Verso la fonte della Luce

Maria Voce nel Paese del sol levante. Un nuovo “abbraccio” con la Rissho Kosei-kai, noto movimento buddhista.
Maria Voce Nichiko Niwano

«Una persona del movimento buddhista della Rissho Kosei-kai, che studia in Italia la nostra religione s’è detta sicura che avverrà una certa unità fra i nostri due movimenti. Per questo prega Dio e Buddha. Vedremo». È quanto Chiara Lubich annotava nel suo diario di viaggio il 16 dicembre 1981. Era in volo per Tokyo e da lì a pochi giorni – non lo immaginava certo –, il suo intervento nella grande Aula Sacra presso il centro della Rissho Kosei-kai nella capitale giapponese, avrebbe aperto una pagina nuova nel dialogo interreligioso. Parlando a migliaia di buddhisti, infatti, avrebbe dato inizio a una collaborazione che, sviluppatasi nel corso degli anni, ha portato fedeli delle due religioni a un contatto vitale e a un profondo apprezzamento reciproco.

A metà gennaio, Maria Voce, ha voluto confermare che il dialogo resta una delle priorità dei Focolari ed ha accettato, su invito del presidente Nichiko Niwano, d’incontrare varie migliaia di membri del movimento buddhista. «È grande la mia commozione – ha confessato – nel trovarmi qui, in questa Aula Sacra in cui già Chiara Lubich ha parlato nel 1981. Mi sento avvolta dallo spirito dei nostri due grande fondatori: Chiara Lubich e Nikkyo Niwano, i quali hanno fortemente desiderato un legame fraterno fra le nostre due associazioni».

 

Fin dall’inizio, Chiara Lubich aveva colto che, al di là delle differenze di religione, nazionalità e cultura, i sorprendenti punti in comune, che i due movimenti presentano, non sono effetto di uno sforzo o di un progetto umano, «ma opera soprannaturale di Dio, per un fine che lui ha pensato e che a noi non è completamente noto».

Chi ha seguito in questi anni le vicende del dialogo dei Focolari ha visto svelarsi questo piano. Volgendosi indietro, colpisce vedere come questo incontro sia stato premonitore di quanto sarebbe successo fra i Focolari e i fedeli di altre religioni.

Al termine di uno dei suoi primi incontri con il leader giapponese, Chiara aveva commentato: «Questo ci fa sperare che ci siano altri movimenti suscitati per questo scopo. Bisogna scoprirli». Il tempo le avrebbe dato ragione. Altri dialoghi, infatti, si sarebbero sviluppati grazie alla mediazione di movimenti di rinnovamento spirituale, nati e cresciuti in seno alle rispettive tradizioni. È stato così con la Muslim Society of America, in seno all’Islam afro-americano, e con il movimento gandhiano e quello di Swayadhya, nel cuore dell’induismo.

Sembra quasi che quella «fase assiale» che il grande filosofo Jasper aveva individuato all’epoca di Socrate, Buddha, Confucio ed altri fondatori o rinnovatori delle tradizioni religiose, si stia, pur in altro modo, ripetendo oggi. Il nascere e lo svilupparsi di movimenti di rinnovamento in seno alle diverse religioni offre, infatti, un terreno fertile per lo sviluppo del dialogo interreligioso.

 

Facilitano questi contatti alcune caratteristiche comuni. Nati nel XX secolo, hanno tutti elementi atti a rispondere alle problematiche del mondo d’oggi. Inoltre, fondati e diretti da laici, ma in sintonia con le diverse autorità religiose delle proprie tradizioni, contribuiscono a popolarizzare le rispettive fedi fra la gente, con una particolare attenzione all’aspetto comunitario. Il fondatore della Rissho Kosei-kai, Niwano, per esempio, ha sempre sostenuto che, tra i tre tesori del buddhismo, il sangha, la comunità, è il più importante: una persona da sola non potrà mai arrivare a conoscere e cogliere la verità. Un gruppo, ancor meglio, una comunità permette di sostenersi, incoraggiarsi e illuminarsi reciprocamente. Il Movimento dei focolari, da parte sua, offre uno spirito che Giovanni Paolo II amava definire «una robusta spiritualità di comunione».

Questa dimensione comunitaria favorisce in tutti, anche qui secondo le diverse fedi, la formazione di gruppi dove la religione può essere spiegata, partecipata e vissuta con una notevole incidenza su aspetti dell’esistenza sia dell’individuo che, soprattutto, della società: politica, vita sociale, mass-media, pedagogia, economia e arte.

Infine, in un mondo che, per dirla con Paolo VI, crede ai testimoni più che ai maestri, i rispettivi fondatori di questi movimenti hanno avuto e continuano ad avere un’autorità carismatica, offrendo modelli di vita imitabili anche all’esterno dei loro ambiti d’origine.

 

La sensibilità a tutto questo non è monopolio cristiano. Ancora nel 1981, in occasione della prima visita della Lubich a Tokyo, Niwano presentò i Focolari come «un nuovo movimento cristiano che, come parte della grande famiglia di Dio, mira a realizzare il suo Regno, una comunità basata sull’amore». D’altra parte, in prospettiva cristiana, fin da subito, la fondatrice dei Focolari ha colto nel fenomeno un segno dell’azione dello Spirito. «C’è qualcosa di soprannaturale, qualcosa che ci supera – aveva dichiarato durante una seconda visita in Giappone a metà degli anni Ottanta –. Probabilmente è un piano della provvidenza di Dio quest’incontro, perché non si spiega umanamente parlando».

A metà gennaio a Tokyo, Maria Voce ha ripercorso questi anni di amicizia profonda e di scoperte reciproche. «Nell’accogliere l’eredità di Chiara – ha tenuto a sottolineare – ho sentito profondamente mio questo desiderio e impegno a continuare» quanto cominciato dai fondatori. L’attuale presidente Niwano lo aveva dichiarato in un messaggio, nel primo anniversario della morte di Chiara: «Desidero che il legame costruitosi fra il Movimento dei focolari e la Rissho Kosei-kai possa rafforzarsi e possa guidarci insieme sulla via della verità. Mi impegno solennemente con tutti voi».

«Condivido pienamente queste parole – gli ha fatto eco la presidente dei Focolari –. La salvezza del mondo di domani dipende da persone che vi portano una corrente d’amore non limitato ma universale. È un cammino che già stiamo facendo insieme, incoraggiandoci a vicenda; e che ci porta ad una continua conversione del cuore rendendoci sempre più coscienti che – come Chiara ci ha sempre detto – più si ama l’uomo più si trova Dio».

 

I vari incontri di Tokyo – con la famiglia Niwano e i più stretti collaboratori, con le varie migliaia di fedeli all’interno dell’Aula Sacra e con un nutrito gruppo di leader del movimento giovanile – hanno cementato l’esperienza di amicizia e incoraggiato a proseguire, come ha afferma Benedetto XVI il 10 marzo scorso, «in quel pellegrinaggio comune verso la fonte della luce, sia pure con diverse immagini di Dio. Questo è il dialogo interreligioso».

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