Una rete mediterranea per l’olio

Si chiama Recomed ed è nata a Imperia lo scorso 18 novembre con lo scopo di adoperarsi per la conservazione e l’ampliamento del patrimonio olivicolo.
Oio

Si chiama Recomed ed è nata a Imperia lo scorso 18 novembre: è la Rete delle città dell’olio del Mediterraneo. Quindici i Paesi firmatari: Italia, Slovenia, Croazia, Albania, Montenegro, Grecia, Turchia, Israele, Marocco, Francia, Spagna, Portogallo, Libano, Tunisia e Algeria.

Il suo obiettivo principale è quello di adoperarsi per la conservazione e l’ampliamento del patrimonio olivicolo, per il sostegno dell’origine e della tipicità della produzione locale.

 

Tra le attività che le competeranno, la costituzione nei rispettivi Paesi di provenienza, laddove non ci sia già, di una Associazione nazionale città dell’olio, la creazione di centri di documentazione, eco-musei ed eventi legati al mondo olivicolo e alla cucina mediterranea; la promozione di seminari e ricerche sulla qualità dell’olio in stretta relazione agli aspetti salutistici, la salvaguardia e il recupero di sapori e profumi della tradizione culinaria della dieta mediterranea e l’organizzazione di festival mediterranei sull’ulivo, che offrano al pubblico la possibilità di scoprire il patrimonio olivicolo e le tradizioni delle città produttrici, trasformando in tal modo semplici itinerari in vere e proprie attrazioni turistiche.

 

E c’è già una candidatura: quella del paesaggio olivicolo mediterraneo a patrimonio dell’umanità. Questo, come afferma il presidente dell’Associazione nazionale città dell’olio, Enrico Lupi, va nella direzione della «tutela non soltanto di un paesaggio inteso in senso geografico, ma soprattutto di un repertorio di cultura, di storia e di tradizione millenaria che accomuna tutto il Mediterraneo».

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