Il Venerdì Santo di papa Francesco

Nelle due celebrazioni, alle 18 l'Adorazione all'altare della Cattedra e alle 21 nella Via Crucis sul sagrato della basilica di San Pietro, il papa non parla. Interviene, però, in diretta all'interno della trasmissione tv "A sua immagine" con una telefonata a sorpresa

Nelle celebrazioni del venerdì santo il papa non parla. Né durante l’adorazione dall’altare della Cattedra all’interno della basilica di San Pietro, né durante la Via Crucis svoltasi per la prima volta dopo 55 anni non al Colosseo, ma sul sagrato della basilica a causa della pandemia. Una voce assente in una piazza vuota. Come muta è stata la difesa di Gesù nella Passione. Non si è difeso da accuse infondate, strumentalizzate ad arte. «È stato tradito dall’istituzione religiosa – aveva detto papa Francesco nell’omelia della domenica delle Palme –, che l’ha condannato ingiustamente, e dall’istituzione politica che si è lavata le mani».

Venerdì Santo, Papa Francesco celebra la Via Crucis da piazza San PietroVenerdì Santo, Papa Francesco celebra la Via Crucis da piazza San PietroIl percorso della Via Crucis si è snodato attorno all’obelisco centrale per 8 stazioni ed è proseguito e arrivato dritto fino al “ventaglio” sotto il sagrato della basilica dove è stato collocato il Crocifisso di San Marcello al Corso. L’ultima stazione è sul sagrato. Una semplicità straordinaria della scenografia arricchita dalle sole fiaccole a terra.

14 stazioni, 14 storie proposte dalla Cappellania del carcere Due Palazzi di Padova. Le meditazioni sono state scritte da 5 persone detenute, una famiglia vittima per un reato di omicidio, la figlia di un uomo condannato alla pena dell’ergastolo, un’educatrice del carcere, un magistrato di sorveglianza, la madre di una persona detenuta, una catechista, un frate volontario, un agente di Polizia penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia dopo 8 anni di processo ordinario.

Storie toccanti. Il papa è stato molto colpito dalle storie delle donne. Una recitava: «Nemmeno per un istante ho provato la tentazione di abbandonare mio figlio di fronte alla sua condanna. Il giorno dell’arresto tutta la nostra vita è cambiata: l’intera famiglia è entrata in prigione con lui. Ancora oggi il giudizio della gente non si placa, è una lama affilata: le dita puntate contro tutti noi appesantiscono la sofferenza che già portiamo nel cuore».

Nella mente di papa Francesco è questa l’immagine della Chiesa. Quando viveva a Buenos Aires, si commuoveva nel vedere fuori dal carcere una lunga fila di donne in attesa di andare a trovare i loro cari lì rinchiusi. Non si vergognavano, non li abbandonavano, li andavano a cercare. Rappresentano una icona della Chiesa che desidera: in uscita, piena di misericordia, dall’amore concreto verso tutti.

Papa Francesco celebra la Via Crucis e la Passione del Signore nella Basilica di San PietroA portare la croce ha cominciato don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova, amico personale del papa, poi un ex detenuto ora un imprenditore, il direttore della casa circondariale di Padova, un vicecommissario e un agente della Polizia penitenziaria, medici, infermieri del Fondo assistenza sanitaria del Vaticano e del Policlinico Gemelli.

Una piazza vuota, di notte, riempita dal senso di una vita piena di relazioni con Dio e gli altri, illuminata dalle sole candele simbolo del cristiano che è perché non è, brucia l’io perché ama, è perché si dona.

A parlare nel pomeriggio ci ha pensato padre Raniero Cantalamessa, predicatore pontificio, con una bella omelia in cui ha ricordato come la croce anche al tempo del coronavirus non si capisce dai suoi effetti ma dalle sue cause, da ciò che genera, che frutti porta. «La croce di Cristo – spiega – ha cambiato il senso della sofferenza umana fisica e morale. Non è più un castigo, una maledizione». Gesù ha bevuto fino in fondo il calice del dolore e «ha mostrato così che esso non è avvelenato perché in fondo c’è una perla». Vale per tutti, per ogni dolore umano, non solo per chi crede.

Nella sua predica ha ricordato gli effetti positivi della pandemia del coronavirus. Innanzitutto l’illusione di onnipotenza perché un virus invisibile ci ha riportati all’essenziale, alla precarietà della vita, mortale, finita dove non basta l’orizzonte di senso fornito da tecnologia e scienza. «Dio è alleato nostro, non del virus – ha aggiunto –, ha progetti di pace non di afflizione. Se fossero castighi di Dio, non si capirebbe perché colpiscono allo stesso tempo buoni e cattivi» e i poveri. Tra gli effetti positivi ha menzionato il sentimento crescente di solidarietà tra le persone e le nazioni che ha abbattuto tanti muri. «Non dobbiamo sciupare questa occasione. Che tanto impegno degli operatori sanitari, tanti morti, non siano stati vani. È questa la recessione di cui dobbiamo avere paura». E poi un appello per fermare la corsa agli armamenti, alle guerre, per destinare le risorse per salute, igiene, povertà, cura del creato. «Lasciamo un mondo – ha concluso – più povero di denaro, ma più ricco di umanità. Torniamo ad una vita più fraterna, più cristiana».

Nel pomeriggio, invece, a sorpresa, il papa ha parlato. Durante la diretta su Raiuno nello speciale di A sua immagine dedicato a “La via crucis in Italia e nel mondo”, poco dopo le 15  la sua voce entra nella trasmissione tv. Ne era informata solo Laura Misiti, la responsabile della trasmissione, il regista Marco Brigliadori e nessun altro. Il papa aveva provato a chiamare durante la diretta una decina di volte, ma la linea non funzionava. I collegamenti con gli ospiti che intervengono in una trasmissione avvengono attraverso una linea telefonica. Il collegamento in diretta con don Luigi Ciotti è stato scollegato ed è stato dettato al papa il nuovo numero che come una normalissima persona prendeva appunti e ripeteva per verificare che il numero fosse corretto. La conduttrice Lorena Bianchetti è stata avvisata dall’assistente di studio che c’era una telefonata in arrivo. La sorpresa è stata totale, l’emozione piena. Le parole del papa dolci e affettuose, piene di amore e vicinanza a chi soffre. «Oggi penso al Signore crocefisso – ha detto tra l’altro Bergoglio – e alle tante storie degli uomini crocifissi da questa pandemia: medici, infermieri, infermiere, suore, sarcerdoti, morti al fronte come soldati. Hanno dato la vita per amore. Resistenti come Maria sotto le croci, loro e le loro comunità negli ospedali, curando gli ammalati. Oggi ci sono crocifissi e crocifisse che muoiono per amore. Questo è il mio pensiero in questo momento». «Sono vicino al popolo di Dio, ai più sofferenti soprattutto – ha aggiunto il papa –, alle vittime di questa pandemia, al dolore del mondo ma guardando alla speranza. La speranza non toglie il dolore, ma non delude». «Sempre la Pasqua finisce nella Resurrezione e nella pace, ma non è un happy end. È proprio il compromesso dell’amore che ti fa passare questa strada dura. Ma lui l’ha fatta prima e questo ci conforta e ci da forza.». La breve intervista si conclude con le parole della conduttrice che esprime l’affetto forte di tutti nei suoi confronti. «Vi ringrazio tanto – aggiunge papa Francesco –, anche io vorrei dire che vi voglio bene. A tutti. Grazie e che il Signore vi benedica».

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