Un dono che rende liberi

«Se a un neonato viene imposta la religione della sua famiglia o del suo Stato, non viene lesa la sua libertà di pensiero e di coscienza? Non è forse un abuso di potere?». Giulia C.
Battistero

«Se a un neonato viene imposta la religione della sua famiglia o del suo Stato, non viene lesa la sua libertà di pensiero e di coscienza? Non è forse un abuso di potere?».

Giulia C.

 

La prima “imposizione” che si fa a un neonato è la vita stessa. Eppure pochi si sognano di dire che la vita è un’imposizione, anzi si ringraziano i genitori per il dono ricevuto. Una mamma e un papà non darebbero la vita, se non la sentissero una cosa bella per sé stessi!

 

In genere le cose belle si regalano. A una persona in via di sviluppo si danno le cose che si ritengono importanti: diversamente, tutta l’educazione, tutta la scuola sarebbero un’imposizione!

Nella specie umana, il cosiddetto svezzamento non si chiude con l’aspetto fisiologico, ma si completa nel momento in cui l’altro è capace di vivere autonomamente da me: allora posso dire di averlo veramente generato, perché l’ho portato a essere uomo, persona capace di scelte responsabili e vitali. Responsabile (da responsum) significa appunto «capace di risposte adeguate all’esistenza propria e degli altri».

 

Anche la religione rientra in tutto questo discorso: se per primo sperimento che la fede dà un senso alla mia vita, perché non donarla anche a mio figlio? In quest’ottica il Vangelo ha delle parole illuminanti: «Chi segue me, ha la luce della vita»; «Chi ascolta le mie parole, conoscerà la verità e la verità vi farà liberi». La scelta cristiana è anzitutto l’incontro con una persona che entra in relazione libera con me.

 

Certamente sarà poi il figlio a compiere una scelta matura, cioè non dipendente. E come potrà, al limite, rifiutare la vita stessa, potrà arrivare a dire che il senso della propria esistenza lo trova in un cammino religioso diverso. Ma il mio compito educativo sta proprio nel saper donare ciò che anzitutto per me è importante … e donare non è mai imporre.

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