Un “diritto diseguale” per i rifiugiati

La recente legge Minniti-Orlando ha introdotto nuove procedure per accelerare la richiesta di asilo nel nostro Paese.
AP Photo/Alessandro Fucarini
La recente legge Minniti-Orlando ha introdotto nuove procedure per accelerare la richiesta di asilo nel nostro Paese. Forti critiche al testo erano giunte sin dalla sua presentazione dalle opposizioni e dalle associazioni umanitarie che si occupano di migranti. Diversi i punti oggetto di polemiche: la sostituzione dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) con i Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr); la creazione di giudici speciali dedicati interamente alle richieste di asilo e ai rimpatri; l’abolizione del secondo grado d’appello per il soggetto chi si è visto rifiutare la richiesta di asilo in primo grado; la previsione di un rito camerale senza udienza, nel quale il giudice si limiterà a prendere visione della videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale. A seguito delle critiche mosse al decreto in fase di discussione al Senato, il governo ha presentato un maxi-emendamento nel tentativo di abbassare i toni polemici attorno al provvedimento: il numero delle nuove sezioni speciali per l’immigrazione è stato aumentato dalle iniziali 14 a 26; l’attribuzione del diritto di asilo non sarà più stabilita da un giudice monocratico, ma sarà un collegio di giudici a prendere la decisione finale; al richiedente viene ora data la possibilità di chiedere al giudice di essere ascoltato in prima persona; saranno accolti senza alcuna distinzione tutti i minori che arrivano sul territorio italiano, senza genitori o familiari di riferimento. Ma nonostante le modifiche apportate, sono da condividere le ragioni di chi esprime la propria contrarietà al provvedimento che, di fatto, non affronta i problemi veri dell’immigrazione, quali l’inclusione nella società dei richiedenti asilo e la promozione di strumenti legali per l’accesso al nostro Paese. Come hanno affermato i senatori del Pd Luigi Manconi e Walter Tocci, il provvedimento «configura per gli stranieri una “giustizia minore” e un “diritto diseguale”». Parere pienamente condivisibile.  

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