Una Chiesa in ascolto del mondo

Il dibattito sinodale entra nel 4° giorno. Più di un centinaio di padri hanno preso la parola. I temi affrontati tornano e ritornano nell’assise. Si comincia ad ascoltare la voce delle famiglie presenti
Il papa a piazza San Pietro

L’obiettivo l’ha precisato, subito in apertura del Sinodo, papa Francesco: «Portare le realtà e le problematiche delle Chiese locali per aiutarle a camminare su quella via che è il vangelo della famiglia». La condizione per procedere: «parlare chiaro, senza rispetto umano e ascoltare con umiltà, accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli». Così «si esercita la sinodalità».

L'esperienza di Aparecida Una chiave di lettura di quanto sta avvenendo nell’aula sinodale la dà il teologo argentino Victor Manuel Fernández, rettore dell’università cattolica di Buenos Aires. Quando l'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio guidò l'episcopato latino-americano nella riunione di Aparecida nel 2007 non volle nessun testo previo, chiese ai partecipanti di parlare liberamente, senza preoccupazione di arrivare alla stesura di un documento finale: non ci sarebbe stato se fosse mancato il tempo. Di fatto, l’arcivescovo Fernández precisa, «il documento di Aparecida finale era molto eterogeneo, ma fu il risultato di un dibattito reale». Per papa Francesco infatti, ha spiegato il teologo argentino che a quel documento collaborò, «il tempo è superiore allo spazio e l'importante è iniziare i processi», che poi «maturano e daranno i frutti giusti nel momento adeguato».

I temi ricorrenti Che le cose stiano così lo si coglie al briefing quotidiano che si tiene nella Sala Stampa vaticana. Una sintesi estrema degli interventi del giorno, senza riferire chi ha detto cosa. Emergono temi, istanze, preoccupazioni, collocate in differenti aree geografiche con aspetti comuni e con altri distintivi. La crisi economica e il suo impatto sulle famiglie, le migrazioni, la necessità di una maggiore preparazione al matrimonio e di una “mistica familiare della sessualità”, il legame tra crisi della fede e crisi della famiglia, la poligamia, le sette, la guerra, la povertà, la pressione internazionale per il controllo delle nascite, i matrimoni misti: sono tutte questioni che ritornano a diverse latitudini.

La Chiesa deve adeguare il suo linguaggio.E’ una necessità evidenziata dal dibattito, affinché la dottrina sulla famiglia, la vita, la sessualità sia compresa nel modo giusto. Bisogna entrare in dialogo con il mondo, guardando all’esempio del Concilio Vaticano II, ovvero con un’apertura critica, ma sincera. Perché se la Chiesa non ascolta il mondo, il mondo non ascolterà la Chiesa si ripete nell’aula sinodale e l’ascolto deve essere più frequente con le coppie sposate, perché le loro lotte e i fallimenti non possono essere ignorati, anzi possono essere fondamento di una teologia reale, vera. Si riflette sull’apporto insostituibile dei laici all’annuncio del vangelo della famiglia: soprattutto i giovani, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità compiono un servizio di vitale importanza, portando avanti una missione profetica, spesso contro la corrente dettata dal “pensiero unico”. Ascoltare e credere di più nei laici, risulta essenziale perché in loro e con loro la Chiesa può trovare le risposte ai problemi delle famiglie.

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