Un viaggio dentro se stessi

Lavoro all’aria aperta, incontri con la comunità locale, lunghissime passeggiate, fino alla prova del “solo”: 24 ore soli nella foresta, con le proprie paure, senza cibo e cellulare, ma con il proprio coraggio. 40 giovani da mezza Europa per il Butterfly Effect .
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“Chi sono? Come mi devo comportare? Dove sto andando?” Ma anche: “Quale scelta è la migliore da intraprendere? Chi devo ascoltare? Me stesso, la mia natura, i parenti o la massa?” Come negare che queste domande, prima o poi, arrivano ad affliggerci. A volte, o forse troppe volte, non ci lasciano neanche dormire. Inadeguatezza e piccolezza, le sensazioni che, nel difficile tentativo di cercare le risposte, non si fanno purtroppo mai mancare. Ma deve essere per forza così? Possibile mai che non ci siano “strumenti” che possano aiutarci?

Non un corso di sopravvivenza, anche se a tratti lo è parso, ma un “viaggio” dentro se stessi. Un viaggio da veri eroi, come quelli narrati nei miti classici, di greca memoria. Teseo, Ulisse e tanti altri, ad ispirare i pensieri e le riflessioni, i gesti e le azioni. Un difficilissimo percorso, pieno di insidie, che porta però onore e gloria. Ma non solo. Un “viaggio” nel proprio “io profondo”, quello che celiamo a tutti, spesso anche a noi stessi. Un “viaggio” di consapevolezza tra tante paure e altrettanto coraggio.

Butterfly Effect (http://butterfly.skalka22.net/home), questo il titolo dell’ambizioso percorso proposto, ha visto 40 giovani, tra ragazzi e ragazze, provenienti da mezza Europa, cimentarsi per 10 lunghi giorni. Intervenuti da 10 Nazioni: Repubblica Ceca, Belgio, Ungheria, Germania, Spagna, Svizzera, Italia, Romania, Inghilterra ed Austria, hanno preso parte alle attività proposte grazie al programma europeo Youth in Action, a cura dell’EACEA – Education, Audiovisual and Culture Executive Agency (http://eacea.ec.europa.eu/youth/). Skalka, piccolissima cittadina al nord di Praga nella Repubblica Ceca, ha ospitato la loro avventura.

Sono stati così posti a confronto due mondi: l’assoluto caos e la conseguente non sequenzialità della vita globalizzata, informatizzata e perennemente connessa, della quale ciascuno ha viva e quotidiana esperienza, con la lentezza e semplicità della vita proposta dai ritmi della natura. Quest’ultima, a ben guardare, fa rima, poi, con una più profonda e vera consapevolezza di sé: quella dell’anima, tanto agognata, unica verità che niente e nessuno può togliere.

Tantissime le attività proposte, tra loro anche molto diverse. Si è passati dal counseling di gruppo ai lavori fisici all’aria aperta, dall’incontrare la comunità locale all’impegno quotidiano e personale per sostenere la propria permanenza nel progetto. Quindi, lunghissime passeggiate nella natura, fino ad arrivare all’intensissima prova del “solo”: 24 ore in cui si rimaneva nella foresta, con le proprie paure, ma anche con il proprio coraggio. Completamente soli, anche senza cibo e cellulare.

Ma non finisce qui. La preparazione proposta si è arricchita del metodo della cosiddetta formazione non-formale e del lerning by doing. Senza dimenticare lo scambio d’esperienze e competenze personali e il dialogo interpersonale, passando per la preziosa risorsa del confronto multiculturale, multilinguistico e transazionale. Quindi, nella parte conclusiva, una serie di workshop organizzati dai ragazzi stessi, ha fornito loro una serie di strumenti volti ad ampliare le loro vedute sul difficile momento del ritorno a casa. Proprio a voler smontare la famigerata locuzione: nemo propheta in patria, gridando contemporaneamente, sempre più forte: people have the power.

Così, alla fine, il titolo del progetto è diventato finalmente chiaro: “solo tramite una fase di preparazione, difficile, ed una di metamorfosi, piuttosto lunga, il bruco, bruttino, diventa farfalla, stupenda! E stessa identica cosa è per ogni singolo uomo: non si scappa!”.

Nota – Visto il gran successo e la soddisfazione di tutti, è già previsto, per questo progetto, una nuova edizione. Per maggiori informazioni: https://www.salto-youth.net/

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