Una grande moschea o varie moschee locali?

Nel capoluogo toscano, al progetto di un edificio di culto unico, si affianca la proposta di luoghi più piccoli e diffusi.
moschea firenze

Nelle ultime settimane si è fatto e si fa un gran parlare del progetto della moschea a Firenze. In effetti la popolazione musulmana è cresciuta notevolmente negli ultimi vent’anni: secondo la Fondazione Michelucci sono attualmente circa 30 mila i musulmani a Firenze e provincia, provenienti da venticinque Paesi. Nella capitale toscana convivono dunque diversi islam. Di luoghi di culto per i seguaci del Corano ce ne sono in varie parti della regione, ma il progetto della moschea è avvertito come una necessità all’interno dell’intera comunità.

 

A fronte dell’idea presentata un paio di settimane fa (nella foto) in uno stile che vuole armonizzarsi con l’inconfondibile panorama architettonico di Firenze, si sta parlando negli ultimi giorni della possibilità di rinunciare ad una grande moschea a favore di piccole unità di culto. La proposta di moschee di dimensioni più ridotte, senza dubbio meno appariscenti e con costi inferiori, in qualche modo ricorda la presenza delle parrocchie sul territorio, luoghi di raccolta e preziosi collanti sociali. La proposta, apparsa sulla stampa – La Nazione, il Corriere Fiorentino ed il Corriere della Sera – viene da parte della Chiesa locale, attraverso don Giovanni Momigli (Ufficio per la pastorale sociale della diocesi). Si è tirata fuori la storia di S.Maria del Fiore, la cattedrale, costruita dopo un millennio in cui si erano diffuse sul territorio piccole unità locali.

 

L’idea era già apparsa su La Nazione nell’agosto scorso, grazie ad un’intervista rilasciata da Maurizio Certini, direttore del Centro La Pira, organismo molto attivo nel panorama delle iniziative interculturali a favore dell’integrazione delle varie comunità sul territorio. «Il problema – afferma Certini – non è se permettere la costruzione di una moschea o no (a Parigi quante ce ne sono, e a New York?), semmai se farne una sola oppure alcune piccole, di quartiere. I musulmani hanno diritto alla loro aula di preghiera, che dovrebbe essere un luogo degno e dignitoso. Lo prevede la nostra Carta Costituzionale, ritenuta tra le migliori e più avanzate al mondo, addirittura precedente di un anno la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che ne segue i princìpi. Non possiamo scegliere di far dei passi indietro, rinunciando ad un percorso virtuoso fatto mirabilmente dagli italiani dopo la tragedia della guerra».

 

«Qualche giorno fa – continua Certini – sono stato con un collaboratore alla celebrazione per la fine del Ramadan. C’erano oltre 5 mila persone insieme a pregare. Persone che vivono, lavorano nella provincia di Firenze, diversissime tra loro poiché provenienti da tutto il mondo, ma unite dal Corano. Era uno spettacolo impressionante. Prima della preghiera ci hanno salutato ufficialmente ricordando a tutti l’amicizia storica col Centro La Pira. Le istituzioni erano rappresentate dall’assessore alla cultura. Abbiamo conosciuto un anziano imam proveniente dal Marocco, venuto apposta da Fez per l’occasione. Persona saggia. Parlando con lui di La Pira, è venuto fuori che Fez era gemellata con Firenze. Era stato proprio La Pira ad aver dato vita a quel gemellaggio invitando a Firenze il re del Marocco Maometto II, di cui era diventato amico».

 

Si parla dunque di varie moschee. Si tratta di un’idea che non dispiace all’imam locale, Elzir Izzedin, che, secondo dichiarazioni rilasciate ai vari organi di stampa, pare essere favorevole a strutture religiose che sorgano accanto alla gente piuttosto che a mega-realizzazioni, tipo cattedrali o (in questo caso) moschee nel deserto. Lo stesso sindaco Renzi non sembra chiudere le porte al progetto, che preferisce a quello ventilato del grande luogo di culto.

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