Ho appena compiuto gli anni e, come accade a tanti, in occasioni simili, ho fatto un bilancio della mia esistenza ripensando a persone, luoghi, gioie ed imprevisti, fallimenti e conquiste.
Quanta gente ho conosciuto, quanti libri e giornali ho letto perché capaci di catturare la mia attenzione! E mentre rivedevo il film della mia vita, il mio pensiero si è concentrato soprattutto su una rivista in particolare: Città Nuova.
Approdata a Parma per frequentare l’Università, stavo vivendo un periodo difficile perché alcuni parmigiani non mi vedevano di buon occhio essendo meridionale. In cuor mio avevo deciso di ritornarmene in Calabria.
Pur credendo con alcuni miei amici nella fraternità universale, mi sembrava impossibile costruirla con i miei nuovi compagni di corso. Poi, un pomeriggio, nella biblioteca della Facoltà di Lettere, ho conosciuto Carlo Ferrari, un bell’uomo, alto, con gli occhi azzurri e un sorriso cordiale. Laureato in Farmacia, era informatore scientifico della Hoedst, la casa farmaceutica più grande in Europa, ma nel tempo libero faceva conoscere i libri di una giovane casa editrice: Città Nuova.
Lo avevo accompagnato dal bibliotecario e intanto mi aveva lasciato da sfogliare un libro di esperienze e uno di spiritualità. Prima di uscire Carlo mi chiese come mi trovavo a Parma e gli dissi che avevo pronti i bagagli per tornare giù, e che l’unità tra i popoli era un’utopia. Si fermò e mi guardò in silenzio; poi, dal suo borsone, tirò fuori una rivista, un quindicinale cartaceo che aveva lo stesso nome della casa editrice: Città Nuova. Mi disse: «Promettimi di leggerla tutta e poi decidi se partire o restare». Qualcosa nel suo sguardo e nel tono della sua voce mi convinse ad obbedire a quell’invito.
Passai tutta la serata e la notte a leggere: conservo ancora quei fogli ormai sgualciti! Chi li aveva scritti non poteva immaginare il bene che avevano prodotto in me. Non erano solo belle parole, scritte con cura e competenza, ma trasmettevano la certezza che si può rispondere al male con il bene, insieme ad altri che la pensano come te, cambiando prima di tutto se stessi e poi quell’angolo di mondo in cui si vive.
Da quel momento quel giornale divenne una guida per me, da far conoscere anche ad altri, e Carlo un amico sincero e scherzoso, con cui condividere esperienze forti. Rimasta a Parma, divenni poi insegnante in un liceo scientifico gestito dai Salesiani e allora scoprii in Città Nuova una saggia consigliera, perché nelle sue pagine trovavo importanti spunti di riflessione in tutti i campi: scienze, religione, psicologia, politica, rapporti in famiglia, momenti dell’anima. Grazie ad essi, che condividevo con loro, nascevano dubbi o domande nei miei alunni, che avevano in questo modo l’occasione di dialogare fra loro, oppure di raccogliere materiale utile per lo svolgimento di temi o di ricerche.
Qualcuno dice che «scrivere è illuminare il silenzio», e quante volte Città Nuova è stata capace di farlo! Da quegli scritti è venuta fuori una luce, un consiglio per me o per altri, un improvviso proposito di cambiar vita. Leggendola, mi trasformava. Infatti, per la presenza di varie testimonianze date da persone, le più varie come nazionalità, religione, cultura, età…, quella rivista era per me un’amica, che senza essere invadente, bussava alla porta del mio cuore e mi mostrava un modo nuovo di affrontare una prova, un’incomprensione, una crisi improvvisa. Con le sue parole mai banali, ma tendenti a ricercare la verità ovunque e in chiunque, mi insegnava ad andare oltre le apparenze, a non giudicare, a guardare in faccia qualsiasi sofferenza provando a trasformarla in luce per me e per gli altri.
Posso dire che siamo cresciute insieme, diventando delle inseparabili compagne di viaggio che camminano verso la stessa direzione. Quando tarda ad arrivare continuo, ancora adesso, a controllare nella cassetta della posta, e quando il postino la porta, l’apro subito felice e incomincio a sfogliarla!
Per me è stata e rimane un dono, uno di quegli aiuti provvidenziali pensati per gli uomini del passato, ma anche per quelli moderni. Lungo il percorso siamo cambiate entrambe: lei è diventata un mensile ed è ora pubblicata anche online, ha trasformato la sua veste grafica, la sua copertina e suoi colori diventando ancora più bella, e io, pur crescendo negli anni, ho conservato uno sguardo entusiasta e giovane, per l’affetto che mi lega a lei, immutato nel tempo.
La sua casa editrice è ancora più ricca di opere di tutti i generi e per tutti i gusti, offre corsi online, riviste per bambini e per adolescenti, le riviste Ekklesia e Nuova Umanità. Lei però, resta in assoluto la prima, perché è stata capace e lo è tuttora di farmi sognare e realizzare un mondo migliore per me e per tutti.