Un mandato di arresto per Putin

La Corte Penale Internazionale ha individuato a carico del presidente russo la responsabilità per la deportazione di migliaia di bambini ucraini. Accusata con lui anche la commissaria per i diritti dei bambini presso l'ufficio presidenziale
Putin
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin (Alexey Maishev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, sarebbe responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di bambini e loro trasferimento altrettanto illegale dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia. Tali crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino almeno a partire dal 24 febbraio 2022.

Ecco che la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto internazionale per il presidente russo: vi sono infatti fondati motivi per ritenere che Putin abbia una responsabilità penale individuale per tali crimini, per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri o per interposta persona. Inoltre Putin sarebbe stato incapace di esercitare un adeguato controllo sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti, o hanno permesso loro di commissione, e che erano sotto la sua effettiva autorità e controllo, per superiore responsabilità.

Putin non è il solo ad essere stato incriminato. Infatti un mandato di arresto internazionale è stato emesso anche per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissario per i Diritti dei bambini presso l’Ufficio del presidente della Federazione Russa: anche lei sarebbe responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di bambini e del loro trasferimento illegale dalle zone occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa. Anche nel suo caso, vi sono fondati motivi per ritenere che Lvova-Belova abbia la responsabilità penale individuale per i predetti reati, per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri o tramite altri.

Il presidente della Corte penale internazionale, Piotr Hofmański, ha osservato che «il contenuto dei mandati è segreto per proteggere le vittime»; tuttavia «i giudici hanno deciso di rendere pubblica l’esistenza dei mandati, nell’interesse della giustizia e per prevenire futuri reati».

Il procuratore della Corte penale internazionale, Karim A. A. Khan, ha affermato che «i responsabili di presunti crimini devono essere ritenuti responsabili e che i bambini devono essere restituiti alle loro famiglie e comunità». Egli ha aggiunto che non si può «permettere che i bambini vengano trattati come se fossero il bottino di guerra».

Del resto, gli accadimenti identificati dal suo ufficio includono «la deportazione di centinaia di bambini prelevati da orfanotrofi e case di cura per bambini», poi dati in adozione in Russia. Infatti, attraverso i decreti presidenziali emanati dal presidente Putin, la legge è stata modificata in Russia per accelerare il conferimento della cittadinanza russa, facilitando l’adozione da parte delle famiglie russe.

Tuttavia, consapevole che le condotte contestate nella fattispecie sarebbero in corso, e che la conoscenza pubblica dei mandati può contribuire a prevenire l’ulteriore commissione di reati, la Corte penale internazionale ha ritenuto che fosse «nell’interesse della giustizia […] rendere pubblica l’esistenza dei mandati, il nome degli indagati, i reati per i quali i mandati sono stati emessi e le modalità di responsabilità stabilite dalla Corte».

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha etichettato le azioni della Corte penale internazionale come «oltraggiose e inaccettabili», osservando che «la Russia, come un certo numero di Stati, non riconosce la giurisdizione di questo tribunale e, di conseguenza, eventuali decisioni di questo tipo sono nulle per la Federazione Russa dal punto di vista della legge.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ringraziato la Corte penale internazionale per la sua decisione «storica», affermando che le indagini dell’Ucraina suggeriscono anche che il Cremlino abbia avuto un coinvolgimento diretto nella deportazione forzata di bambini in Russia. Egli ha rivelato che «nei procedimenti penali indagati dalle nostre forze dell’ordine sono già state registrate più di 16.000 deportazioni forzate di bambini ucraini da parte dell’occupante», rilevando che «una simile operazione criminale sarebbe stata impossibile senza l’ordine del più alto leader dello Stato terrorista».

Corte penale internazionale
L’esterno della Corte penale internazionale a L’Aia, Paesi Bassi. (AP Photo/Peter Dejong, File) Associated Press/LaPresse

La Corte penale internazionale, un organo giudiziario indipendente e permanente con sede a L’Aja, è stato istituito con lo Statuto di Roma nel 1998, ma né la Russia né l’Ucraina ne sono parte. C’è da dire che neppure gli Stati Uniti d’America, che si sono affrettati a plaudire l’emissione dei mandati di arresto internazionali da parte della Corte penale internazionale, ne fanno parte. La sua competenza si estende a tutti i più gravi reati internazionali commessi dopo il 1° luglio 2002, data di entrata in vigore dello Statuto di Roma.

La giurisdizione del tribunale è limitata ai crimini di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e il crimine di aggressione. Durante i primi 20 anni di attività la Corte penale internazionale ha processato e risolto casi significativi per la giustizia internazionale, facendo luce sui crimini commessi dall’uso di bambini soldato, la distruzione del patrimonio culturale, la violenza sessuale o gli attacchi a civili innocenti.

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