“Una tragedia umanitaria: siamo paralizzati”

Il direttore di New City, la nostra edizione filippina, sta cercando di raggiungere Tablocan ma tutte le strade sono inaccessibili e pericolose: serve la scorta militare per evitare aggressioni e furti dovuti alla disperazione e alla fame. La comunità filippina di Roma si mobilita per i familiari di cui non si hanno notizie
Un ragazzo trasporta acqua tra le macerie del tifone

«Non ci può essere un inizio di articolo nel descrivere questa tragedia. Dai tasti del pc esce una sola parola ripetuta all’infinito: è troppo, è davvero troppo. Nelle zone colpite dal tifone è in atto una vera tragedia umanitaria». Queste sono le prime righe della mail di Josè Aranas, direttore di New City, l’edizione filippina di Città Nuova. A lui lasciamo descrivere il dramma che la popolazione sta vivendo.

«Il governo è paralizzato, non riesce ad agire. Sto cercando di raggiungere Tablocan, la zona più colpita dal tifone, ma tutte le vie risultano inaccessibili. Insieme al collega Robin Lim, della CNN hero, abbiamo preso contatti con l’esercito perché è impossibile girare nella regione senza una scorta. Ci sono gruppi che assalgono i soccorritori per impadronirsi degli aiuti umanitari. Con la comunità dei Focolari di Cebù abbiamo organizzato una raccolta di beni di prima necessità e abbiamo usato il profilo facebook della rivista per lanciare una campagna di aiuti, aggiornarci delle notizie di parenti e amici, anche se comunicare con le zone devastate è quasi impossibile. Intanto è cominciato un vero e proprio esodo dei sopravvissuti di Leyte e Samar, ma anche su questo fronte il governo non da risposte e non si comprende quali piani di emergenza voglia adottare.

Questa tragedia sta mettendo in luce tutta la fragilità e la debolezza del presidente Aquino, ben diverso dalla mamma che in tragedie simili ha reagito con maggiore fermezza e decisione senza arrendersi anche di fronte a condizioni che tutti dichiaravano impossibili. Il presidente intervistato stamani alla Cnn ha precisato che i numeri dei morti sono ben diversi: non diecimila come si era inizialmente ipotizzato ma appena duemila. Non ha però precisato che tantissimi paesi non sono stati ancora raggiunti e non si hanno notizie. Il suo stato di shock è palese e alterna conferme a smentite.

In questo frangente drammatico, la domanda ricorrente della gente è :”Dove è Dio?” “Perché ci ha abbandonato?" “Ci siamo rifugiati nelle tue chiese, nelle tue case ma Tu non ci hai salvato?". Chiese ed istituti religiosi sono stati travolti e distrutti completamente e con le mura anche le persone che vi avevano cercato riparo.  Il sindaco di Davao, la città capitale dell’isola di Mindanao, Rodrico Duterte, noto come un uomo forte nella società filippina, non ha nascosto le sue lacrime. Ha visto le persone muoversi come zombie, che non sanno cosa devono fare. Ha chiesto cibo, acqua, e formalina per preservare i corpi dei morti.

Tutti vogliono abbandonare Tacloban, ma gli aerei non bastano. L’aeroporto è semi distrutto e la gente ci vive accampata, donne, bambini, uomini in attesa, ma al momento solo gli aerei militari riescono ad atterrare in maniera fortuita. Una catastrofe. Ora si temono rappresaglie della popolazione e rivolgimenti popolari: la rabbia è tanta e così la fame perché gli aiuti sono lentissimi e non arrivano in tempo. Se posso chiederei di pregare, almeno per tanti amici e parenti di cui non abbiamo notizie. Vi tengo aggiornato».  

Abbiamo provato a raggiungere telefonicamente qualche rappresentante della comunità filippina di Roma che vive ore di angoscia per i parenti, ancora non contattati, ma si sa già che alcuni sono morti. A Tacloban le strade sono ancora interrotte e i soccorsi non riescono a raggiungere tutti i posti colpiti dal tifone. La gente è affamata e assalta i supermarket, mentre l’esercito prova a ripristinare la calma. La  nostra comunità ha già raccolto dei soldi che sta mandando nelle Filippine attraverso la Caritas. Ora ci incontreremo con il comune di Roma e con l’ambasciatore delle Filippine italiano per decidere una linea d’azione comune. Manderemo oltre ai soldi cibo, vestiti, coperte, tutto il necessario che abbiamo già cominciato ad accumulare».

Intanto anche l’Amu, la ong del Movimento dei focolari, ha attivato un numero di conto corrente, assieme ad altri conti locali per chi volesse offrire un contributo per la popolozione colpita dalla tragedia:

Associazione Azione per un Mondo Unito – Onlus
presso Banca Popolare Etica, filiale di Roma
Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434
Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D
Causale: emergenza tifone Haiyan Filippine

AZIONE per FAMIGLIE NUOVE Onlus
c/c bancario n° 1000/1060
BANCA PROSSIMA
Cod. IBAN: IT 55 K 03359 01600 100000001060
Cod. Bic – Swift: BCITITMX

MOVIMENTO DEI FOCOLARI A CEBU
Payable to : Emergency Typhoon Haiyan Philippines
METROPOLITAN BANK & TRUST COMPANY
Cebu – Guadalupe Branch
6000 Cebu City – Cebu, Philippines
Tel: 0063-32-2533728

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