Un sarto straordinario

In una città triste arrivò da lontano Sasà, un sarto che confezionava abiti su misura non solo secondo l’altezza, l’imponenza, la bassezza, ma secondo l’età e secondo il carattere delle persone.
Illustrazione di Eleonora Moretti

In una città triste arrivò da lontano Sasà, un sarto che confezionava abiti su misura non solo secondo l’altezza, l’imponenza, la bassezza, ma secondo l’età e secondo il carattere delle persone.

Un giorno si presentò in sartoria una mamma vanitosa con un bambino capriccioso.

Il sarto prese le misure, fece qualche domanda, stette cinque minuti in silenzio, poi disse quanto sarebbero costati i cappotti.

Arrivò il giorno stabilito per ritirare i cappotti e la signora vanitosa con il figlio capriccioso andarono dal sarto ma c’era una tale fila che dovettero aspettare a lungo. La fama del sarto era talmente cresciuta che nessun cittadino voleva perdere l’occasione di un abito secondo il proprio carattere.

 

Quando arrivò il turno della signora, Sasà molto serio disse che nella confusione qualcuno aveva preso il suo cappotto pieno di nastri colorati e lustrini scintillanti, e che non era riuscito a trovare neppure quello del bambino.

Cerca e ricerca il sarto disse che c’era pronto il cappotto ordinato da una signora buona e semplice e addirittura ce n’era anche uno destinato a un bambino bene educato.

 

Siccome faceva freddo, la signora vanitosa disse che li prendeva, in attesa però di avere quelli che aveva ordinato.

Madre e figlio s’incamminarono dentro i cappotti nuovi. Ma, cosa veramente strana, lei per la prima volta si accorse che camminava senza voglia di attirare l’attenzione, mentre il bambino le stava vicino tranquillo e buono.

Nel viale della città a un certo punto la signora vide avvicinarsi una donna che camminava dentro qualcosa di scintillante, di vistoso e lei cominciò a ridere commiserandola: «Come si può portare un cappotto simile!». Divenne di ghiaccio quando si accorse che quella donna portava il cappotto che aveva fatto confezionare per sé.

 

Quando il sarto si trasferì in un’altra città, la gente aveva capito: Sasà non era soltanto un sarto, ma uno che aiutava la gente a vedere i propri difetti. E la città divenne veramente bella.

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