Un occhio alla finestra

Discutere va bene, ma fino a quando?
Donna alla finestra (Salvator Dalì)

C’era grande trambusto in cielo. Era stato fatto quasi tutto: il mare era stato confinato entro le spiagge e le scogliere, per cui non poteva più fare quello che voleva occupando tutto lo spazio; la luce illuminava la terra; c’erano piante, fichi, broccoli, ginestre e ogni ben di… Dio; c’erano animali, bertucce, quaglie, zanzare, ricci di mare, elefanti. Mancavano l’uomo e la donna. E questo era il problema.

Dio chiese un parere ai suoi angeli. Si deve fare sì o no? Gli angeli cominciarono a creare comitati e a fare riunioni – con tanto di accurate agende – per esporre e valutare i loro punti di vista. Ben presto si divisero in due gruppi, quelli favorevoli alla creazione dell’uomo, e quelli no-man, no-uomo, cioè contrari. Ognuno dei due gruppi portava avanti valide ragioni. Pilotavano il primo gruppo l’angelo della misericordia e quello dell’equità. «L’uomo si deve creare perché compirà opere di misericordia e opere di equità», era il loro slogan. «L’uomo non si deve creare perché porterà sulla terra la menzogna e la divisione», dicevano l’angelo della verità e quello della pienezza, decisamente no-man, che guidavano il fronte opposto. Le discussioni si fecero accese e interminabili. Veniva sviscerato, analizzato ogni aspetto del problema.

Poi un angelo entrò trafelato in una delle stanze dove si tenevano le riunioni e disse, puntando il dito alla finestra: «Guardate là fuori, che cosa è successo? Mentre noi stavamo discutendo, il Santo – che Egli sia benedetto – ha creato l’uomo. Che cosa discutiamo ancora? Ormai l’uomo è fatto». Di fuori infatti c’era l’uomo appena creato e Dio che lo guardava soddisfatto con le mani ancora sporche di argilla rossa.

Questa storiella è tratta, assai liberamente, dal testo ebraico Bereshit Rabbah (VIII, 5), scritto tra il 300 e il 500 d.C., che contiene commenti e omelie rabbiniche sulla Genesi. Attuale, questo racconto? Quanto mai. Oggi si è presi da una sana frenesia, quella di coinvolgere tutti in qualunque tipo di discussione. Sana, questa frenesia. Perché più si dà modo al maggior numero possibile di persone di esprimersi – sia che siano competenti o no sulla materia –, più si può tener conto delle varie aspettative, esigenze e desideri. Per arrivare così a decisioni che, si vuole sperare, coinvolgano tanti e siano creative, lungimiranti e ragionevoli.

C’è un ma. Come in tutte le cose che accadono sotto il cielo. Il ma è il rischio di farsi prendere così tanto dalla dinamica del dialogo fra le parti, da non guardare più fuori dalla finestra. Magari là c’è qualcuno, forse Dio stesso, che sta già facendo. Morale della storiella: è cosa buona e giusta parlare e discutere, ma tenendo sempre un occhio alla finestra!

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