Una stoccata vincente

Beatrice Vio, tredicenne di Mogliano Veneto, dimostra il suo amore per lo sport e per la vita nonostante la grave malattia che l'ha colpita.
beatrice vio

“Bebe” ha undici anni. Va a scuola, frequenta gli scout, fa parte del Consiglio comunale dei ragazzi della sua città. E pratica scherma. Lo fa da cinque anni: ha talento, può sfondare. Tutto questo fino a un anno e mezzo fa. Ora “Bebe” ha tredici anni. Va a scuola, frequenta gli scout e pratica scherma: ha talento, e ha appena vinto un torneo regionale. Vuole diventare una campionessa.

 

“Bebe” è Beatrice Vio, da Mogliano Veneto (Treviso). Non ha gambe né braccia, ma questo non le impedisce di fare ciò che ama. È forte “Bebe”, fortissima. Nella scherma e, ancor di più, nel carattere. Un giorno di un anno e mezzo fa le è cambiata la vita. Ma poi non così tanto.

 

È il 20 novembre 2008 quando “Bebe”, improvvisamente, non si sente bene: febbre alta, meningite, e una crisi settica che riempie il suo corpicino di numerose emorragie interne. Seguono la terapia intensiva e l’amputazione di braccia (sotto i gomiti) e gambe (sotto le ginocchia). Una mazzata. Arrendersi? Lasciarsi andare? “Bebe” non ci pensa nemmeno. Anzi, non abbandona il suo desiderio di fare sport. E ha la possibilità, anche economica, di recarsi nel più importante centro di protesi in Italia, a Budrio (alle porte di Bologna). Così, a soli tre mesi dalla quadrupla amputazione, “Bebe” cammina già.

 

Nel frattempo, sviluppa un altro talento, quello artistico, dipingendo e creando sculture di creta. Ma la sua vera passione resta lo sport, la scherma in particolare. L’idea di tirare in carrozzina, però, non le va troppo a genio, così “Bebe” opta per l’equitazione. Solo momentaneamente. L’amore per la scherma, infatti, è troppo forte: “Bebe” torna a combattere in carrozzina, nella speranza, un giorno, di poter gareggiare sulle sue gambe.

 

Il 2 maggio scorso arriva il primo successo. E che successo. Invitata al campionato regionale paralimpico dell’Emilia-Romagna, “Bebe” trionfa. Sei vittorie in sei incontri e un record: è la prima al mondo a tirare con due mani artificiali. Il bello è che in finale “Bebe” sfida Emanuele, un suo coetaneo incontrato a Budrio qualche mese prima. Era stata proprio lei a trasmettergli l’amore per la scherma. E probabilmente anche quello per la vita, che in “Bebe” abbonda.

 

La sua esperienza, come spesso succede, ha aperto nuove porte. Una onlus, ad esempio, chiamata Art4Sport (il cui logo è stato disegnato da “Bebe” stessa), finalizzata ad aiutare bambini e ragazzi a procurarsi protesi per l’attività sportiva.

 

Lei che invece può già permettersele, pensa in grande. Magari a una medaglia paralimpica, simile a quelle conquistate dal suo amico Oscar. Un tipo tosto anche lui, che viene dal Sudafrica e che corre veloce, davvero veloce. Di cognome fa Pistorius: i due si sono conosciuti il 24 ottobre scorso, alla Family Run di Mestre. Lei in carrozzina, lui dietro a spingerla. Oscar ha raggiunto il massimo delle sue possibilità; “Bebe”, ne siamo certi, saprà fare altrettanto.

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