Velo nefasto o legge nefasta?

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Ideputati francesi hanno votato e approvato la legge detta sul velo, che vieta a scuola di portare segni religiosi visibili. Tale legge è, secondo noi, inutile e nefasta. Perché? In primo luogo, questa legge sancisce una semplice verità: la nostra incapacità di regolare una questione che riguarda nella pratica solo una piccola minoranza. Mentre vorrebbe soffocare la crescita del fondamentalismo, essa è diventata malgrado tutto il razzo vettore di atteggiamenti estremisti: gli islamici più violenti si scatenano, e ne deriva di conseguenza un netto sentimento di discriminazione antimusulmana. Si comincia ormai a udire alcuni buoni francesi rallegrarsi segretamente di potere spaccare le reni agli arabi. E infine, una corrente laica intollerante tende ad approfittare di questa legge per prendersela coi cristiani e limitare al massimo gli impegni che questi prendono nella società in nome della loro fede. Troppo odio cresce, seppur in sordina, da questa vicenda. E non va dimenticato che la Francia vede ormai all’orizzonte le nuove elezioni: ogni dibattito si trova purtroppo contaminato dalle questioni elettorali. Se i media si sono concentrati sul divieto del velo, non bisognerebbe tuttavia dimenticare lo spirito di fondo del Rapporto Stasi – la commissione di riflessione sull’applicazione del principio della laicità nella repubblica – e del discorso di Jacques Chirac che ne ha fatti propri alcuni pareri prima di legiferare. Questa legge dovrebbe in effetti essere inserita in un insieme di proposte integrative, che però restano troppo sullo sfondo: Favorire la conoscenza critica delle religioni nella scuola, garantire la libertà di coscienza e di culto, rispettare, tollerare, nutrire uno spirito di dialogo, conoscenza e comprensione dell’altro. Ma di fraternità non se ne parla nel rapporto Stasi, e molto poco nel discorso del presidente della repubblica” Ora la laicità, che si trova promossa nella legge a valore repubblicano, o addirittura a principio universale, è solamente un’astrazione – come d’altronde l’uguaglianza, la libertà e la fraternità -, che trova il suo senso solo nella pratica che promuove, che può essere aperta o, al contrario, intollerante. La nostra convinzione è che solo un vero spirito di fraternità (termine certo repubblicano, ma rigettato purtroppo assai spesso perché avrebbe una connotazione religiosa), di volontà di vivere insieme malgrado la diversità di credenze, di filosofie, di approcci politici” può dare senso alla coesione profonda di un popolo. E nessun decreto può far sì che ciò succeda. Una legge semplicemente si fa e si disfa, ed il richiamo delle regole da rispettare non basta per creare tale coesione. C’è certo la legge; ma è soprattutto lo spirito che va vissuto e trasmesso nella società.

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