Una fede che salva

Giancarlo e Carmen, un ristorante a Venezia e le prove della vita da superare.

Questa è la storia di Giancarlo e Carmen, un matrimonio misto: lui veneziano, lei peruviana. Si sono conosciuti circa 30 anni fa, si sono sposati e hanno avuto tre figli, María Lucero, di 26 anni, Alessandra, 14enne, e Giovanni, di 9. Dodici anni fa hanno deciso di avviare un’attività di famiglia, un ristorante situato nel centro di Venezia, a pochi passi dal canale. Una strada sicuramente non facile da percorrere, segnata da una serie di problemi burocratici, tra giudici e denunce false.

Giancarlo viene da una famiglia ricca, ma ben presto lascia la casa dei suoi genitori perché non gli piace quello stile di vita, preferisce la semplicità. Carmen è nata a Paramonga, nella regione di Lima, nel Perù, da una famiglia cattolica molto credente. Quando si sono conosciuti, lui era una persona molto nervosa, era sempre agitato; lei estremamente calma, anzi, con la tendenza ad avere la pressione troppo bassa. Insieme sono riusciti a completarsi e a trovare il giusto equilibrio. La famiglia di Carmen le aveva insegnato che, quando una persona condivide, poi Dio le restituisce cento volte tanto. Nella famiglia di Giancarlo, la fede c’era, ma non era mai stata forte. Lui si preoccupava di tenere tutto sottomano e di raggiungere con le sue forze tutti gli obiettivi che si era prefissato. Finché non ce l’ha più fatta. Esausto per tutti i problemi e le complicazioni che si portava sulle spalle, un giorno si è arreso e ha presentato tutto davanti al Signore, lasciando che fosse Lui a comandare la sua vita.

Giancarlo ha sperimentato una forte conversione spirituale che racconta in questo modo: «Eravamo a Messa quando, in un momento, pochi istanti, mi sono sentito colpevole. Mi sono sentito colpevole per non aver mai considerato Dio, e mi sono messo a piangere, le lacrime mi cadevano così, senza un motivo. Quella stessa notte ho fatto un sogno: ho visto me stesso, circondato anche da altre persone. In quel momento arrivava un’aquila bianca e tutti gli altri si spaventavano e andavano via, ma io non avevo paura. Poi, questo grande volatile si avvicinava a me e lì ho visto Gesù che mi abbracciava e allontanava tutti i mali. A volte penso che mi piacerebbe sognarlo di nuovo, magari!, ma non è più successo».

Gli ultimi anni sono stati molto complicati per la famiglia. Prima l’acqua alta del 2018, poi, l’“acqua granda” del 2019. Non essendoci il richiamo turistico, mantenere il ristorante è diventata una dura prova. Poi, a questo si è aggiunto il Covid e le obbligatorie restrizioni. Dopo mesi di chiusura, sono riusciti ad aprire a giugno 2020 grazie all’aiuto ricevuto, che ha permesso loro di comprare un po’ di merce per ricominciare. Solo quindici giorni dopo, un guasto nel frigorifero della cucina ha provocato un incendio che ha obbligato a chiudere il ristorante per altri due mesi. «Sono stati mesi molto duri, avevamo bisogno di aiuto addirittura per poter mangiare, ma grazie ai nostri famigliari e alla Chiesa, che è stata immediatamente lì per noi, siamo andati avanti. Il cibo ci arrivava senza che lo chiedessimo, è stata la provvidenza», spiega la coppia. Ricordano che in passato invitavano i preti a mangiare da loro e non volevano neanche fargli pagare, e adesso dicono con convinzione: «Tutto quanto abbiamo dato poi ci è stato restituito, e moltissimo di più».

Un altro esempio dove si è attivata la provvidenza è arrivato proprio il giorno dopo l’incendio. «Era da tre mesi che avevamo chiesto un piccolo prestito alla banca ma non ci avevano mai risposto – racconta Giancarlo –. La sera dopo l’incendio mi è arrivata una mail che diceva che ce lo avrebbero concesso. Non ce l’aspettavamo, ormai me ne ero pure dimenticato! Però noi abbiamo detto al Signore: “Tu sai più di noi e ci aiuterai ad uscire di questa situazione”, e Lui chi ha aiutato».

Una situazione drammatica che avrebbe potuto mettere a terra chiunque. Infatti, lo stesso Giancarlo riconosce che cinque anni prima sarebbe morto d’infarto per tutto quello che hanno dovuto vivere. Tuttavia, questa volta qualcosa era cambiato, è stata diversa la maniera di affrontare le difficoltà: «Io ero tranquillo, ormai ho lasciato tutto nelle sue mani, ho detto a Dio: “Tu sai perché fai le cose, io arrivo fino a qua con le mie forze, il resto lo lascio a te”».

Carmen aggiunge che a volte noi vogliamo conoscere la ragione di quello che accade, «ma Dio la conosce già, e se ti affidi vedrai che ti farà del bene. Vivi e vedrai come il resto segue il tuo esempio». Secondo lei, la speranza per il cambiamento delle dinamiche del mondo e il rinnovo della fede sono le nuove generazioni, sulle quali è importante puntare.

Giancarlo, come Carmen, ha il volto di un uomo semplice e gentile. Confessa che gli piace lavorare, ma non fare il padrone, motivo per cui si veste sempre da cameriere. Nonostante le prove, la solidarietà non è scomparsa dalle loro vite e i proprietari della trattoria Antico Gafaro hanno scelto di abbassare i prezzi «per non pesare sulle tasche della gente» in questi tempi che sono complicati per tutti. «Non vogliamo lucrare, solo poter sopravvivere», commentano.

Riflettendo su tutte le cose avvenute negli ultimi anni, un giorno Giancarlo si è avvicinato a un frate e gli ha chiesto: «Perché tutte le cose cattive mi succedono dopo la mia conversione?». Lui, molto saggiamente, gli ha risposto: «Perché prima non eri un problema per il male, ora invece lo sei». «È la fede che ti salva – prosegue Giancarlo –. Io ho trovato Dio e non mi importa più nulla, non ho paura di niente. L’unica cosa di cui ho paura è di abbandonarlo; spero che non succeda mai più».

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