Un’alleanza della ragione

Uno dei manifesti che mi ha colpito di più durante la sfida referendaria mostra in alto i volti sorridenti di tre scienziati che si sono battuti per il sì alla sperimentazione sugli embrioni. In basso altri tre volti, seri e quasi minacciosi, di uomini di chiesa in prima fila per l’astensione. In mezzo la domanda: A chi vuoi dare la tua fiducia?, e l’invito finale a votare sì. Dopo il secolo delle ideologie, in cui capitalismo, fascismo, nazismo e comunismo hanno cercato di proporsi come alternative moderne alle religioni tradizionali, all’inizio del terzo millennio sembra che per le persone senza un riferimento religioso una base sicura possa essere la scienza. L’espressione scientificamente dimostrato è ormai entrata nel linguaggio comune per indicare la mancanza di qualsiasi dubbio residuo riguardo ad un argomento, e l’inutilità di discutere ancora. E non a caso i punti di riferimento ideali per l’umanità laica sono rimasti solo i premi Nobel, le cui opinioni ed idee sono considerate il massimo della elaborazione culturale e morale possibile oggi. Qualcuno potrebbe obiettare che quasi sempre questi scienziati premiati sono dei geni solo nella materia che hanno studiato e indagato nel chiuso dei loro laboratori, non certo per la capacità di essere dei modelli di vita o di indicare la via del futuro. Questo giudizio sarebbe ingeneroso, sia per lo straordinario contributo che la scienza ha dato al miglioramento della nostra vita in tutti i campi e alla crescita culturale della famiglia umana, specialmente negli ultimi secoli, sia perché alcune delle più luminose figure della storia contemporanea sono stati degli scienziati. Certo, in questi ultimi anni c’è una novità: l’accanimento della scienza contro l’embrione getta un’ombra inquietante sul futuro della ricerca e della sperimentazione biomedica. Ma anche qui non bisogna generalizzare, dobbiamo sempre parlare non tanto di scienza quanto di scienziati, ognuno con le sue responsabilità e meriti. A questo proposito, l’altro aspetto nuovo emerso forse involontariamente grazie al referendum sono i comitati Scienza e vita, che per la prima volta hanno visto fianco a fianco credenti e non credenti, uomini di scienza ed esperti delle altre discipline umanistiche, per un obiettivo comune. La cosa interessante di quest’alleanza è che si è consolidata sul terreno della ragione e dei valori dell’uomo. Possiamo forse dire che i credenti avevano una motivazione in più, data dalla fede, per sostenere che l’embrione è un essere umano fin dal concepimento. Ma il punto di confronto con chi la pensava nel modo opposto si è mantenuto rigorosamente sul terreno laico. Questa discussione e presa di coscienza ha investito la società italiana nel profondo, molto più di quanto non hanno saputo percepire e capire i grandi circuiti di giornali e tv. E in questa discussione gli scienziati per l’astensione hanno avuto una notevole influenza, sia per la loro competenza e chiarezza, sia per la loro semplice presenza. Chissà che questa temporanea alleanza tra scienza e fede, sviluppatasi esclusivamente sul terreno della ragione, non possa essere il seme di una più duratura e fruttuosa riconciliazione tra scienza, filosofia e teologia, dopo gli anni del sospetto e dello scontro. Naturalmente nel rispetto della reciproca autonomia di giudizio e indipendenza dei metodi di indagine. E ancora: questa temporanea alleanza tra scienza e fede potrebbe essere un incoraggiamento per una collaborazione ritrovata anche tra scienza e Chiesa cattolica, sempre sul terreno della ragione e su specifici obiettivi comuni, al servizio dell’uomo. Non si scappa, ce n’è bisogno, visti i problemi globali che si trova ad affrontare l’umanità, e la massificazione dei cervelli sempre in agguato. Nel tanto bistrattato Medioevo questa collaborazione c’era, anche se non mancarono gli errori da parte della chiesa. Poi, specialmente negli ultimi due secoli, la scienza ha preso coscienza di sé stessa e delle proprie potenzialità, conquistando la giusta autonomia. Ora è tempo di dialogare e collaborare di nuovo, nella libertà. Come due vecchi amici che, dopo un lungo periodo di lontananza e incomprensione, si riscoprono a vicenda cresciuti, più maturi, più aperti. E più bisognosi l’uno dell’altro. Come insegnava Giovanni Paolo II: La scienza può purificare la religione dall’errore e dalla superstizione; la religione può purificare la scienza dall’idolatria e dai falsi assoluti. Ciascuna può aiutare l’altra ad entrare in un mondo più ampio, un mondo in cui possono prosperare entrambe.

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