Una rete di movimenti cristiani risolleverà l’Europa

A "Insieme per l'Europa" uno sguardo al passato, al cammino comune di questi 15 anni, e uno sguardo al futuro. Cosa possono dare i cristiani al Vecchio Continente? Se ne parla a Monaco di Baviera
Partecipanti a Insieme per l'Europa

Incontro. Riconciliazione. Futuro. Attorno queste tre parole chiave si snoda la quarta edizione di "Insieme per l’Europa". Nel suo intervento inaugurale Thomas Römer della Ymca di Monaco ha spiegato come queste tre parole nutrono la nostra speranza di cristiani.

 

Incontro “perché abbiamo bisogno di tempo per incontrarci, parlarci, sperimentarci per trovare cosa abbiamo in comune e valorizzare le differenze”. Riconciliazione perché nella storia sono “innumerevoli le ingiustizie, violenze, il male procurato tra cristiani che ci hanno separato. Oggi ci unisce il Vangelo che ci ha riconciliato per superare le divisioni. Tutti questi anni di intensi lavori ci hanno aiutato a delineare dei tratti comuni". Futuro. Non è più scontato neanche restare in Europa, ma è necessario. “La nostra grande domanda è: che contributo possiamo dare all’Europa?”.

 

Le risposte emergeranno dallo sviluppo dei 19 forum e 17 tavole rotonde che affronteranno tutti i temi chiavi dell’attualità europea: dall’economia, ai migranti, al rapporto con l’Islam, al dialogo ecumenico. Nella prima parte della mattina di giovedì si è condiviso, con uno sguardo prospettico al passato, tutto quello che è stato il cammino comune di "Insieme per l’Europa". Gerard Pross, della Ymca di Esslingen, ha ripercorso alcune tappe salienti rimarcando come “nessuno di noi avrebbe mai pensato possibile tale azione nei movimenti perché, come diceva sempre Chiara Lubich, lo spartito è scritto in cielo. Lei è stata capace di cogliere la scintilla nata dopo Augsburg nel 1999 e di soffiare sul fuoco di questa fiamma accesa dal fatto che da anni cercavamo insieme di vivere il Vangelo e l’amore reciproco”.

 

La separazione tra i cristiani nella storia ha, di fatto, nociuto alla credibilità del Vangelo e ha aperto la strada alla secolarizzazione. “Eppure noi ci siamo riconciliati. Siamo diventati amici, fratelli, sorelle. E abbiamo allargato lo sguardo oltre le mura delle nostre comunità per servire la società. Non noi, ma un altro è stato il regista. Aspettiamo di vedere dove Dio ci condurrà”.

 

Esiste oggi una rete di 300 movimenti cristiani europei che si sono riconciliati tra di loro. E la riconciliazione apre ad un futuro nuovo. “La nostra identità ne ha guadagnato – chiosa Gerard Pross – abbiamo trovato noi stessi in relazione con altri. Per una unità che non è uniformità perché le tensioni non mancano, ma è più forte quello che ci unisce”. I contorni, allora, della chiesa del futuro si delineano attorno all’umiltà, al servizio senza alcuna pretesa di potere. “I contorni del popolo di Dio – prosegue Gerard Pross – sono come una rete, non una gerarchia, ma varie tradizioni legate da dei nodi che rendono possibile la comunicazione. In una famiglia un bambino è dipendente dai genitori, quando è adulto sarà indipendente. La vera libertà è la libera reciproca dipendenza. Diverse chiese collegate da pareti di vetro: trasparenza e fiducia. Lasciateci vivere come popolo di Dio”.

 

Nel suo intervento il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca dice che “il Vangelo è per l’Europa perché non ancora tutto è stato detto e testimoniato. E la riconciliazione ha forza se viviamo nella convinzione che il popolo di Dio esiste per il mondo. L’insieme non ci fa più deboli, ma più forti”. Stupisce la grande sintonia con il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm, presidente delle chiese evangeliche, che racconta la sua esperienza di unità con il cardinal Marx. “Non conta solo la nostra fede comune – interviene –, ma l’esperienza che facciamo di Gesù tra noi. Questo è il futuro. Noi parliamo di tutto, ma prima partecipiamo della nostra fratellanza e l’ecumenismo è molto più avanti di quello che si parla”. 

 

Nel quinto centenario della Riforma, le celebrazioni che si apriranno ad ottobre a Lund in Svezia, saranno, per volere comune della chiesa luterana e cattolica, “una festa per Cristo”. Così come avrebbe voluto Lutero, che non voleva fondare una chiesa nuova, ma tornare a Cristo. “È questo il nostro contributo – conclude il cardinal Marx – per l’Europa”.

 

“Le chiese – dice Heinrich Bedford-Strohm – sono più sensibili ai valori originari dell’Europa e daranno nuova forza spirituale al Vecchio Continente per mettere al centro la dignità di ogni persona che non ha nazionalità”. Nella conferenza stampa della prima mattinata Maria Voce, presidente dei Focolari, ha formulato la speranza che “questa rete di cristiani, di popolo, possa sollevare l’Europa verso una visione più alta di sé stessa per diventare una speranza per gli altri Continenti. Non bastano i leader, politici o religiosi, ci vuole la vita concreta dei cristiani. In questo ci sentiamo impegnati”.

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