Unire gli sforzi per la pace

Termina oggi la missione di pace del Cardinale Matteo Maria Zuppi in Cina. Una visita che segna un passo ulteriore nella missione di pace affidatagli da papa Francesco.
Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei (Foto AP/Domenico Stinellis).
Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei (Foto AP/Domenico Stinellis).

Dopo i colloqui svoltisi a Kiev, Mosca e Washington, l’inviato del papa card. Zuppi è stato ricevuto, presso il ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, da S.E. il Sig. Li Hui, Rappresentante Speciale per gli Affari Euroasiatici. Un incontro molto atteso per il ruolo che Pechino può esercitare nei confronti di Mosca al fine di arrivare a un “cessate il fuoco” e a una soluzione politica alla crisi.

«Il colloquio – si legge in una nota della Sala Stampa vaticana -, svoltosi in un clima aperto e cordiale, è stato dedicato alla guerra in Ucraina e alle sue drammatiche conseguenze, sottolineando la necessità di unire gli sforzi per favorire il dialogo e trovare percorsi che portino alla pace». Sul tavolo, anche la questione della sicurezza alimentare, tema affrontato «con l’auspicio che si possa presto garantire l’esportazione dei cereali, soprattutto a favore dei Paesi più a rischio».

Si tratta del primo incontro tra un inviato del Papa e un membro del governo cinese nella capitale del Paese e il «clima aperto e cordiale» nel quale si è svolto fa sperare che possa anche servire a rafforzare i rapporti bilaterali. Papa Francesco, infatti, al ritorno dal viaggio apostolico in Mongolia aveva dichiarato: «Dobbiamo andare avanti nell’aspetto religioso per capirci di più e che i cittadini cinesi non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda di un’altra potenza straniera».

Anche l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, guarda con speranza alla missione del cardinale Zuppi. Proprio in questi giorni, incontrando i giornalisti nel Pontificio Collegio ucraino a Roma, ha dichiarato: «Penso che la sua missione in Cina sia importante. La Cina ha sempre dichiarato di essere disponibile alla pace ma non sappiamo quale sia la sua visione di pace. Certo, sarebbe interessante che la Cina partecipasse agli incontri del governo ucraino». Poi, ricordando le parole del Presidente della Cei, ha aggiunto: «Una pace è giusta se rispetta i principi morali e il diritto internazionale. Ed è sicura perché dura nel tempo. Ma abbiamo desacralizzato la pace. Essa non è né una tregua, né un accordo diplomatico, né un calcolo. È un dono di Dio dove ognuno ha il diritto all’esistenza. E la invochiamo ogni giorno nelle nostre preghiere». E ha sottolineato: «Il dialogo tra le Chiese cristiane è fondamentale per la pace. Tutti insieme siamo chiamati a costruirla».

Al cardinale Zuppi i vescovi hanno «consegnato un elenco dei civili ucraini sequestrati» poiché «non esiste un meccanismo per liberarli». Poi, ricordando i due sacerdoti redentoristi sequestrati dai militari russi in Donbass a novembre scorso, l’arcivescovo maggiore ha detto: «Le ultime notizie che abbiamo sono quelle rese dai prigionieri ucraini che erano con loro in cella». Dopo il loro trasferimento nei territori della Federazione russa, «si sono perse le tracce. Abbiamo aperto tutti i canali a disposizione per ottenerne la liberazione. Però, a oggi, non sappiamo neppure se sono ancora vivi».

In questi giorni, in cui si sono svolti i lavori del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina a Roma, i Vescovi partecipanti hanno potuto incontrare papa Francesco, il cardinale Parolin e altri esponenti della Curia romana. «Il Santo Padre ci ha detto che è con noi – ha detto l’arcivescovo maggiore Shevchuk –. Dobbiamo trasmettere bene il suo messaggio».

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