Un reato sommerso

Ricevo la rivista Città nuova da qualche mese e dopo tanto tempo ho sentito la possibilità di confidarmi. Sono sposata da dieci anni e ho una figlia di sette. Mio marito, che prima sembrava premuroso, tenero, non perde occasione per insultarmi con le parole e con le mani, anche davanti a mia figlia… Mi sento fragile, incapace di staccarmi da questo amore/sofferenza, ma non ce la faccio più a stare nascosta nel mio dolore. Cosa è giusto fare?. A.B. Carissima amica, sono contenta che lei trovi uno spazio di confidenza. Uscire allo scoperto è il primo passo per risalire a galla da un mare di sentimenti e dinamiche negative. Vai avanti e non tacere più: per te, per tua figlia e per le migliaia di donne che vivono storie simili alla tua. Il dolore, la vergogna, la violenza anche psicologica finiscono per farle sentire una nullità e colpevolizzarsi fino a giustificare l’aggressore. La violenza nella coppia è un reato. Il legame familiare non è un alibi ai maltrattamenti, anzi è un aggravante. In genere essa è legata all’uso di sostanze, quali alcool e droga, alla cultura familiare o disturbi psicologici. La strada per uscirne è chiedere il sostegno ad amici, ad un sacerdote, ad un’associazione competente. Ve ne sono tante dislocate sul territorio nazionale che offrono consulenze gratuite con esperti psicologi e penalisti. Ad esempio, il Telefono rosa (www.telefonorosa.it, tel. 0637518261), con diverse sedi sul territorio nazionale, o il Centro donna che opera localmente a livello comunale. Si valuta insieme la soluzione più opportuna per ogni caso: una terapia, se lui è disponibile con buone possibilità di recupero. Oppure può essere indispensabile, anche per il bene dei figli, la separazione o sussistere condizioni per la dichiarazione di nullità del matrimonio (se c’è malattia psichica tenuta nascosta dal coniuge prima di sposare). Professionisti e volontari offrono inoltre un sostegno psicologico per aprire gli occhi su quello che sta succedendo perché non è facile ammettere che la persona amata è qualcuno da cui difendersi. Ed è possibile intraprendere il cammino di recupero di sé stesse e di doverosa protezione dei figli. Non aspettare altro tempo, illudendoti ancora che lui con il tuo amore cambierà, che è il suo modo di amare… La fedeltà non obbliga a subire offese che mettono in pericolo la sicurezza personale, feriscono la dignità, i principi e i progetti di una vita. Il bene della famiglia è rifiutare la violenza, difendere i diritti fondamentali di ciascuno dei suoi componenti. Promuovere la mentalità del rispetto e dell’accoglienza. spaziofamiglia@cittanuova.it

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