Una battaglia transgender

L’amministrazione Obama contro lo Stato del Nord Carolina: possono le persone “transgender” entrare nei bagni e negli spogliatoi pubblici in base al sesso da loro “percepito”, invece che a quello visibile?
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Quattro amiche vanno in vacanza. Trascorrono le giornate insieme in un appartamento affittato, con l’ovvia semplicità e intimità della vita quotidiana tra amiche. Dopo la fine della vacanza una delle quattro comunica alle altre di essere lesbica. Le tre rimangono malissimo, rendendosi conto di essere state, a loro insaputa, oggetto di desiderio sessuale durante l’intero periodo trascorso insieme. Si sentono “spiate” e tradite nella loro amicizia.

 

Una situazione spiacevole, evitabile dichiarando prima della vacanza, in questo caso, l’oggetto della propria attrazione sessuale. Eppure, in tempi di confini instabili tra sesso (biologico), gender (ruoli comportamentali) e attrazione sessuale, non è così semplice essere trasparenti. Da una parte c’è la paura di essere emarginati come “diversi”, dall’altra quella di beccarsi l’accusa di omofobia per una semplice parola “politicamente non corretta”.

 

La società di oggi è complicata. Ogni cambiamento richiede tempo prima di trovare il giusto equilibrio. Non si modifica il modo di pensare delle persone in un attimo. Ci vorrebbe sempre tanto buon senso, rispetto e pazienza, ma sembra che in tema di gender questo non sia possibile.

 

L’ultima polemiche arriva, ancora una volta, dagli Stati Uniti dove le associazioni lgbtq hanno dichiarato guerra ai gabinetti, con l’aiuto di Obama. Il problema è questo: le persone transgender “sentono” di appartenere ad un sesso diverso da quello biologico col quale sono nati. Una volta si poteva cambiare sesso all’anagrafe solo dopo un’operazione chirurgica che rendesse “oggettivo”, cioè manifesto a tutti, il nuovo sesso biologico di appartenenza. Un’operazione chirurgica di questo tipo, però, oltre ad essere invasiva (e dolorosa) per il corpo, è lacerante anche per la psiche, per cui oggi le giurisprudenze tendono a permettere il cambio di sesso anche senza operazione chirurgica (col solo trattamento ormonale). In questo modo, però, il sesso finale di una persona transgender non è sempre così evidente.

 

Ed ecco il problema: se una persona transgender entra in un bagno femminile (o maschile), e non è abbastanza chiaro che sia una donna (o un uomo), le reazioni potrebbero essere spiacevoli. Da qui la guerra dello Stato del Nord Carolina – che ha varato una apposita legge che impone solo maschi nei bagni maschili, e femmine in quelli femminili: sesso garantito dal certificato di nascita – contro l’amministrazione Obama che invece, in nome dei “nuovi diritti civili”, intima di permettere l’accesso ai bagni e agli spogliatoi pubblici semplicemente in base al sesso “percepito” (quindi invisibile) dal transgender e non a quello biologico (visibile). Per convincere lo stato del Nord Carolina a fare marcia indietro, Obama minaccia addirittura di azzerare i contributi federali.

 

Un problema di difficile soluzione. Da una parte il diritto di una piccola minoranza ad essere rispettata nelle proprie esigenze, dall’altro quello della maggioranza a non vedersi stravolgere la vita da leggi “creative” e difficilmente applicabili. Lo scontro ha naturalmente assunto i toni da fine del mondo.

 

Quando si poserà la polvere degli opposti furori ideologici e negli Stati Uniti sarà passato l’anno della campagna elettorale, la soluzione inevitabile sarà probabilmente quella di arrivare piano piano a bagni e spogliatoi pubblici singoli, in cui entrerà un individuo per volta, senza specificazione di maschio o femmina. Un epilogo pratico, ma molto triste. Sempre più spesso, infatti, in nome della legge si nascondono le differenze, riducendo tutto a grigio e indifferenziato. Contemporaneamente si riducono gli spazi comuni, perché sembra sempre più complicato convivere. Ma quando la legge si intromette in tutti gli angoli più intimi della nostra vita, significa che la convivenza civile ha fallito e la società da liquida diventa gassosa. Cioè composta da individui, “neutri”, invece che da persone capaci di entrare in relazione.

 

Chissà se prima o poi ci sarà un rimbalzo, se ritroveremo la ricchezza della diversità, la gioia di stare insieme, distinti e colorati…

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