Un Poyo Rojo, una gara senza parole

Un divertente testa a testa tra due uomini in competizione, che abbatte il muro delle convenzioni sociali
Un Poyo Rojo
Ph. Ishka Michocka

Da accenni di passi classici, a gesti di danza contemporanea; dalla breakdance al tip tap, alla salsa. La performance del duo argentino Luciano Rosso e Nicolas Poggi, autori e interpreti di Un Poyo Rojo, con coreografia e regia di Hermes Gaido, è un mix esplosivo di danza di tutti i generi, di fisicità leggera e acrobatica, di puro teatro fisico e d’intelligente ironia come capita di rado. I due protagonisti, in quanto a fantasia, energia e comicità, non hanno eguali. Il loro spettacolo è ormai diventato un cult. Continua a girare il mondo da oltre 15 anni (in Italia, i primi a scoprirlo, anni fa, sono stati Giancarlo Mordini e Angelo Savelli del Teatro di Rifredi di Firenze), collezionando finora 1400 repliche in oltre 30 Paesi, con una media di 120 rappresentazioni all’anno. Forse perché Un Poyo Rojo non conosce barriere linguistiche. Non ha bisogno di parole, né di musica. Parlano e cantano i corpi, musicali, atletici, sensuali, dinoccolati, buffi, dei due interpreti, le espressioni e i movimenti che producono, le posture, le mimiche facciali, i vocalizzi, i molteplici gesti articolati che traducono pensieri e azioni, che rimandano a personaggi e a situazioni reali. Possiamo leggervi le espressioni di Buster Keaton, la buffoneria dei cartoon di Tom e Jerry e di Gatto Silvestro, la severità delle arti marziali, la plasticità e la forza dei giocatori di rugby, l’eleganza della ginnastica artistica. E molto altro ancora.

Il filo rosso che lega lo spettacolo è la competizione maschile, che sfocia nell’amicizia virile tra due uomini in gara che si affrontano come due galli da combattimento. Il luogo è lo spogliatoio di una palestra – due armadi metallici e una panchina sono sufficienti a definirla –. I due personaggi inizialmente indifferenti, tra un gesto e un movimento accennato, provocato o casuale, ingaggiano, singolarmente o in coppia, in sincrono o in contrasto, una buffa gara a chi sa danzare meglio, sfoggiando le loro capacità di performer, incluso la boxe e il wrestling, tra complicità, attrazione, diffidenza, riluttanza, ironia, continuamente sagomate dalla fervida immaginazione del duo.

A interrompere lo scontro, creando una pausa di tregua, è il suono di una radio sintonizzata su diversi canali. A questo punto si innesca un’altra esilarante sequenza che i due hanno definito “drammaturgia del caso”, in quanto le voci, le notizie, le musiche e le canzoni che si susseguono cambiando canale, e che fungono da pretesto per nuove invenzioni, non sono preregistrate, ma quelle realmente in onda sulla radio locale del momento e della città dove si svolge la rappresentazione. Questo permette a Luciano Rosso di improvvisare degli sketch con le buffe espressioni e smorfie del viso, di occhi e bocca e mani, che ne hanno fatto, per queste sue doti attoriali, un autentico fenomeno su Youtube.

In scena al Palladium di Roma, il 25 marzo, spettacolo d’apertura della prima edizione di ORBITA.

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