Ventimiglia frontiera d’Europa

I gendarmi francesi operano rigidi controlli su chiunque attraversa il confine. Il trattato di Schengen è qui sospeso di fatto, ma la città è anche il luogo della generosità, della solidarietà dell’accoglienza che ancora continua senza misura
AP Photo/Lionel Cironneau

La città di Ventimiglia si prepara a vivere la quarta estate di bivacchi. Finiti i giorni del ramadan, gli arrivi sono ripresi massicci. Ora sotto il ponte della statale, che corre lungo il fiume Roja dalla foce verso il colle di Tenda, immigrati non se ne vedono, né tantomeno tende.

È anche impossibile raggiungere l’acqua perché c’è una rete metallica e il parcheggio è presidiato da blindati della polizia. «Ma “loro” ci sono – assicura il titolare di una bancarella al mercato dei fiori – li vedo, passano da qui vanno verso la foce. Stanno là in spiaggia, dormono e aspettano. Aspettano il momento giusto per passare il confine».

Il temporale improvviso butta scrosci d’acqua abbondanti e la stazione si riempie velocemente. Dov’erano poco prima? Chissà… ma ora sono in tanti. Gli invisibili ora si vedono. Nella confusione un uomo, probabilmente di Ventimiglia, sbuca anche lui dal nulla parlotta con alcuni ragazzi, ne contatta altri. Si forma una capannello attorno all’uomo, ma poi tutti si disperdono in pochi secondi, sta passando una pattuglia della polfer.

«Lo conosco quello è un passeur  – dice un signore che aspetta di fare il biglietto – viene qui contatta persone che vogliono passare il  confine». Scene di un pomeriggio di pioggia. Scene che si ripetono con e senza pioggia,

mattino e pomeriggio. E sera, soprattutto sera, quando i controlli sono meno intensi e si possono formare i gruppi, le auto e i furgoni per la Francia.

C’è tempo saliamo sul primo treno per Menton. Poche persone, turisti soprattutto. Passato il confine,  ecco  i gendarmi che invitano tutti i passeggeri a mostrare i, documenti! E uno ad uno siamo “controllati”».

Il convoglio procede lentamente e le porte non saranno aperte finché  tutti avranno mostrato i documenti.  Del trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone tra i paesi Ue entrato in vigore in Italia nel 1998, qui è rimasto solamente il ricordo. È caccia al migrante, caccia a muso duro con notevole disagio anche da parte di molti uomini della gendarmerie costretti ad un comportamento ripugnante. «Venga qui Macron venga sul confine – mi dice il vicino di poltrona sul treno – lui che condanna il comportamento di noi italiani nei confronti dei migranti. Sa cosa hanno fatto i gendarmi pochi giorni fa ad una donna del Madagascar?. L’hanno  controllata sul treno a Mentone e costretta a scendere nonostante fosse in  possesso di un regolare permesso di soggiorno, perché andava  a Monaco insieme al suo compagno di Ventimiglia, per accompagnarlo a fare una visita. Non hanno voluto sentire ragioni, e senza motivo l’hanno costretta a tornare indietro». Venga Macron alla frontiera di Ventimiglia, venga assieme ai suoi connazionali di Mentone, della Valle Roja e delle altre città della Costa Azzurra, che ogni sera vengono a servire la cena, alternandosi con i volontari italiani che dal 2015 tutti i santi giorni offrono il pranzo  a tutti coloro che non hanno documenti.

Sì Ventimiglia è anche e soprattutto questo. Accoglienza a denti stretti a volte, ma accoglienza e solidarietà che non viene negata a nessuno. La città imbuto, cul de sac, frontiera dell’Europa, dove i suoi residenti sono in maggioranza immigrati anche loro, «se cerchi un ligure qui non lo trovi facilmente, sono arrivati tutti dal sud Italia, per lavorare oltre il confine, anni e anni fa». Quindi c’è solo da spartire, da condividere, ma quanto è difficile!

Quanto costa offrire a volte un semplice bicchiere d’acqua! La fatica si sente, i pregiudizi si leggono dietro certi portoni dei condomini, sui volti delle donne e degli uomini che da dietro le tende delle finestre spiano ogni movimento.

Ma più bello ed edificante è lo spettacolo di chi non conosce egoismi e si butta nella mischia. Anche oggi li abbiamo incontrati indaffarati a portare vestiti, cibo, medicine. Ventimiglia è lo spettacolo della generosità, della solidarietà dell’accoglienza che ancora continua senza misura. E i seminatori di paure e terrore annuncino pure un’altra estate con migliaia di arrivi. Con una città nuovamente deturpata e sporcata. Con i vacanzieri che non arriveranno. «La città era sporca prima dell’arrivo dei migranti, quanto adesso. E se mancano turisti è perché gli alberghi sono pieni di poliziotti arrivati a presidiare il confine», ci racconta il titolare di una tabaccheria in centro.

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