Una firma per salvare l’acqua di Tessalonica

Di fronte alla crisi greca, la privatizzazione dei servizi pubblici è una delle soluzioni adottate: ma i cittadini non ci stanno. E si rivolgono direttamente agli investitori
Una ragazza sotto l'acqua

We do not want you in Tessaloniki, non vi vogliamo a Tessalonica: è questo il titolo della petizione che una serie di gruppi, sindacati e associazioni hanno avanzato alle compagnie in corsa per la privatizzazione della Eyath, la società – attualmente, appunto, pubblica – che gestisce i servizi idrici della città greca.

Privatizzazione che è stata presentata come misura necessaria in seguito alla crisi che ha colpito Atene, e che al momento ha raccolto la manifestazione di interesse di due cordate: la prima è guidata dalla multinazionale francese Suez, insieme alla società greca di costruzioni Aktor; la seconda comprende tra gli altri la Mekorot Development and Enterprise Ltd. – un ramo della società idrica nazionale israeliana –, la Miya Water Projects Netherlands BV del gruppo israeliano Arison Investments, la greca Terna Energy e la G. Apostolopoulos S.A. Holdings.

Ma c'è chi non ci sta ed ha preparato una lettera da far sottoscrivere a quante più persone e organizzazioni possibile da presentare agli investitori: «Abbiamo scritto la petizione insieme ai movimenti della società civile di Tessalonica – spiega Gabriella Zanzanaini di Food&Water Europe, una delle organizzazioni promotrici – per dire loro che gli abitanti della città sono contrari alla privatizzazione e chiedere di ritirare la loro offerta. Raccogliendo il maggior numero possibile di adesioni, vogliamo dimostrare che gli abitanti godono di un vasto sostegno anche all'estero, oltre che in patria».

Nel testo della petizione, infatti, si legge che «alla privatizzazione si oppongono anche il Comune di Tessalonica e i lavoratori dell'azienda, preoccupati che gli investitori guardino solo al proprio interesse a spese dei cittadini. Ma non c'è nulla di nobile nell'approfittare di tutto questo».

Un tono che si fa sempre più duro, fino a garantire che «come già è accaduto in altri casi simili, dovrete probabilmente affrontare anni di proteste sia in città che altrove: le compagnie che hanno partecipato ad altre privatizzazioni hanno visto la loro immagine pesantemente danneggiata, insieme alla loro credibilità e alla loro reputazione».

Oltretutto, affermano gli estensori del testo, c'è una proposta alternativa per mantenere l'acqua in mani pubbliche, avanzata dalla stessa Eyath, dalla città di Tessalonica e da alcuni gruppi finanziari: pertanto, si afferma, «vi chiediamo di ritirare la vostra offerta, e lasciare che siano i cittadini a decidere del futuro della Eyath».

Firmatari della petizione sono la European Federation of public service union – che unisce 265 organizzazioni sindacali del settore pubblico del continente –, la sua omologa Public services international – diffusa in 148 Paesi, con oltre 20 milioni di aderenti –, i lavoratori della Eyath, i movimenti Save Greek Water e Initiative 136, oltre alla già citata Food&Water Europe.

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