Un “Piano Mattei” per l’Egitto

L’Italia deve rinunciare alla giustizia per Giulio Regeni o deve pretenderla? Si sta aprendo una fase nuova nei rapporti tra Italia ed Egitto? Cosa intende la premier italiana con il termine “Piano Mattei”? L’Egitto è un Paese da sanzionare o da coinvolgere?
Meloni Piano Mattei
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante una conferenza a Tripoli in occasione dell'accordo strategico sul gas tra Italia e Libia, nell'ottica di un percorso studiato per lanciare il suo "Piano Mattei" nei Paesi del Nord Africa. (AP Photo/Yousef Murad)

In Italia, da 7 anni, parlare di rapporti commerciali e diplomatici con l’Egitto è una patata bollente su cui incombono la questione dell’uccisione di Giulio Regeni e quella della vicenda di Patrick Zaki. Questioni che un premier italiano non può aggirare senza incorrere negli strali di una vasta opinione pubblica, che non è solo di sinistra. L’ambasciatore Bassam Radi, portavoce ufficiale della Presidenza egiziana, conferma che a novembre scorso la premier italiana ha sollevato l’argomento nel colloquio di Sharm el Sheikh con al Sisi: «L’incontro ha toccato la questione dello studente italiano Regeni e della cooperazione per raggiungere la verità e ottenere giustizia», ha detto all’Ansa l’ambasciatore egiziano.

Anche i più recenti incontri, a metà gennaio, del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, con il presidente e il ministro degli Esteri egiziano, senza accantonare la questione della giustizia per Regeni e la possibilità per Zaki di tornare all’Università di Bologna, sembrano aprire prospettive nella direzione indicata da Giorgia Meloni quando parla di un nuovo “Piano Mattei”, che se si realizzasse potrebbe forse favorire l’apertura di varchi anche verso le insopportabili ingiustizie relative al caso Regeni ed a quello di Patrik Zaki.

Sorvolando sugli strali – certamente comprensibili – che questa nuova posizione, un po’ nebulosa ma anche abbastanza trasparente, ha suscitato, è interessante a mio avviso rilevare e approfondire, fra molti altri aspetti, due elementi. Il primo è cosa intende la premier italiana con il termine “Piano Mattei”, più volte da lei citato a proposito dei rapporti Italia-Africa, in particolare con le nazioni del Nordafrica, Egitto compreso. Il secondo è la situazione dell’Egitto oggi, sia in relazione all’Italia che per quanto riguarda la situazione socio-economica e politica del Paese delle piramidi.

Cosa evoca la figura di Mattei (partigiano “azzurro”, medaglia d’oro della Resistenza e poi fondatore dell’Eni), Giorgia Meloni lo ha raccontato recentemente: «Enrico Mattei (è) tra i protagonisti della ricostruzione post-bellica e della politica industriale nazionale. Un grande italiano che ha contribuito a fare dell’Italia una potenza economica e sul piano internazionale, promuovendo una nuova visione strategica e di sviluppo fondata sul progresso, sulla crescita reciproca e sulla collaborazione tra le Nazioni». Ha proseguito quindi Meloni: «Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un Piano Mattei per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane… Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo».

Un primo passo immediato sarebbe quindi quello di favorire oggi una nuova collaborazione in campo energetico (oggi per i combustibili fossili e domani per le energie rinnovabili) tra l’Italia e le nazioni della sponda sud del Mediterraneo, tanto da rendere l’Italia un vero e proprio hub energetico per l’Europa. Con la formula di Enrico Mattei, che diceva: «Abbiamo iniziato una nuova formula. Paghiamo i diritti che pagano gli altri e in più coinvolgiamo il Paese produttore al 50% nella produzione e nello sviluppo delle proprie risorse». Attualizzare oggi non solo l’azione ma anche gli ideali di Mattei può risultare un’illusione e allo stesso tempo una sfida molto intrigante. E di entrambe le facce di questa realtà, la premier Meloni sembra piuttosto consapevole.

Secondo la francese Catherine Cornet (in un articolo apparso il 24 gennaio 2023 su internazionale.it) «la crisi del covid e la guerra in Ucraina hanno fatto precipitare il Paese [l’Egitto], già fortemente indebitato, verso l’abisso finanziario. Per la stampa araba il presidente potrebbe perdere i suoi sostegni esterni: l’Fmi ha criticato fortemente la gestione dell’economia, in particolare il ruolo troppo forte dell’esercito, mentre i Paesi del golfo Persico non sono più così pronti a fornire assegni in bianco» al regime di al Sisi.

Tra le maggiori cause della gravissima crisi, il crollo del turismo provocato dall’epidemia di coronavirus, e poi la guerra in Ucraina che ha quasi azzerato le forniture di grano. Ma non sono secondari anche i progetti faraonici intrapresi dal governo egiziano, che ha posto eccessiva fiducia su aspettative di recupero che non si sono realizzate se non in minima parte. Il Paese è poi rimasto intrappolato in un vortice di prestiti sempre meno sostenibile. Il debito egiziano, secondo l’Fmi, sarebbe quest’anno pari all’85,6% dell’economia del Paese. L’Egitto, come la Libia, la Tunisia e l’Algeria sono Paesi in diversi modi economicamente fragili e controllati da regimi o governi influenzati dai militari, ma sono allo stesso tempo Paesi ricchi di risorse energetiche, e quindi oggetto di brame e interessi internazionali. Il sogno di Giorgia Meloni di un nuovo “Piano Mattei” italiano da realizzare in partnership con questi Paesi ha delle prospettive? Se ci sono, realizzarle non sarà una passeggiata. Ma negli anni 50 nessuno scommise sui progetti di Enrico Mattei, eppure…

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons