Viaggio fra le star

A Firenze, a Palazzo Strozzi, 70 lavori dei migliori artisti contemporanei. Italiani e non
Reaching for the stars
"La rivoluzione siamo noi", di Maurizio Cattelan, in esposizione per la mostra "Reaching for the stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye" a Palazzo Strozzi, Firenze (Foto dal sito della mostra)

Ha trent’anni la Collezione Sandretto Re Rabaudengo, una delle più prestigiose raccolte di arte contemporanea. E si celebra con una mega-esposizione nel palazzo rinascimentale degli Strozzi. È pittura, scultura, installazione, fotografia, video e performance a percorrere un viaggio che propone opere tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo. Linguaggi diversi, espressioni anche conflittuali, riflessioni sulla storia attraverso i fatti dell’11 settembre e le lotte per i diritti civili.

È il segno di una creatività febbrile in cui l’arte, in sé unica, si esprime tuttavia in infinite possibilità di “dire” questa originaria unità. I risultati sono variegati, e il pubblico può sentirsi attratto o respinto o interrogato davanti alle opere in mostra. Ma il fascino del percorso in effetti ci coinvolge e non ci lascia tranquilli. Ovviamente, ci sono personalità come Maurizio Cattelan e il suo celebre La rivoluzione siamo noi del 2000 in cui egli si appende come un burattino dalla faccia tagliente e dagli occhi irosi e provocatori. È la provocazione infatti uno degli aspetti della produzione artistica contemporanea, tesa alla ricerca personale a tutti i costi.

Reaching for the stars
“Love is great”, di Damien Hirst, in esposizione per la mostra “Reaching for the stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye” a Palazzo Strozzi, Firenze (Foto dal sito della mostra)

Si cerca l’infinito, ed ecco Damien Hirst che nel 1994 imprime sulla tela con la vernice brillante uno sciame di farfalle contro un cielo di un azzurro dolcissimo. Siamo nella poesia visionaria e lieta della natura. Hirst apre un orizzonte che sembra antico – cielo animali –, ma la delicata forza dell’opera Love is Great trascina e attrae: non evade in mondi lontani, è un occhio sereno su quanto accade e vive, cose e natura.

E se il polacco Pawel Althamer nel 1993 si autoritrae in proporzioni naturali come un nudo classico ricco di imperfezioni in un ostinato realismo di bruttezza ricercata, Lynette Yiadom-Boakye a Londra presenta nel 2013 Switchere: una donna nera ritratta di schiena in uno spazio appena accennato, indefinito con lampi di colore. Ci sono donne che sperimentano con acutezza, come la russa Sanya Kantarovski in Fracture, ossia Punto di rottura: una Pietà che ricorda le figure cadaveriche di Picasso e certe stilizzazioni di Schiele, ma è tutta e solo russa nel pathos dei grandi occhi della donna che sorregge il figlio morto nel suo grembo.

Corpi, dunque. Ma anche astrazioni. Rudolf Stingerl, di Merano, dipinge nel 2004 Untitled, Ex Unico: un olio di grande formato che “ripensa” forme vegetali come una tappezzeria astratta e luminosa che ricorda tessuti mediorientali. Un pittore della Renania, Albert Oehlen propone nel 2017 un altro Untitled che è certo astratto, teso in più strati di colore. Ma questo colore grida, è ondivago, furioso, colante e offre un senso di incompiutezza, una vitalità espansa che cerca disperatamente una meta. Come accade nel lavoro della londinese Cecily Brown Back of Beyond (2021-2022): una figura umana è inserita in un turbine di forte spessore materico tanto da creare un universo in esplosione.

Ed esplosione è il termine che può definire questa galleria del contemporaneo dove ognuno cerca un propria via, grazie ad una fantasia sconfinata che provoca, crea, ritrae, riflette e nonostante tutto manifesta l’attuale “disperato” amore per la vita.

 

Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye. Firenze, Palazzo Strozzi. Fino al 18.6 (catalogo Marsilio arte.

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