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Una festa magnifica

di Aniello Procino

- Fonte: Città Nuova

Un’opera teatrale intergenerazionale ha dato origine a rapporti sociali significativi e arricchenti

Persone coinvolte nella rappresentazione teatrale con motivo della celebrazione del Palio di Somma, a Somma Vesuviana (Campania).

L’anno scorso, finalmente e grazie a Dio, sono andato in pensione. Mia moglie ci andrà fra 4 anni. Ad aprile 2023 ci siamo trasferiti nella città di Somma Vesuviana che dista 20,7 km da Caivano. Sapevamo che in questa cittadina c’è una comunità locale vivace, visto che da più di 30 anni si tiene il “Palio di Somma”, che altro non è che un crogiuolo di storia, tradizioni, radici culturali e appartenenza al proprio territorio.

Appena arrivati, siamo stati coinvolti nella preparazione e nello svolgimento del Palio. La chiesa che frequentiamo è portata avanti da un sacerdote che già conoscevamo, supportato da una comunità anch’essa viva e fulgida. Non abbiamo fatto per niente fatica ad inserirci.

In questa occasione hanno pensato di riproporre la festa patronale, dopo anni in cui non si è tenuta a causa del Covid. La festa di solito comprendeva la processione del santo patrono e due serate canore tenute rispettivamente da un gruppo folcloristico locale e da cantanti neomelodici molto richiesti.

Per la processione, forma liturgica ormai desueta, ho consigliato di coinvolgere i ragazzi e i giovani della comunità e di partecipare esibendo degli striscioni con le frasi dell’“arte di amare” (amare tutti; amare per primo, amare Gesù nell’altro, amare l’altro come sé, amarsi a vicenda, amare il nemico); il consiglio è stato accettato con stupore e favore.

Per quanto riguarda la serata canora, avevo pensato che la comunità potesse preparare, invece, uno spettacolo teatrale amatoriale. La proposta è stata accettata e per l’occasione ho ripescato un mio vecchio lavoro del 1985 in cui si metteva in scena il negativo che ci circonda: indifferenza, mancanza di rapporti, schiavitù dai mezzi di comunicazione e, infine, l’apparenza. Il sacerdote ha convocato persone che mai e poi mai avrebbero pensato di salire su un palco e neanche di praticare attività teatrale.

Le prove si sono tenute prima in chiesa, poi si sono spostate in un fondo agricolo. 23 persone, 13 adulti e 10 tra ragazzi-adolescenti e giovani. Lo spettacolo era previsto in piazza, ma le previsioni metereologiche erano ostili. Detto fatto, abbiamo pensato di chiedere all’istituto tecnico attiguo alla chiesa se ci potevano ospitare. Abbiamo trovato piena disponibilità. L’aula magna conta 150 posti saliti a 220 per quella serata; molte persone sono dovute andare via per motivi di sicurezza.

Lo spettacolo è andato oltre ogni previsione ottimistica. Quello che più mi ha colpito è che le persone si sono donate gratuitamente, e non solo quelle che hanno recitato ma un intero contorno di adulti che ha provveduto scenograficamente a tale realizzazione. Era un bel vedere anziani, adulti, giovani e ragazzi collaborare e incoraggiarsi a vicenda superando timori e timidezze.

Giorni dopo, passeggiando per strada, dal lato opposto una signora mi ha fatto cenno di avvicinarmi, mi ha fatto i complimenti e mi ha chiesto se mi poteva dare un bacio. Difficilmente dimenticherò quei momenti. Come quando prima di salire sul palco, una ragazza mi ha abbracciato ed io ho ricambiato allo stesso modo; un’esperienza di arricchimento sociale. Aggregare fasce di età differenti è un’idea vincente, è stato bello vedere i giovani impegnati a dare il proprio meglio nei ruoli assegnati.

Mi porto in cuore il rapporto di complicità venutosi a creare tra adulti e giovani. A proposito, nessuno sapeva e nessuno ha notato che in questa avventura eravamo coinvolti un sacerdote, famiglie, impegnati parrocchiali, giovani, anziani, sposati, il Movimento Équipe Notre-Dame, catecumeni… persone del Movimento dei Focolari e non.

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