle strutture statali». Piquer sottolinea che l’assenza di un impegno decisivo da parte della comunità internazionale ha lasciato la popolazione vulnerabile alla violenza. In questo senso, sottolinea che «le soluzioni militari o gli interventi esterni non hanno affrontato le cause della crisi e quindi, lungi dall’avanzare verso una stabilità sostenibile, hanno lasciato in eredità violazioni dei diritti umani e impunità che continuano».
Per Amnesty International, l’azione della comunità internazionale in questo senso è quindi essenziale. Oltre all’assistenza umanitaria, Amnesty International esorta la comunità internazionale a «monitorare attentamente e documentare eventuali crimini di diritto internazionale e violazioni dei diritti umani nel Paese, al fine di garantire il rispetto del diritto internazionale e, se necessario, perseguire coloro che sono sospettati di responsabilità penale».
D’altro canto, l’organizzazione sottolinea l’importanza di una risposta internazionale fondata su un approccio basato sui diritti, al fine di raggiungere una soluzione duratura per il Paese. In questo senso, «dovrebbero essere privilegiati il dialogo con la società civile e i principali attori politici, la leadership delle comunità colpite e una risposta internazionale incentrata sul rispetto dei diritti umani».
Inoltre, Amnesty insiste sull’importanza che tutti gli Stati delle Americhe, in particolare gli Stati Uniti e la Repubblica Dominicana, pongano fine alle politiche e alle pratiche razziste e garantiscano che gli haitiani non siano respinti al confine e abbiano accesso a una procedura di asilo equa ed efficace. «Gli Stati devono sospendere i rimpatri ad Haiti, poiché le condizioni del Paese mettono a rischio la vita e la sicurezza degli haitiani», dichiara l’organizzazione.
(Testo originale in spagnolo)

Le persone camminano in una strada piena di spazzatura nel centro della città, a Port-au-Prince, Haiti, 27 maggio 2024. Foto: EPA/Orlando Barria via Ansa
La violencia y la inestabilidad azotan el sistema sanitario de Haití
La complicada situación del país está afectando de manera preocupante al acceso de servicios sanitarios esenciales y al abastecimiento de medicamentos
Haití, uno de los países más pobres y desiguales de América, está llegando a una situación límite. Las bandas armadas controlan gran parte del territorio, especialmente Puerto Príncipe, lo que ha provocado alrededor de 360.000 desplazados en todo el país. A todo esto se le suma la grave crisis política, económica, ambiental y social que existe en el territorio.
Los organismos internacionales llevan meses advirtiendo de cómo la ya inestable situación del estado se está agravando debido al aumento de la criminalidad de bandas armadas y el clima de violencia extrema. «Haití se encuentra sumido en una grave crisis humanitaria, política y de seguridad tras el magnicidio del presidente Jovenel Moïse en 2021, y el fortalecimiento desde entonces de bandas criminales que hoy dominan parte significativa del territorio y el acceso a infraestructuras clave como puertos y aeropuertos», señalaba ya en marzo Amnistía Internacional.
Esta violencia ha tenido múltiples consecuencias. Ahora, diversos organismos internacionales muestran su preocupación ante cómo la compleja situación del país está afectando al sistema sanitario del mismo. Tanto es así que en los últimos días tanto el Fondo de Naciones Unidas para la Infancia (UNICEF) como Médicos sin Fronteras (MSF) se han pronunciado respecto a esto.
En este sentido, el representante de UNICEF en Haití, Brumo Maes, explicó que «la combinación de violencia, desplazamientos masivos, epidemias peligrosas y una creciente desnutrición ha puesto de rodillas al sistema de salud de Haití». El organismo aborda cómo la reciente escalada de violencia en Puerto Príncipe «sigue privando a los niños de servicios sanitarios y medicamentos esenciales». En términos generales, el sistema sanitario haitiano se ha visto gravemente afectado, señalan desde MSF.

Le persone camminano lungo una strada a Petionville, a Port-au-Prince, Haiti, 26 maggio 2024. Foto: EPA/Orlando Barria via Ansa
Desde esta asociación apuntan que los servicios sanitarios esenciales no son de fácil acceso en gran parte debido al cierre de cerca de tres meses del aeropuerto internacional y el bloqueo de los puertos, que continúan sin estar abiertos. Además, afirman, en esta situación de emergencia, los procedimientos aduaneros deberían darse con mucha más flexibilidad. «Es imprescindible que los medicamentos y otros suministros puedan entregarse lo antes posible», señala Mumuza Muhindo Musubaho, coordinador de proyectos de MSF. En este sentido, UNICEF explica que los vuelos de carga desde y hacia Puerto Príncipe tienen una capacidad limitada y funcionan con retraso.
Asimismo, los diferentes organismos advierten de que hay muchas dificultades para desplazarse dentro del país también debido al clima de inseguridad y violencia. Esto ha supuesto desabastecimientos críticos. Mientras que MSF no ha podido importar medicamentos ni material médico al país desde mediados de marzo, desde UNICEF aseguran que contenedores con suministros vitales han sido detenidos o saqueados, al igual que muchos almacenes o farmacias. También ocurre que «cientos de contenedores cargados con insumos humanitarios están atrapados en Puerto Príncipe, entre ellos algunos de UNICEF que llevan pertrechos médicos, maternos y neonatales».
En general, todos los hospitales del país tienen dificultades para adquirir y mantener suministros de salud fundamentales. Como indican desde UNICEF, 6 de cada 10 hospitales apenas funcionan. Además, más de 30 centros médicos y hospitales han cerrado «debido a actos de vandalismo, saqueos o por estar situados en zonas inseguras, entre ellos el Hospital Universitario Estatal de Haití, que es el mayor del país», señalan desde MSF.

Gli sfollati interni ricevono acqua potabile nel centro di Port au Prince, Haiti, 6 aprile 2024. Foto: EPA/Mentore David Lorens via Ansa
Las consecuencias de la falta de suministros de MSF y otros actores médicos son, entre muchas otras, que pacientes con enfermedades crónicas, como tuberculosis o VIH, corren así un riesgo mayor de empeorar su estado, dada la importancia de estos tratamientos para su vida. Asimismo, las insalubres condiciones de los numerosos asentamientos de desplazados que se extienden por Puerto Príncipe aumentan el riesgo de enfermedades transmitidas por el agua, como el cólera. En este sentido, existe una falta de infraestructuras de agua y saneamiento y, con la temporada de lluvias, se multiplica el riesgo de propagación de enfermedades.
Además de todo esto, el derecho a la alimentación está siendo claramente vulnerado en todo el país. Según explican desde Cáritas, el 72% de la población consume menos de los necesario para mantener la salud, y 1,64 millones de personas están en situación de emergencia y peligrosamente cerca de la hambruna, entre las que hay 84.921 mujeres embarazadas y en período de lactancia. Por otro lado, los precios de alimentos básicos no dejan de subir: de enero a abril han aumentado hasta un 21%.
Aparte de en el ámbito sanitario, la violencia también afecta de otras muchas formas a la población infantil y juvenil: se ha producido el cierre de más de 1.000 escuelas y existe el reclutamiento de menores por parte de las bandas armadas. Asimismo, la violencia sexual y de género se usa como método de control de la población, indica Cáritas.
Según Ana Piquer, directora para las Américas de Amnistía Internacional, esta crisis es el resultado de «décadas de inestabilidad política, pobreza extrema, desastres naturales, debilitamiento de las estructuras estatales». Piquer señala que la ausencia de un compromiso decidido de la comunidad internacional ha dejado a la población vulnerable a la violencia. En este sentido, apunta que «las soluciones militares o intervenciones externas no han abordado las causas de la crisis y por ello, lejos de avanzar hacia una estabilidad sostenible, han dejado a su paso un legado de violaciones de derechos humanos e impunidad que continúa».
Por ello, para Amnistía Internacional es fundamental la acción de la comunidad internacional en este sentido. Aparte de la asistencia humanitaria, el organismo insta a la misma a «observar y documentar meticulosamente los posibles crímenes de derecho internacional y las violaciones de derechos humanos que se estén cometiendo en el país, con el fin de velar por el cumplimiento del derecho internacional, y de ser necesario, iniciar acciones judiciales en contra de todas aquellas personas sospechosas de responsabilidad penal».
Por otro lado, el organismo subraya la importancia de que la respuesta internacional esté basada en un enfoque de derechos, con el fin de lograr una solución duradera para el país. En este sentido, se debe privilegiar «el diálogo con la sociedad civil y actores políticos claves, el liderazgo de las comunidades afectadas y una respuesta internacional enfocada en el respeto a los derechos humanos».
Además, Amnistía insiste en la importancia de que todos los Estados de las América, especialmente Estados Unidos y República Dominicana, acaben con las políticas y prácticas racistas y garanticen que las personas haitianas no sean rechazadas en frontera y tengan acceso a un procedimiento de asilo justo y efectivo. «Los Estados deben suspender los retornos a Haití, ya que las condiciones en el país ponen en riesgo la vida y la seguridad de las personas haitianas», señala.
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