Un frammento di Paradiso in Terra

Per un padre o una madre è sempre difficile attendere e restare nell’ombra, per rispettare il cammino dei propri figli adulti. Verrebbe spontaneo condividere comunque le scoperte fatte, le basi su cui continuare a costruire il futuro e con le quali superare i momenti bui.
Paradiso
Foto Pexels

Si narra qui di chi ha una fede religiosa, ma è così trasversale l’esperienza… perché lo Spirito soffia proprio dove vuole. Infatti, l’imperativo, colmo di benevolenza, che ha accompagnato Karin è stato questo: esserci per il figlio, ma restando fra le quinte dello spettacolo della vita, mantenendo buoni rapporti nel rispetto delle reciproche scelte.

Donna dalla fede tenace, che l’aveva aiutata a restare in piedi sempre, mamma Karin aveva da anni scelto di rispettare distanze e silenzi, per voler bene nel modo più vero a quel figlio, che aveva fatto scelte differenti e pur dignitose. Da lontano aveva seguito i suoi passi e lo aveva portato in cuore sempre, con la presenza di una madre tanto tenera, quanto disponibile e determinata. Parlare con lei è accedere a una ventata di speranza: lassù Qualcuno sapeva e avrebbe provveduto. Come sempre.

Poi era arrivata una grave malattia a seminare sconcerto e trepidazione nel cuore di tutti, del figlio malato, della moglie, della madre e degli amici che si erano fatti veicolo di sostegno. Il giovane non poteva accettare una malattia che oltretutto lo riportava ai lunghi anni difficili, in cui aveva visto il padre sofferente lottare inutilmente contro la morte.

Karin era stata presente sempre, pronta ad esserci quando lui e la moglie avessero voluto, pronta a fare quel che era necessario, nel momento in cui fosse stata richiesta la sua presenza. Aveva gestito l’ansia e accolto la sofferenza di veder quel figlio lottare contro l’impossibile e al quale avrebbe voluto comunicare il conforto di Dio. Aveva scelto però di non imporre la sua visione e l’abbandono a quel Dio, a cui comunque ogni istante rivolgeva il pensiero per lui e per loro e a cui chiedeva la guarigione e la pace nel vivere la prova. A Dio nulla è impossibile, ne era certa, e dunque aveva certamente il suo disegno d’amore per accompagnarlo.

Dopo due anni anche quel figlio, come sotto il Golgota, se ne era andato portandosi tutti i dolori del mondo. Quando aveva assistito agli ultimi momenti di quella vita donata e ferita, aveva percepito nettamente quanto la sua richiesta fosse stata accolta: la pace con cui se ne era andato, doveva essere la risposta alla pena e alla speranza di quella madre sotto la croce.

Poi era stato un turbine di eventi che neppure Karin poteva prevedere: il saluto in chiesa, perché troppe le persone presenti per essere ospitate altrove, la consolazione e la gratitudine della moglie per quelle persone affezionate, il saluto sincero e profondo del sacerdote, la vicinanza di chi condivide con Karin il cammino di fede, le preghiere di amici da ogni dove e di ogni confessione religiosa. «Abbiamo pregato per lui e per voi, Karin, con le preghiere della nostra fede».

La pace sembrava proprio accompagnare un momento duro e solenne: tutti, in chiesa e nella piazza antistante gremita, avevano sperimentato una comunione che aveva il sapore di Altro. Forse un pezzetto di Paradiso.

«Come va, Karin?».

«Va bene e sono serena, il Signore mi sostiene e mi dà tanta forza».

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