Valentino Rossi, l’addio di un’icona mondiale

L’ultima corsa del “Dottore”, il GP di Valencia, segna la storia della MotoGp e dello sport in generale. Una carriera, quella di Rossi, lunga 26 anni e tutta da ripercorrere.
(AP Photo/Alberto Saiz)

«Mi piace aver lasciato così, molto nel mio stile. Hanno provato tante volte a farmi piangere però doveva essere una festa. Smettere era solo una scusa per fare casino. Come definirei la mia carriera? Divertente, stupenda e competitiva». Ha chiuso con l’agonismo nel suo stile, spontaneo e irriverente, efficace e capace di bucare lo schermo, Valentino Rossi. Dopo l’annuncio di agosto, l’ultimo fine settimana lo ha visto salire in sella per l’ultimo GP professionistico di una carriera a dir poco sfavillante che, senza ombra di dubbio, sarà difficilissimo eguagliare per chiunque sulle due ruote. Si chiude un’era segnata da quell’indimenticabile domenicale “Rossi c’è” del collega Guido Meda in telecronaca, che per 25 anni ha scandito i trionfi di Rossi.

(AP Photo/Alberto Saiz)

“Il Dottore”, così chiamato per le sue perfette operazioni vittoriose un gran premio dietro l’altro, chiude il suo ultimo giro, quello di Valencia, al decimo posto. «Finire in top 10 dietro ai piloti più forti del mondo è stato bellissimo, potrò dire di non aver chiuso l’ultima gara in ultima posizione: questa cosa me la porterò per i prossimi anni», sono state le sue parole a fine gara.

È l’ultimo anello di una carriera composta da oltre 400 gare, che per la cronaca si aggiudica Pecco Bagnaia, ma la festa è tutta per Rossi, che abbandona la pista per ultimo, salutando i tifosi con un giro d’onore in solitaria acclamato da 70 mila spettatori. Ironia della sorte, lascia dove ha vinto solo due volte, nel 2003 e nel 2004. Ma lascia dopo qualcosa come nove titoli mondiali, più di 100 Gp e 235 podi in tutte le classi.

«Volevo il decimo titolo per chiudere il cerchio, ma è andata così», aveva commentato in previsione dell’ultimo GP il pilota di Tavullia. «Nella mia carriera la cosa più bella è essere diventato un’icona. In questi anni in cui sono sceso in pista, tanta gente si è interessata al motociclismo per me, e questo sport è diventato più famoso e seguito. Tra noi piloti si parla della gara, ma essere stato un’icona è quel che mi resta di più bello. Per un pilota conta più il risultato, ma questa è stata la cosa migliore della mia carriera. Quando ho dato l’annuncio del mio ritiro – ha dichiarato Rossi – ho ricevuto un grande sostegno e ricevuto tantissimi messaggi anche dai miei rivali. Ho sempre pensato un po’ a questa conferenza, la sensazione che provo ora è strana. Nel corso degli anni ho pensato di essere alla fine della carriera, soprattutto dopo il 2012, ma poi ho corso per altri 10 anni».

Cosa farà “il dottore” da grande? «Nel 2022 di sicuro andrò ad alcune corse, ci sarà il nostro team, sosterremo sempre i nostri piloti dell’Academy. Sarà diverso, non so cosa proverò nel vedere le gare senza poter correre, lo sperimenterò e vi farò sapere», ha aggiunto sorridendo. «Il mio sogno era diventare campione del mondo della MotoGP e l’ho realizzato». Nove volte, ribadiamo: una in 125, 250 e 500, sei in MotoGP. Sempre con l’intramontabile numero 46, tra i più di successo nella storia del Motomondiale. Ed anche se non resterà il pilota con più titoli iridati (ma si trova comunque tra i primi tre), nella sua carriera Rossi è riuscito a ottenere risultati incredibili e le statistiche lo confermano. Risulta in primis il pilota più vincente di tutti i tempi con Yamaha: 56 i GP vinti dal 2004 al 2017, tutti in MotoGP.  È il solo pilota Yamaha ad aver vinto 4 titoli iridati nella classe regina: Lorenzo, Lawson, Wayne Rainey e Kenny Roberts si sono infatti fermati a 3.

(AP Photo/Alberto Saiz)

Da quel suo esordio mondiale, al GP Malesia 1996, ha mancato pochi appuntamenti: le sue prime assenze risalgono al 2010, quando rimediò la frattura scomposta di tibia e perone nelle prove al Mugello ed evitò le successive 3 gare. Nel 2017 non corse a Misano per l’infortunio alla gamba destra con il supermotard, mentre l’anno scorso ha saltato le due gare di Aragon per il Covid-19. Vicecampione del mondo in 6 occasioni, ha chiuso comunque per ben 18 annate sul podio. Per di più, è il solo ad aver vinto due GP a distanza di 20 anni l’uno dall’altro: conquistò il primo successo nel Mondiale a Brno nel 1996, in 125 con l’Aprilia, mentre l’ultima vittoria è quella di Assen, nel 2017 con la Yamaha, 20 anni e 311 giorni dopo la prima. Ha totalizzato in carriera la bellezza di 6.357 punti, con un picco di 373 punti del 2008 in MotoGP, mentre il punto più basso sono i 44 punti di quest’anno. Enorme il distacco con i primi inseguitori: pensate che Dani Pedrosa si è fermato a 4.162 punti e Jorge Lorenzo a 3.946. Comparso 4 volte nella classifica di Forbes dei 10 atleti più pagati al mondo, si “macchiò” nel 2007 di un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate poi risolto restituendo al fisco italiano 35 milioni di euro per alcune incongruenze legate alla residenza a Londra, poi spostata in Italia.

La somma della data della sua ultima gara, che archivieremo per il 14-11-21 dà 46, peraltro nella domenica numero 46 dell’anno. Non poteva prevederlo Rossi come neanche l’organizzazione, eppure anche la chiusura è sembrata unica, come i numeri di quello che resterà tra i più grandi piloti della storia ma, forse, il più carismatico in assoluto sul piano mediatico.

 

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