Una benedizione spirituale

Partecipo profondamente al dolore per la scomparsa di Chiara Lubich. In questo momento, più ancora della sua straordinaria opera e delle sue pagine di alta spiritualità, con le quali tanto spesso mi sono confrontato, vorrei ricordare il carattere della sua persona, così davvero eccezionale in quest’epoca: la sua riservatezza, il suo pudore (nel senso più autentico dell’aidòs greco), la sua modestia. In un’epoca dominata dall’immagine, dalla fretta e dalla violenza dell’immagine, dall’ansia di apparire, Chiara Lubich ha percorso il suo itinerario di fede e carità concentrata in interiore. Ella ha mostrato come si possa, e anzi si debba, edificare stabilmente, senza proclamarlo urbi et orbi su gazzette e telegiornali. Ma è chiaro che il suo grande insegnamento sta nell’affermazione di un cristianesimo misericordioso, opposto alla vuota predicazione, alla prepotenza giudicante. Su tale base Chiara Lubich ha impostato il dialogo ecumenico, custodendo certo con cura mai negligente la propria verità, ma nella limpida coscienza che ad essa si può anche giungere, o che essa si può intuire, anche attraverso diverse vie. La sua esperienza di un cristianesimo scevro da ogni dogmatismo e tutto risolto nel mandatum novum è così una grande lezione per tutto il laos, per civitas dei e civitas hominis, per credenti e non credenti, per tutti noi. Massimo Cacciari accademico, sindaco di Venezia Una benedizione spirituale Trasmetto il mio più profondo cordoglio per la partenza di Chiara. Sicuro che ella è nell’abbraccio di Dio, rendo grazie per la grande benedizione della sua vita in questo mondo e per il suo unico e meraviglioso lavoro che pulsa e vibra all’interno del movimento da lei fondato e tra i milioni di tutte le fedi che sono stati toccati dalla sua ispirazione, sia direttamente, sia indirettamente attraverso quelli che ella ha ispirato. L’eredità di Chiara è una delle più grandi benedizioni spirituali del nostro tempo. David Rosen rabbino di Gerusalemme Spirito dialogante Abbiamo avuto la triste notizia della scomparsa di Chiara Lubich dai giornali radio. Sappiamo quanto tutto il vostro gruppo era stretto accanto a lei e sappiamo soprattutto che abbiamo perduto uno spirito eccezionale nel mondo del dialogo, e proprio ora gli spiriti dialoganti sono sempre piu indispensabili. Vi siamo vicini ricordandola con amicizia, anche se noi l’abbiamo solamente sfiorata. Amos Luzzatto già presidente Unione comunità ebraiche italiane Una sola famiglia Con grande commozione e partecipazione abbiamo saputo della partenza della nostra amatissima Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, dopo un lungo periodo di malattia e di sofferenza. Nelle ultime settimane, molti imam e diverse Comunità islamiche, informati dello stato di salute di Chiara, hanno pregato per lei e per l’opera alla quale ha dato la vita. Oggi Chiara Lubich conclude il suo viaggio terreno e ci lascia una grande eredità che bisogna assolutamente onorare e portare avanti, continuando a lavorare insieme, come una sola famiglia, per compiere il disegno della fratellanza universale e donare all’umanità l’amore, di cui lei è stata un autentico esempio. Kamel Layachi (Veneto); Mohammed Guerfi (Verona); Youssef Tadil (Treviso); Nour El Hadi Mohammed (Pieve di Sacco); Ahmed Ferdù (Padova); Touhami Oualhasi (Vicenza); Lachihabe Ali (Belluno); Wael Farhat (Venezia); Saleh Igbaria (Trieste); Yahia Hamam (Bolzano); Abdelkader El Atassi (Mantova); Farid Mansouri (Parma); Sami Trabelsi (Brescia); Ezzeddine Ezir (Firenze); Moustafa Toumi (Ravenna), imam, presidenti e portavoce delle Comunità islamiche Un carisma autentico Il Signore mi ha dato un grande dono fra i tanti che ha voluto farmi ed è stato quello dell’amicizia di Chiara Lubich, una amicizia nata attraverso la lettura dei miei libri, che aveva spinto Chiara a interessarsi alla mia teologia. Tramite Piero Coda, amico di una vita, si realizzò il primo incontro, a cui sono seguiti molti altri, incontri di grande immediatezza in cui Chiara si apriva con una trasparenza, una luminosità veramente bella (…). Lei aveva la coscienza che il dono che il Signore le aveva fatto è un dono prezioso che ha raggiunto, segnato, trasformato tante vite, che ha certamente immesso nella Chiesa fiumi di grazia, e che, tuttavia, era un dono fra i doni. Lei sapeva bene che comunque la comunione ecclesiale è qualcosa di più grande, in cui questo dono si pone come fermento nella pasta. Io trovo che questo è il vero senso dei carismi nella Chiesa. Quando sono autentici, come ci ricorda l’apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinzi (12, 7), sono per l’utilità di tutti, per la crescita del corpo ecclesiale. Così Chiara ha percepito il suo carisma, questa intuizione mistica dell’unità e del suo fondamento nell’abbandono di Gesù crocifisso. Così lo ha messo a disposizione della Chiesa e proprio così, al di là dei frutti visibili dell’Opera di Maria, ha potuto fecondare, vivificare la Chiesa tutta, come testimonia peraltro la sua sintonia, la sua comunione, la sua amicizia con i grandi papi dei nostri anni. Bruno Forte arcivescovo di Chieti-Vasto

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