Una grave ipoteca

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Da un prestito di 19 mila euro dovevano restituire in due anni circa 2 milioni di euro agli usurai con interessi fino al 350 per cento l’anno. L’angosciosa storia di strozzinaggio di cui è rimasta vittima una famiglia di imprenditori edili genovesi è stata scoperta dai carabinieri del Ros che hanno arrestato sette persone. I carabinieri hanno sequestrato assegni e conti bancari, nonché due fucili ed una pistola calibro 38 con la quale gli usurai avevano minacciato gli imprenditori. Cara Befana, fai sparire gli usurai, quelli che fanno piangere mamma e papà, scrive una bambina di Frosinone, i cui genitori, artigiani, da quasi un anno vengono assistiti dall’associazione Sos antiusura. Il credito al consumo negli ultimi dodici mesi è aumentato del 23, 4 per cento, mentre la crescita dei consumi pro capite è cresciuta solo del’1,1 per cento. A confermare il maggior indebitamento degli italiani, senza però che siano cresciuti i consumi è una ricerca di Eurispes, basata sulle rilevazioni ufficiali dell’Istat e della Banca d’Italia. Notizie d’inizio d’anno. Notizie che ci accompagnano da anni e che, se peccano, è sempre per difetto, come quelle che ci raccontano dei suicidi e delle tragedie familiari legate al giro dell’usura. Di tanto in tanto la portata di questo fenomeno che è in costante crescita, viene alla ribalta, ma, in genere, prospera nell’ombra. E la conta delle persone che cadono nelle grinfie di strozzini senza scrupoli è sempre più difficile. Ne parliamo con padre Massimo Rastrelli, presidente della Consulta nazionale antiusura (www.consultantiusura.it), che proprio di recente ha celebrato i suoi primi dieci anni di vita. L’usura è in crescita prima di tutto per un fatto culturale – mi spiega -. Le persone, sia singole che con responsabilità familiare, pensano spesso che debbono avere tutto e quindi se non hanno denaro da reddito credono che debbano per forza prenderlo in prestito. Ma spesso è facile ottenere un prestito perché dall’altra parte c’è chi ne vuole ricavare guadagni altissimi, calcolando interessi mensili anche del 10 per cento della somma prestata, che rappresentano il 120 per cento all’anno. Indebitarsi allora significa rendersi schiavi, ma questa evidenza non è percepita né fatta risaltare, anzi la televisione è piena di messaggi che invogliano ad indebitarsi con debiti a costo zero, rate che si cominceranno a pagare dopo sei mesi dall’acquisto… Questa cultura generalizzata fa sì che le persone si carichino di debiti fino all’inverosimile. Una persona che guadagna 1500 euro al mese si indebita anche fino a 1000 euro al mese, poi si accorge che con i 500 euro restanti non riesce a pagare la casa, mantenere la famiglia…. Il fenomeno del super indebitamento delle persone è molto, molto diffuso. In questo processo che parte ha il gioco, lecito o d’azzardo che sia? Questa cultura dell’avere tutto o del procurarsi i soldi per avere qualsiasi cosa determina una prima grande causa di indebitamento e del ricorso all’usura. Poi l’usura stessa diventa a sua volta causa di indebitamento. Quando una persona vede che non può più pagare, come si era illusa quando ha chiesto il primo prestito, così continua ad illudersi. Non dice niente alla moglie o al marito, ai figli, si isola. Una delle grandi tentazioni in questo frangente è il gioco, che oggi in Italia è tanto proposto, quasi imposto. Basti pensare che oltre tutte le scommesse ippiche, ci sono tre estrazioni del lotto alla settimana; c’è il superenalotto che fa balzare agli occhi di persone bisognose la possibilità di vincite miliardarie. Certo, se tutti giocassero la sola schedina di 2 euro non ci sarebbero tragedie, ma il gioco del superenalotto si sostiene sui sistemisti che giocano decine e centinaia di milioni e costituiscono il 17 per cento dei giocatori. Succede così che, come rilevano dati Istat, il 10 per cento dei giocatori ad ogni tornata va in miseria per indebitamento. Questo comporta una continua distruzione di soggetti economici, famiglie, persone che non hanno altra via d’uscita che pagare i debiti con i debiti, accettare usure sempre più pesanti per poter pagare gli interessi di usure già contratte. Si crea così una rovina che non è solo personale e familiare, ma per la portata che ha, incide sull’economia del paese. Per non parlare del gioco d’azzardo. Teniamo presente che ci sono casinò a portata di mano in Italia o appena fuori dal nostro paese, c’è gente che fa viaggi per andare oltre frontiera e giocare d’azzardo. Nella nostra penisola ben 84 comuni insistono per avere un casinò nel loro territorio e il parlamento viene continuamente chiamato in causa per autorizzare aperture di casinò, quasi che questo faccia fiorire l’economia. Intorno al casinò invece quello che fiorisce è l’usura, come ci insegna l’esperienza americana di Atlantic city progettata intorno al casinò e assoggettata interamente dopo appena due anni alla malavita. Per l’America questa è un’esperienza acquisita, in Italia pare che sia ancora un miraggio. C’è una via d’uscita da questo tunnel? Non esiste una soluzione miracolistica. Noi non dobbiamo solo aiutare con i prestiti, ma col generare una cultura antidebito. Il pensiero che gli errori fatti si possono sempre riparare non è affatto vero. Ci sono mali a cui a un certo punto non c’è rimedio. Bisogna organizzarsi e chieder aiuto dall’inizio. Quando le persone si rivolgono alla Consulta antiusura cerchiamo di tirarle fuori con prestiti che permettano loro di restituire i soldi all’usuraio. Una volta liberate le mettiamo sotto controllo per l’utilizzazione giusta dei loro redditi o creiamo loro un lavoro. A Napoli in tredici anni abbiamo salvato da usura 3500 famiglie con interventi finanziari, altre 4000 con interventi professionali gratuiti, ma i rovinati sono decine di migliaia. Bisogna cambiare la mente. Abbiamo salvato più persone convincendole a non ricorrere al primo prestito che non tirandole fuori dai prestiti già fatti. Nel 1994 in Italia c’erano 234 mila famigli indebitate, nel 1996 sono diventate 636 mila, dal 2000 in poi contiamo 4 milioni di soggetti indebitati, e questi sono quelli accertati, cioè una piccolissima parte di quelli che lo sono realmente. In dieci anni si sono suicidate 1400 persone, vale a dire uno ogni tre giorni circa, ma nessuno ne parla. Avete in cantiere qualche iniziativa? Nella prossima quaresima approfondiremo il tema del non indebitamento ma anche di come contribuire perché siano salvati quelli che sono indebitati. Oggi la Cei ci ha incluso nei suoi organismi consultivi, ha approvato i nostri progetti, ci ha dato mandato di costituire, tramite le conferenze episcopali, le fondazioni antiusura in tutta Italia. Auspico che in molti si pongano al vostro fianco – ci ha detto Benedetto XVI – per sostenere il vostro encomiabile impegno sul piano della prevenzione, della solidarietà e della educazione alla legalità. Vigilare, dunque, prima che sia troppo tardi.

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