Vesuvio, ecco chi accoglie i napoletani in caso di eruzione

Con una direttiva firmata da Letta prima di dimettersi da presidente del Consiglio, stabiliti i nuovi gemellaggi tra i comuni della zona rossa e le altre regioni italiane. Resta il nodo delle (impraticabili) vie di fuga
Vesuvio

Gli ultimi terremoti che si sono verificati in Campania hanno mandato nel panico i cittadini, preoccupati non solo per un eventuale terremoto catastrofico (vedi quello dell'Irpinia degli anni '80), ma anche di una possibile eruzione del Vesuvio. Un vulcano, questo, che come ricordano ciclicamente gli esperti, italiani e – soprattutto – stranieri, non dorme affatto. Anzi, è ben sveglio e, quando deciderà di eruttare, il pericolo potrà interessare un territorio molto ampio, che si estende da Napoli a Sorrento, mettendo a repentaglio la vita di circa un milione di persone visto che, alle 700 mila persone regolarmente residenti, bisogna anche aggiungere i tanti stranieri che vi vivono senza regolare permesso.

A quanto pare, però, del Vesuvio hanno paura anche le istituzioni, che hanno deciso di rimettere mano alla "pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico". Il provvedimento è stato varato lo scorso 14 febbraio ed è stato uno degli ultimissimi atti firmati dal premier uscente, Enrico Letta, e – in barba ai precedenti gemellaggi previsti per distribuire l'enorme popolazione che sarà interessata dal pericolo eruttivo – ha previsto nuovi collegamenti, che in base al paese di residenza distribuiranno i partenopei lungo tutta la Penisola.

La zona rossa (suddivisa in zona 1, quella "soggetta ad alta probabilità di invasione di flussi piroclastici", cioè la lava, e in zona 2, dove si verificheranno "crolli delle coperture degli edifici per importanti accumuli di depositi di materiale piroclastico") comprende 25 comuni delle provincie di Napoli e Salerno. I comuni interamente coinvolti sono: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomarino, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant'Anastasia, San Gennaro Vesuviano, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase e Scafati. Rientrano invece solo in parte nella zona rossa i comuni di Napoli (interessato per le circoscrizioni dell'area est: Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio), Nola e Pomigliano d'Arco.

«Al fine di garantire l'assistenza alla popolazione dell'area vesuviana cautelativamente evacuata – si legge nella direttiva firmata da Letta – ciascun comune della "Zona rossa" è gemellato con una Regione o Provincia Autonoma: e cioè:

Portici con il Piemonte
Nola con la Valle d'Aosta
Cercola con la Liguria
Torre del Greco e Somma Vesuviana con la Lombardia
Pollena Trocchia con il Trentino Alto Adige
San Giuseppe Vesuviano, Sant'Anastasia e l'enclave di Pomigliano con il Veneto
Palma Campania con il Friuli Venezia Giulia
Ercolano con l'Emilia Romagna
San Giorgio a Cremano con la Toscana
San Gennaro Vesuviano con l'Umbria
Poggiomarino con le Marche
Ottaviano e la parte di Napoli inserita nella zona rossa con il Lazio
Terzigno con l'Abruzzo
Massa di Somma con il Molise
Torre Annunziata e San Sebastiano al Vesuvio con la Puglia
Boscotrecase con la Basilicata
Boscoreale con la Calabria
Scafati e Trecase con la Sicilia
Pompei con la Sardegna

Nella direttiva si invitano le strutture territoriali operative dlela Protezione civile ad aggiornare i vari piani di emergenza, senza tuttavia prevedere fondi aggiuntivi rispetto a quelli già previsti e senza affrontare con serietà non solo gli eventuali spostamenti, ma le vie di fuga, che – già normalmente intasate ogni mattina nei giorni lavorativi – non potranno davvero fungere da strade di salvezza per le centinaia di migliaia di residenti della zona rossa.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons