Vincere

Vincere

Nuovo appuntamento con la storia italiana per Marco Bellocchio. Dopo Buongiorno notte e la personalissima rivisitazione del caso Moro, il regista di Piacenza porta sul grande schermo le vicende di Ida Dalser, una delle tante amanti di Benito Mussolini, da cui ebbe un figlio e che, forse, sposò con rito religioso nel 1914. Un amore che la sarta trentina non rinnegò mai, rifiutando di essere messa da parte da colui che di lì a poco sarebbe diventato il Duce e subendo per questo l’internamento in manicomio e la sottrazione del figlio (che subirà dopo qualche anno la medesima sorte).

Bellocchio si appassiona a una vicenda tutto sommato minore del fascismo, cogliendo l’occasione per descrivere, con un tono forse un po’ troppo grottesco e didascalico, l’ascesa di Mussolini e la nascita del regime fascista. I due personaggi principali del film si spartiscono le chiavi di lettura: Mussolini è la storia, Ida il privato. Il primo procede inarrestabile verso la sua affermazione e la presa del potere, la seconda è la vittima, che del potere subisce solo l’oltraggio e la prevaricazione. Sono due personaggi estremi, entrambi prigionieri di una personale follia, incapaci di mediazioni e accomodamenti. Vogliono tutto, non intendono concedere niente. Ma la fin troppo evidente duplicità tra storia e privato che intesse il film ne pregiudica irrimediabilmente la sintesi. È la politica e la storia a prevalere sulle persone e sul privato, e la figura di Ida finisce per rimanere sullo sfondo, nonostante la straordinaria interpretazione di Giovanna Mezzogiorno, schiacciata dall’eccessiva prevalenza del contesto.

Vincere rimane un film stilisticamente molto bello, grazie anche ai numerosi materiali di repertorio sapientemente montati, con tocco futurista, da Francesca Calvelli e all’elegante fotografia decolorata di Daniele Ciprì; ma, nonostante tutto, è un film incapace di appassionare lo spettatore.

 

Regia di Marco Bellocchio; con Giovanna Mezzogiorno, Filippo Timi, Fausto Russo Alesi, Michela Cescon, Pier Giorgio Bellocchio.

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