Una nuova interiorità

Cerchi nell'acqua
Anche quest’anno la nostra rivista ha organizzato a Roma due forum, finestre aperte sull’oggi del mondo e della vita religiosa, che da diversi anni radunano consacrati e laici di ogni dove, per approfondire la vita cristiana e consacrata. Un’occasione di confronto tra diverse generazioni, idee e fermenti di vita. Il primo dei temi affrontati è stato quello della “interiorità dilatata”. Un’espressione che può sembrare strana. In realtà, essa ci apre un ampio orizzonte, accogliendo una sfida antica in un contesto nuovo, quella della “vita interiore” come “vita spirituale”. Il discorso è di grande attualità, con conseguenze importanti sul terreno umano e cristiano. Notiamo, infatti, che l’uomo contemporaneo ha privilegiato l’aspetto esteriore a scapito dell’“uomo interiore”, il mondo materiale rispetto a quello trascendente, in una continua fuga da se stesso e dal proprio centro, fino al mutamento della sua stessa natura, legato alla “perdita del silenzio” come privazione di interiorità e incapacità di ascolto. Questa perdita è, probabilmente, una delle cause decisive del suo odierno smarrimento. Come fa un essere umano, proiettato a vivere sempre “fuori di sé”, a scoprire il suo vero “sé”? Se non rientra, se non torna alle proprie radici, si trova continuamente esposto. Di qui la ricerca di una coltivazione del “sé” con meditazione e attività New Age o con la pratica di religioni orientali.

 

Ma proprio questa voglia di recupero dell’identità personale – spesso smodata – genera, narcisisticamente, il culto di sé, “la danza per il sé dorato”. Una ventata di individualismo sta avvolgendo il mondo. L’isolamento e la fragilità del singolo che ne derivano potrebbero trovare risposta in quella “voglia di comunità”, abbastanza diffusa tra gli esseri umani. Ma questo significa identificarsi in un gruppo contro altri gruppi, riproponendo modelli già visti, che non risolvono i problemi, ma ne creano di nuovi. Come trovare una soluzione a queste difficoltà? Come curare il virus di un individualismo avvolgente e pervicace che rischia di farci restare chiusi nel guscio, in una atrofia dell’io, incapaci di aprirci a una vita che sia degna di essere chiamata tale? Vita di relazione, di dignità e rispetto reciproco, che avvolga tutti in un abbraccio planetario? Di qui l’urgenza di ripensare la vita interiore e l’incontro con gli altri in modo universale e dialogico1.

 

Abbiamo certamente bisogno di un nuovo modello antropologico, che faticosamente stiamo cercando e che forse un cristianesimo più attento ai grandi temi dell’incarnazione, della resurrezione e delle relazioni trinitarie può cercare di rilanciare. Di qui la necessità di un confronto tra spiritualità antiche e nuove, attento a intercettare le attese dell’uomo d’oggi. In particolare la sua richiesta di spiritualità, dinanzi al materialismo e al consumismo dominanti e quella di trasparenza e di verità, dinanzi alla corruzione e confusione del mondo. Il nuovo non (rin-)nega l’antico: ciò conferma l’idea cattolica che “tradizione” è soprattutto trasmissione di esperienze e di valori assimilati nel percorso storico e penetrati nel tessuto culturale. Il confronto ha radici storiche. Ogni periodo nella storia della Chiesa, infatti, vede sorgere un nuovo tipo di cristiano, una nuova concretizzazione dello spirito evangelico. In che modo vive il cristiano dei tempi nuovi? Come manifesta il suo impegno di battezzato nel costruire il mondo nuovo in Cristo? Come contribuisce col suo lavoro all’edificazione del Corpo mistico2? Certo, Dio parla nel silenzio.

 

Tuttavia, oggi più che mai, emerge la necessità di una cassa di risonanza per amplificare il messaggio divino, inghiottito dai rumori del mondo. Questa cassa di risonanza è il fratello. Il Vangelo lo ha annunciato da sempre e nella Chiesa risuona anche oggi l’appello: “a Dio attraverso il fratello”. Un’esperienza personale e comunitaria, dunque, contro le derive di un individualismo esasperato e planetario. Si avverte allora il bisogno di una “interiorità dilatata”3, cioè allargata alla relazione fraterna con gli altri, persona accanto a persona, che il mondo sempre più globalizzato e divenuto patria comune esige e che la “spiritualità di comunione”, proposta dalla lettera apostolica Novo millennio ineunte a tutta la Chiesa, richiama con forza per tutti i cristiani e gli “uomini di buona volontà”.

 

Il forum ha tenuto presente questa problematica ponendo ai presenti le seguenti questioni: cosa ha da dirci la rivelazione cristiana che ha trovato forma nella visione tradizionale e moderna? Le due visioni si negano o invece si completano, evidenziando l’originalità cristiana? A questi interrogativi si è cercato di dare risposta attraverso le riflessioni dei nostri relatori, che hanno innescato un fecondo dialogo con tutti i presenti, mostrando l’attualità di una tematica che costituisce una sfida decisiva per il futuro della vita cristiana ed ecclesiale. In conclusione, il confronto tra spiritualità differenti lascia trasparire la sapienza del Cristo “in noi” e “in mezzo a noi” che, con rinnovato appello a una sequela convinta e testimoniata personalmente e comunitariamente, ci invita a dimorare “tra due fuochi”, per infiammarci del suo amore e annunciarlo all’uomo del nostro tempo.

 

 

NOTE

 

1 Cf. G. Cicchese, Incontro a te. Antropologia del dialogo, Città Nuova, Roma 2010. In particolare il cap. IV: “Alla scoperta dell’interiorità”, pp. 91-112.

 

2 Cf. P. Teilhard de Chardin, L’ambiente divino, Queriniana, Brescia 20095.

 

3 G.M. Zanghì, La vita interiore. Riflessioni sull’oggi, in Nuova Umanità XVI (1994/3) 5-40; Id., Dio che è amore. Trinità e vita in Cristo, Città Nuova, Roma 20043.

 

 

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