Una lettura che cambia la vita

Concilio, Sessantotto, comunicazione globale, rivolta culturale. Questo ed altro nel libro di Carlo Di Cicco, vicedirettore dell’“Osservatore Romano”.
Una lettura che cambia la vita

«Tirarsi fuori dal ritmo vertiginoso del quotidiano», per mettere a fuoco e comunicare il filo d’oro che lega e dà senso alla piccola storia personale, come alla grande storia del mondo. È quanto ha saputo fare un giornalista, Carlo Di Cicco, in un momento, come l’attuale, in cui acuta è la ricerca di un orizzonte di senso, in mezzo al bombardamento di parole che si moltiplicano a dismisura, con i sempre nuovi mezzi di comunicazione.

La spinta a scrivere Ti credevo un altro (Cantagalli) nasce in Di Cicco da «un improvviso guizzo» a seguito del recente ritrovamento di una vecchia Bibbia che aveva «letto e sottolineato con cura» con una matita rossa e blu, nel 1968, nei giorni della contestazione giovanile di maggio. Una lettura che cambia la sua vita: sono «pagine dense di pacifica dinamite, non meno esplosive della rivolta giovanile». Vi scopre un «Dio altro». «Amore vivente» che «emerge con tutta la sua energia vitale non violenta, creatrice non distruttiva». Un Dio che «voleva e poteva entrare ragionevolmente anche nella storia del Sessantotto, la storia che noi giovani concorrevamo a scrivere e modificare».

È con questa lente dell’Amore che Di Cicco guarda a ciò che accade. E coglie connessioni profonde, là dove ad altri appaiono eventi non comunicanti. Come tra il Concilio e il Sessantotto, in cui intravede «l’apice di un movimento innovativo le cui avvisaglie si manifesteranno fin dal ’64-’65, quando si concludeva il Vaticano II con una forte scossa alle società autoritarie e alla cultura dei divieti, ben maggiore e più profonda di quella che i giovani stavano a loro volta cominciando a dare». Un concilio che Di Cicco definisce «evento religioso liberatorio», che va ben oltre «un Dio ragioniere»: fa scoprire non il «Dio che ti vede», ma il «Dio che ti ama».

Quella luce che traspare da una vita rivoluzionata si proietta sul presente. «La rivolta culturale di oggi – scrive – potrebbe consistere nel tornare a parlare dell’amore che solo può cambiare il mondo». Di qui la decisione di dare alle stampe le pagine appuntate goccia dopo goccia in otto anni: «Forse a qualche uomo o donna dei tanti che, ora come allora, vivono oppressi dalla disperazione o dal disgusto di una vita banale, potrebbe giovare leggere l’intreccio di una ricerca durata quarant’anni tra un uomo qualunque e un grande libro».

Un libro che parla nel presente, smascherando trame subdole. «Gli avversari di allora – osserva Di Cicco – erano in gran parte esterni alle persone. Ora il consumismo è diventato la trappola più difficile. È il vero demone che ha segnato ogni angolo di vita e sgretola dal di dentro la qualità delle nostre vite».

Guardando alla comunicazione globale che ai nostri giorni «corre veloce come la luce», denuncia in atto «il potere della manipolazione, divenuto ampio come la comunicazione stessa, rischiando pericolosamente di trasformarsi nell’arte di imbonire la gente e compiacere il palazzo».

Ma, afferma, «le promesse di Dio sono efficaci. Quel Dio non è ancora tramontato. Apriva futuro allora e apre futuro adesso. È il medesimo Dio che tesse l’unica storia d’amore in cui ci sono risorse per uscire dalla ragnatela che avvolge il presente».

Non una prospettiva utopica. Di Cicco richiama la forza di incidenza nella storia del mondo mostrata da cristiani innamorati di Cristo e del suo Vangelo. Insieme a Francesco, Ignazio, don Bosco, Teresa di Lisieux ed Edith Stein, cita Chiara Lubich, con la quale traspare una singolare sintonia.

Scorrendo le pagine di questo saggio si coglie il “peso” del giornalista testimone, figura oggi così indebolita. Del giornalista che sa coltivare dentro di sè quei valori che sono a fondamento della propria umanità. Un libro che mostra – riprendendo le parole del card. Tettamanzi – che «non è certo in crisi il mestiere del giornalista quando scrive con la penna intinta nel cuore e nella personale passione civica, sociale e cristiana».

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