Viaggio a Timor Est: immagini proiettate

Una nuova settimana porta con sé un nuovo aggiornamento dalla Repubblica di Timor Est. Don Pietro Raimondi ci ricorda, come sempre, con immagini e parole potentissime, il suo viaggio nel sud-est asiatico dove procede il suo viaggio di missione.
Foto: Pietro Raimondi

Questa settimana possiamo capire dalle parole di don Pietro Raimondi l’importanza della ricezione di queste immagini e con quanta facilità può passare il messaggio sbagliato. Oppure con quanta facilità si vuole capire il messaggio sbagliato. Dobbiamo imparare ad accettare e metabolizzare le immagini e le realtà che ci vengono proposte, tutte allo stesso modo e non solo quelle che ci trovano meglio preparati o più tranquilli nella nostra comfort zone. Per questo, questa settimana, vi lasciamo un piccolo pensiero di don Pietro riguardo la sua esperienza di comunicazione tra Timor Est e il resto del mondo:

“Siamo dei proiettori, dobbiamo ammetterlo. i nostri occhi immagazzinano immagini di continuo e il cervello poi le proietta sul nostro schermo preferito: gli altri. Così li vediamo proprio come vorremmo che fossero, ripuliti da tutto ciò che non ci va, che ci disturba e toglie pace.

Usualmente sul mio stato WhatsApp, su Instagram e sul mio blog quotidiano («La locanda della parola») pubblico foto della dura realtà che vedo qui. La reazione è per lo più quella di un silenzio rispettoso o, forse, è il silenzio di chi non ha la forza, sotto un ombrellone in meritata vacanza, di avviare dialoghi impegnativi.

Qualche giorno fa ho cambiato genere. Ho pubblicato foto dell’incantevole natura di questi posti: mare turchese incontaminato, praterie sconfinate, fiori tropicali. Contro le mie abitudini, ho addirittura postato foto di me stesso in barca, in moto, in zattera. E poi è iniziata la proiezione.

Dapprima: “Che incanto! Che Paradiso! Che meraviglia”. Poi: “Certo che anche lì se la godono!”. Per giungere, infine, alle ironie: “Missionario eh?…”. Esperimento riuscito. Non che ce ne fosse bisogno, ma è una conferma: vogliamo immaginarci gli altri poveri sì, ma dopotutto felici.

Miseri sì, ma più sereni di noi. Con nulla certo, ma in luoghi da sogno. Allora ci sentiamo un po’ più tranquilli, meno colpevoli, non certo responsabili. La favola del poverello vestito di stracci ma felice ci rincuora anche stasera e, chiusi gli occhi e accesa l’aria condizionata, diamo la buonanotte ad Alexa. E poi, anche loro laggiù hanno il telefonino”.

Leggi le tappe precedenti:

Viaggio a Timor Est: in mezzo al mare

Timor Est: un nuovo viaggio

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